L’analisi. Preso Verdi (già corteggiato a gennaio), la società è ancora immobile sul mercato: serve chiarezza
Che nessuna squadra in tempo di mercato si senta perfetta o appaia tale per i suoi tifosi è fatto normale. Neanche la Juve che pure viene da 7 scudetti consecutivi sta con le mani in mano a guardare gli eventi. Ed è anche comprensibile che il mercato, complici i mondiali di Russia subisca un rallentamento per molti club. La voglia, ma soprattutto l’idea di voler migliorare quanto fatto nella scorsa stagione, ha comunque spinto diversi club a dar vita da subito a strategie di mercato raggiungendo i primi obiettivi prefissati. Così la Juve ha già ufficializzato il dopo Buffon con l’ingaggio di Mattia Perin, senza trascurare obiettivi di rilievo come Morata, Emre Càn e puntare poi su giovani di valore come Cancelo o Golovin per migliorare la rosa anche in chiave futura.
L’Inter nonostante qualche problemino con il fair play finanziario ha chiuso con giocatori del calibro di De Vrij e Asamoah, per non parlare di Lautaro Martinez per rinforzare con un tandem tutto argentino la prima linea; in dirittura o comunque nel mirino di Ausilio ci sono ancora Nainggolan e Politano. Non è certo poca roba, ma soprattutto ci sono fatti e non solo parole. Così come i fatti li ha fatti anche la Roma che s’è assicurata le prestazioni di due giovanissimi già nel mirino dei top club europei, come Kluivert e Coric ai quali devono aggiungersi gli acquisti del difensore portoghese Marcano e della ri-rivelazione Cristante. Tutto questo in attesa di Berardi, pupillo di Di Francesco a Sassuolo, e di qualche altro colpo che Monchi sta abilmente preparando mentre è intento a qualche cessione per fare cassa ed investire. Milan e Lazio, nonostante i rossoneri siano in attesa di giudizio ed i biancocelesti che Lotito dia il via a Tare per il solito grande mercato delle idee da parte del diesse albanese, progettano rimpasti di qualità e sostanziosi a fronte di qualche cessione milionaria ma necessaria.
Onestamente, venendo alle cose di casa nostra, pur sapendo che siamo appena agli inizi delle schermaglie di mercato, preoccupa il grave ritardo con cui il Napoli sta operando sia in chiave di uscita che, soprattutto visto il cambio tecnico, in chiave di entrata, visto che l’acquisto di Verdi deve necessariamente essere considerato un acquisto di gennaio, posto che per tale ce lo stanno facendo passare. Ed allora? È impossibile, non posso e non voglio credere che una società tra le prime venti in Europa, sapendo da un anno che non avrebbe confermato il proprio portiere, non abbia ancora scelto il suo prossimo numero uno. A meno che Sepe, fresco di rinnovo e visto da Ancelotti giocare il luglio scorso nella gara amichevole contro il Bayern, non abbia improvvisamente scalato gerarchie e 5/6 colleghi in ottica azzurra.
Ci piacerebbe un minimo di chiarezza da parte del club, visto che Ancelotti è in ecumenico silenzio “n’cantatore”… Ha accettato in toto il “progetto” De Laurentiis oppure il presidente ha già accontentato il suo neo e pluridecorato allenatore menando il can per l’aia con i giornalisti, prendendoli amabilmente per i fondelli? C’è un dato però, a mio sommesso avviso, che non mi convince molto sulla reale volontà del club di attuare una strategia di ulteriore internazionalizzazione: perché quando si accostano alla società nomi di giocatori importanti e di notevole esperienza e caratura internazionale il club smentisce seccamente riferendo che “i giocatori in questione sono fuori parametro per il budget che il club può consentirsi”.
Enrico Montesano avrebbe ironizzato “E che vor’ di’?”. La risposta è semplice: O il Napoli una reale progettualità non ce l’ha e naviga a vista nelle torbide acque di un mercato che ancora deve decollare, oppure la società addirittura ancora non sa quali sono i giocatori che abbandoneranno la maglia per volontà loro o per scelte tecniche. In realtà temo che il modo in cui si è arrivati all’addio a Sarri – ne riparlerò tra un po’ quando avrò altre conferme sul metodo usato – possano portare molti azzurri, fedelissimi del tecnico toscano, lontano da Napoli. Sarebbe un’implosione che neanche l’arrivo di Ancelotti potrebbe arrestare e le colpe, nonostante la “genialata”del presidente, verrebbero fuori in modo netto. Come dice un proverbio antico: “Mariuliggio e puttanesimo s’arape ‘a terra e ‘o ddice”. Il silenzio nelle gare decisive del torneo; la faccia “tirata” di Hamsik e la poca gioia quando è sceso in campo, la non esultanza dopo il gol contro il Torino; l’apparizione negli spogliatoi dopo l’ultima di campionato contro il Crotone fingendo di festeggiare lanciando spumante a vuoto, mentre Sarri dava l’addio in tivvù ed i giocatori lo evitavano accuratamente. Signori, queste sono constatazioni su fatti certi, non quisquilie e pinzillacchere. Andreotti diceva che a pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca. Credo che Andreotti, che ne sapeva non una ma cento più del diavolo, avesse pienamente ragione. Quello che mi sembra strano, comunque, è che un uomo di spessore ed un tecnico di valore come Ancelotti possa diventare “vittima” predestinata di ADL, considerato che Carletto ha resistito più stagioni ad un presidente come Berlusconi. Forse Ancelotti si fida molto di sé, magari pensando di costruirsi in casa la soluzione se mancherà qualche tassello (ricordate l’intuizione di Pirlo regista? ndr), oppure ricorrendo a quei giovani di indubbio valore, Rog, Diawara, poco utilizzati da Sarri. Resta il fatto che il Napoli, al momento, è tutto da scoprire. A me, personalmente, sembra un film già visto e con il finale già scritto. Magari tra dodici mesi… E magari potessi sbagliarmi!