Gioite amori, amorini e Cupidi. Abbiamo un santo in più che ci protegge e si espone all’umano sacrificio di sofferenze e critiche feroci come novello Salvatore. E’ lui, San Aurelio da Roma, cittadino del mondo ora innamorato perso di Partenope e dei suoi abitanti, incurante di frecce e cuppetielli scagliategli contro perché dedito a fare solo del bene per il suo Napoli e i dipendenti, gli allenatori e i tifosi su tutti. L’amore è una cosa meravigliosa, diceva la canzone, e la Sirena Partenope dopo tanti anni lo ha ammaliato a tal punto da decidere di viverci tre giorni a settimana dalla prossima stagione.
Il calcio è solo la scusa per vivere Partenope a tempo pieno come ha detto al suo allenatore e San Aurelio pensa sempre e solo al bene dei suoi protetti. Ieri l’ennesima conferma: ci ama e non vuole tradirci, neanche per un pallone: “Se dico ai tifosi che devo vincere lo scudetto a tutti i costi, significa che poi se non vinco faccio una figuraccia. Però qui si punta sempre al massimo e non devo illudere la gente e soprattutto non voglio creare pressioni su allenatori e giocatori”. Si sa, a Napoli la vita è una corrida quotidiana, ma lui stempera sempre i toni, è pacato, calma le acque agitate e ci cammina sopra novello Cristo per il bene del popolo azzurro. Che fa male a criticarlo…
Napoli e il Napoli, si cambia, si deve svoltare. L’anno vecchio è finito ormai, cantava Dalla, e qualcosa ancora qui non va. Ma Lui sa già come cambiare e trasformare in gioia i rimpianti e le critiche per la stagione appena finita. San Aurelio non ha rimpianti e tutti quanti, tifosi e non, stanno già aspettando con ansia il suo operato. Sarà un Napoli con un monte ingaggi ridotto, giovani a go go ma sempre forte e ogni campione che c’è, se vorrà, potrà fare ancora sentire la sua voce forte, a patto che voglia rimanere. E sarà finalmente il Napoli dell’allenatore: “Su Ospina e Fabian siamo alle solite, nessuno vuol mandare via nessuno, ma nessuno vuole fare follie per i giocatori. Ospina ha un contratto scaduto, l’ho incontro ed ho parlato chiaro, ho provato a richiamarlo in settimana e non ha risposto. Forse è in Nazionale. Su Fabian ho già incontrato lui e i suoi giocatori. Ho fatto loro una proposta ed ho parlato chiaro. Mi faranno sapere entro 15 giorni”.
O’ parla’ chiaro è degli amici, Aurelio è sicuramente un amico votato cristianamente al martirio anche su Mertens e Koulibaly. Soffre, ma filosoficamente si arrende al loro “libero arbitrio”; si può scegliere la strada del male e dei beni materiali piuttosto che perseguire il bene dell’amore e della fratellanza partenopea. Decidano loro: “Io li rispetto perché sono giocatori di grande standing e professionalità. Voglio loro bene ma dipende solo da loro vedere se la vile moneta li appaga da sola oppure se essere a Napoli e vivere in una condizione filosoficamente diversa in un contesto che non c’è altrove, lo considerano un privilegio… Altrimenti il problema non mi riguarda più”. Meraviglioso, il bene di un presidente, di un benefattore che ama tutti come fossero suoi figli. E li aspetta, fiducioso, come il padre attese il ritorno del figliol prodigo, per vivere in questa oasi di pace e serenità – in una condizione filosoficamente diversa – che è improvvisamente diventata Napoli e il Napoli. E lui, tra carezze e promesse di un Napoli sempre più forte, tra rinnovi di contratto dimezzati e rinforzi da inventare ha già aperto le porte al paradiso che sarà il futuro azzurro. Luciano Spalletti, seduto al suo fianco, sguardo basso e matita tra le mani girata e rigirata lentamente e nervosamente, taceva mentre un ghigno sottile si rivelava tra le labbra come a dire: Gli credete?
Ma come si fa a non credere ad un Santo che 18 anni fa ci tolse dalla m…. e che ora ci gravita su leggero e innamorato, donandoci tutto se stesso a piene mani, incurante di measmi e fetori che ancora ci appestano. Però “filosoficamente diversi”.