Home Cronaca Ma in tre mesi che avrebbe potuto fare?

Ma in tre mesi che avrebbe potuto fare?

Le critiche a de Magistris che è già impegnato per la campagna elettorale in Calabria

La reazione è stata immediata ed unanime, almeno a livello dei media della Campania: Napoli si sgretola, avviluppata da infiniti problemi resi ancor più acuti dall’epidemia, e lui se ne va in Calabria ad inaugurare la personale campagna elettorale finalizzata al tentativo di vincere le elezioni che si terranno in aprile e che dovranno appunto individuare il successore della defunta Jole Santelli come governatore di quella regione.

Diciamolo con franchezza: che il sindaco abbandoni, nei fatti, con due o tre mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato, non è un gran danno. Anche se rende tutto più complesso affidandosi ad un vicesindaco nuovo di zecca, cambiato chissà perché proprio in queste ore. Nessuno potrebbe ipotizzare che in un lasso di tempo così breve avrebbe potuto realizzare per la città quello che non è stato in grado di fare in dieci anni. Resta però l’amarezza nel rimarcare un comportamento non proprio ortodosso, che giunge al termine di due consiliature non proprio strepitose, che hanno finito con l’aggravare la condizione già disastrata di Napoli. Ora, per uscire dall’isolamento politico in cui s’è cacciato, punta all’obiettivo grosso, al salto di qualità amministrativo, da sindaco, seppur di una grande città (la sua), a governatore di una regione, che per quanto piccola ha sicuramente urgente bisogno di una guida sicura e persino audace, per emergere dalle secche dell’arretratezza in cui è piombata. Sceglie la Calabria dove per anni ha svolto le funzioni di pubblico ministero, tra alti e bassi, tra luci ed ombre. Molte delle sue inchieste hanno lasciato una lunga scia di polemiche e di perplessità, come hanno raccontato le cronache, addirittura nazionali, di quegli anni. Lì ha indagato a raffica su tutto e su tutti e certamente la ‘ndrangheta non ne conserva un buon ricordo.

In Calabria DeMa ha radici consistenti, perché negli anni di magistratura ha conosciuto e sposato un’avvocatessa catanzarese e in Calabria, a Montepaone Lido, trascorre le vacanze. Basteranno questi agganci per supportarlo efficacemente nella sfida e soprattutto pe far dimenticare agli elettori l’opaca esperienza napoletana di amministratore pubblico? Lo vedremo.
Intanto lascia Napoli in condizioni pietose, occorrerebbero fiumi di inchiostro per riportare alla memoria i suoi proclami iniziali abbacinanti, a quali oggi fanno da contraltare tutti i fallimenti che tratteggiano il suo lungo e improduttivo percorso. La realtà è sotto gli occhi di tutti e i napoletani lo verificano, con grande rammarico, ogni giorno. Non è questa la sede per sfilare il rosario. Di fronte ad un cursus honorum politico così poco esaltante è bene che i calabresi riflettano prima di affidarsi alle sue cure. E di fronte a questo biglietto di presentazione così poco lusinghiero occorre però pur dire, per onestà intellettuale, che gli elettori di quella regione su una cosa potrebbero fidarsi ad occhi chiusi: sull’onestà e sulla rettitudine dell’uomo. Una virtù che da sola non basta.
Abbiamo avuto in questi giorni interlocuzioni con politici calabresi. Dice un sindaco Pd di un comune del Catanzarese: “Non avrà i numeri per vincere”. La logica fa supporre che abbia assolutamente ragione, che la previsione sia fondata. Ma dicevano così anche i rappresentanti del Pd napoletano, quando de Magistris si presentò per la prima volta a Napoli, con la bandana e predicando mirabolanti rivoluzioni.