Un italiano su tre: a tanti nel corso della vita verrà diagnosticato un carcinoma basocellulare della cute, il tumore della pelle più frequente con 64 mila nuovi casi ogni anno. Ed è più che raddoppiata in 20 anni l’incidenza del carcinoma cutaneo a cellule squamose, che con 19 mila casi l’anno è il secondo tumore della pelle più comune. Sono i due tumori della pelle più comuni, ma in pochi li conoscono e così, anche se in entrambi i casi il 95-99% dei pazienti guarisce con l’intervento chirurgico, tuttora non mancano casi più complessi dovuti spesso proprio a diagnosi tardive. Così per 1500 italiani all’anno il bisturi non è una strada percorribile perché i tumori sono in zone come palpebre, naso, orecchie dove l’intervento sarebbe troppo demolitivo o deturpante, oppure perché il carcinoma è in stadio già avanzato o metastatico. La prevenzione, che passa da un’esposizione limitata al sole e dall’uso costante di filtri solari con fattore di protezione da 30 in su da riapplicare ogni 2 ore, resta perciò fondamentale: proprio per spiegare a pazienti e cittadini come proteggersi Fondazione AIOM ha pubblicato, con il contributo educazionale di Sanofi, due Quaderni Informativi sul carcinoma cutaneo a cellule squamose e sul carcinoma cutaneo basocellulare, che spiegano in maniera semplice e completa i fattori di rischio, come si esegue la diagnosi e quali sono i trattamenti a disposizione. Le ultime novità terapeutiche portano infatti concrete speranze di una completa guarigione anche per i casi più difficili: è stata approvata da AIFA nelle scorse settimane la rimborsabilità per cemiplimab, un’immunoterapia specifica facile da seguire e ben tollerata che per la prima volta consente la regressione o, in alcuni casi, la guarigione del carcinoma cutaneo a cellule squamose anche nei casi più complessi, localmente avanzati o metastatici, che non è possibile trattare con la chirurgia.
Da poco è inoltre disponibile una terapia somministrabile per via orale e ben tollerata anche per i carcinomi basocellulari localmente avanzati. I due Quaderni saranno disponibili da domani sul sito www.fondazioneaiom.it, dove si potrà rivedere anche la loro presentazione di oggi nell’area dedicata a Fondazione AIOM TV.“Il carcinoma cutaneo a cellule squamose è il secondo tumore della pelle più frequente dopo il carcinoma basocellulare: l’incidenza è in aumento e negli ultimi vent’anni è più che raddoppiata – afferma Stefania Gori, Presidente di Fondazione AIOM e Direttore del Dipartimento Oncologico IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, Negrar di Valpolicella – Colpisce soprattutto in età avanzata perché è un tumore che si sviluppa con l’esposizione cronica ai raggi del sole: l’età media dei pazienti è 70 anni ed è più a rischio chi lavora all’aperto e chi ha un fototipo chiaro, con capelli biondi e occhi azzurri. Il Quaderno Informativo nasce per far conoscere ai cittadini questo tumore e come proteggersi, ma anche per sottolineare come oggi sia molto più curabile rispetto al passato anche nelle forme avanzate e metastatiche, peraltro rare”.
Il carcinoma cutaneo a cellule squamose, si trova nella maggior parte dei casi su aree costantemente esposte al sole, soprattutto il volto e gli avambracci. Si manifesta con lesioni rosa/rossastre nodulari o con ulcerazioni anomale, può essere risolto con l’asportazione chirurgica nel 95% dei casi; nel 5% dei pazienti però viene riconosciuto quando è ormai in stadio avanzato oppure è inoperabile perché l’intervento sarebbe deturpante o provocherebbe danni funzionali, per esempio se si trova su una palpebra. “L’impatto del carcinoma localmente avanzato o metastatico è visivamente molto elevato, sia a livello psicologico perché i pazienti si isolano per il loro aspetto, sia a livello clinico perché si tratta di un tumore molto aggressivo, nel quale il controllo di malattia non superava di solito pochi mesi (circa 4) – interviene Paola Queirolo, direttore della Struttura di Oncologia Medica del Melanoma, Sarcoma e Tumori Rari all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e Coordinatore Nazionale Linee Guida AIOM Tumori Cutanei Non-Melanoma –. Finora non avevamo armi contro i tumori non operabili, l’immunoterapia specifica con cemiplimab offre invece speranze concrete anche a questi pazienti: il carcinoma cutaneo a cellule squamose risponde infatti molto bene a questo anticorpo anti-PD-1, che ‘sblocca’ la risposta immunitaria del paziente. Si tratta infatti di un tumore che si sviluppa a causa di numerose mutazioni che portano alla comparsa di altrettanti neoantigeni tumorali: rimuovendo il freno al sistema immunitario, la risposta contro il tumore è rapida ed efficace. I dati mostrano che la mediana di ottenimento di una risposta per una regressione del tumore è due mesi, mentre la mediana di una risposta completa per circa il 20% dei pazienti è un anno. Inoltre, la risposta al trattamento, che prevede infusioni endovenose ogni 3 settimane per 2 anni, migliora e aumenta nel tempo. Complessivamente questa terapia fornisce il 75% di controllo clinico del tumore, composto da risposte e stabilizzazioni.La terapia, che si effettua in ambulatorio e non richiede particolari accorgimenti prescrittivi perché prevede una dose fissa, è molto ben tollerata anche nei pazienti più anziani e fragili e in Italia è già stata impiegata con successo su 350 pazienti. “Nella maggior parte dei casi si vede una regressione tumorale dopo le prime 2, 3 somministrazioni e in futuro l’immunoterapia con cemiplimab potrebbe essere impiegata anche per ridurre l’estensione delle masse e renderle operabili; a oggi è approvata per il carcinoma a cellule squamose localmente avanzato o metastatico, pazienti per i quali è la prima scelta terapeutica – osserva Francesco Spagnolo dell’Unità di Oncologia Medica 2, IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, Segretario Linee Guida AIOM Tumori Cutanei Non-Melanoma–. Analoghe, positive novità si sono avute di recente anche per i casi più complessi di carcinoma basocellulare, il tumore cutaneo più frequente ma per fortuna guaribile con l’intervento nel 95% dei pazienti: nelle situazioni più difficili in cui il tumore è localmente esteso oppure inoperabile si può intervenire con farmaci a bersaglio molecolare, vismodegib o sonidegib, che possono essere somministrati per via orale e sono ben tollerati, se gestiti da un team multidisciplinare esperto, anche dai pazienti più anziani e compromessi”.