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La Circumvesuviana dei sogni

Finalmente un servizio in grado di soddisfare le esigenze dell’utenza?

Capita spesso di sorridere amaramente quando, dai social, scorre la divertente pagina dedicata alla mitologica circumvesuviana di Napoli (“Circumvesuviana. Guida alle soppressioni e ai misteri irrisolti”) la quale, a proposito della psicosi del Coronavirus, chiosa ironicamente: “Tranquillizziamo i signori viaggiatori che stanno al sicuro in quanto i tempi di attesa dei treni superano di gran lunga quelli di incubazione del virus”.

Ebbene, non è mai facile parlare della controversa gestione della Circumvesuviana anche all’indomani degli scioperi indetti, raramente per motivazioni economiche ma per mere ragioni di sicurezza. Rimostranze che appaiono legittime e sacrosante anche in virtù delle norme di sicurezza sul lavoro che spesso vengono eluse per il profitto a svantaggio del lavoratore, così come “chiede l’Europa”. Sarebbe auspicabile che la nostra vecchia Circumvesuviana potesse risolvere ataviche problematiche e che finalmente, nonostante indubbi miglioramenti profusi, potesse regalare ai napoletani della città metropolitana un servizio degno di una metropoli soprattutto oggi che la soppressione nei giorni feriali di alcune corse e l’assoluta assenza di corse nelle domeniche, per regimi e stili di vita cambiati, per il Covid 19, per colpa delle centinaia di ordinanze del governatore campano e l’ingresso frequente della nostra Regione nella zona rossa, hanno creato enormi disagi ai viaggiatori.
Una rete ferroviaria elettrificata nel 1890 a scartamento ridotto per consentire un tragitto “intelligente” in un percorso tortuoso a servizio della zona orientale e meridionale dell’area metropolitana, lunga circa 142 km ed estesa in 203, distribuita su 6 linee e 97 stazioni, una copertura di circa 2 milioni di viaggiatori, 70 mila al giorno e 26 milioni annui, gestita dall’EAV, l’Ente Autonomo Volturno, con un parco treni rinnovato grazie anche all’indubbia volontà del Governatore della Regione Campania che, senza l’ausilio del Governo, ha rispolverato fondi dormienti. Una grande vittoria della Regione che, ricordiamo, subentrò nella gestione grazie ad un D.D.L. del 1985 perfezionato nel 1997 a seguito del quale vennero trasferiti alla Regione compiti e funzioni in materia di servizi pubblici. Le scommesse da vincere sono tante, in primis la cattiva nomea che l’accompagna in virtù di criticità ancora lontane dall’essere risolte, tante che, secondo Legambiente, con il rapporto Pendolaria 2019, è stata definita la linea peggiore d’Italia: corse soppresse che nella maggiore criticità raggiungono il 3% sulle 143mila annue; ritardi anche di 40-50 minuti e avarie e guasti in media uno ogni tre giorni. Problematiche che hanno avuto diverse conseguenze, al punto che è stato stimato che dal 2011 al 2019 il numero di pendolari sia sceso di circa 150mila unità rispetto al circa mezzo milione che usufruiva del trasporto pubblico, con la conseguenza, non felice, di ritrovarci con 8.000 auto in più in circolazione e 18 treni in meno rispetto ai 66 che garantirebbero un servizio migliore per Napoli e provincia. Vantaggi che si unirebbero alla diminuzione dei fenomeni criminosi, registrati positivamente sulla Circumvesuviana, meno danni alle persone, alle cose, percentuali ridotte di furti e borseggi, buone notizie che renderebbero piacevole percorrere un tratto delle nostra Terra in treno soprattutto ora che può esserci davvero una svolta in quanto la Banca europea degli investimenti (Bei) ha finanziato, erogando un prestito di 68 milioni di euro all’Ente autonomo Volturno (che ricordiamo è al 100% della Regione Campania), l’acquisto di 40 nuovi treni elettrici per la Circumvesuviana.