Si va a Bergamo contro i ragazzi terribili di Gasperini. Per il Napoli, vietato rilassarsi o tirare il fiato. Si gioca senza sosta, con gli azzurri ad inseguire il sogno Champions lontano 12 punti e saldamente nei piedi di un’Atalanta che travolge tutto e tutti a suon di goleada. Tocca agli azzurri cercare di arginare la marcia trionfale dei nerazzurri e tastare qualità e forza attuali dei bergamaschi. Lo sfizio grande, come la vittoria insperata ma meritata della Coppa Italia in questa stagione disgraziata per gli azzurri e non solo per il Coronavirus, sarebbe sbancare l’Azzurri d’Italia. Però, solo 10 gare alla fine del campionato. Pochine per recuperare 12 punti ad una squadra in salute. Si esige un finale alla morte. Lo chiede Gattuso, lo vogliono i tifosi. E rimpianti, tanti, per un Napoli che è tornato all’altezza delle prime. Il quarto posto è quasi sicuramente andato. Amen. Ma a Bergamo Gattuso e i suoi ragazzi vorranno dare prova del loro vero potenziale fornendo una prestazione d’alto livello e da grande squadra. Un undici in gran forma quella di Gasperini, che in campo… vola come se i 90 giorni di stop per Gomez e compagni non ci fossero stati, tanto da far insospettire perfino quel vecchio “orso”, solitario, irriverente e laconico di Zeman che ha rilanciato …arsenico e vecchi sospetti sullo stato di forma “esagerato” degli atalantini.
Come diceva Andreotti: “A pensar male si fa peccato, però…”. Abbandoniamo pensieri cattivi e poco edificanti per non alimentare polemiche e dietrologie, soprattutto dopo la tragedia vera, che ha vissuto Bergamo e pensiamo positivo. Così come meritano in questo momento Atalanta e Napoli, Gasperini e Gattuso. Due allenatori che per stile e aplomb sembrano totalmente diversi. Invece… Due martelli, instancabili e pignoli fin quasi alla mania. Sempre a pretendere il massimo da se stessi e dai propri giocatori. L’Atalanta ne ha vinte 6 consecutive in campionato, il Napoli 5. Perciò partita per palati fini che avrebbe attirato il pubblico delle grandissime occasioni allo stadio e sicuramente terrà bloccati a poltrone e divani moltissimi estimatori del bel calcio di casa nostra. Il Napoli va ch’è una bellezza nella sua rincorsa Champions ma è scoraggiante questa Atalanta stritolatutto che molla niente. Vince, vince sempre e in qualsiasi modo: maramaldeggiando, in remuntada, soffrendo. Grande squadra. Non è un caso che sia arrivata alle final eight di Champions League a Lisbona. Una mina vagante per tutti. Il 3-4-1-2 assai organizzato, elastico e verticale di Gasperini ha interpreti importanti, soprattutto dal centrocampo in su. Gomez è il riferimento indiscusso della squadra, Ilicic e Malinovski ( che sarà assente, ndr) l’estro all’ennesima potenza (anche fisica!), Zapata l’ariete, Muriel il genio (tanto) e sregolatezza (poca); Pasalic, Frauler, Hateboer, Gosens, Castagne e Hateboer le frecce sulle corsie, tutti sapientemente “tele” guidati da De Roon, cervello e ingegnere del meccanismo perfetto, o quasi, creato da Gasperini in campo e dall’accoppiata Percassi, padre e figlio, dietro la scrivania.
Gli 80 gol realizzati finora nelle 28 gare di campionato sono la testimonianza della forza d’urto e della compattezza di un gruppo che pure lascia spazi agli avversari come dimostrano le 39 reti subite, ma che gioca con lo spirito di chi deve realizzarne sempre una in più dell’avversario. Riuscendoci spessissimo. Il Napoli dovrà approfittare al massimo di qualche distrazione difensiva che capita sempre ora a Toloi, ora a Palomino o Djimsiti, forte delle certezze ritrovate e di un tridente che con i 290 gol in sette stagioni non sfigura certo difronte ai frombolieri neroazzurri.
Sarà di sicuro una bella sfida, vibrante e giocata per vincere da entrambe le squadre, con il Napoli “costretto” a farlo e magari con la voglia di riprendersi lontano dal San Paolo quei due punti “scippati” dall’Atalanta a Fuorigrotta con un pareggio con in calce la firma dell’ineffabile arbitro Giacomelli che non vide un fallo da rigore nettissimo di Kjaer su Llorente, consentendo a Ilicic, sul capovolgimento di fronte mentre gli azzurri protestavano, di pareggiare una gara dominata tatticamente dal Napoli. L’ Atalanta era a quota 21 punti dopo dieci gare, il Napoli a 18. Da quella serata nera iniziò la parabola discendente in campionato del Napoli di Ancelotti, che venne pure espulso, facendo andare in bestia De Laurentiis contro gli arbitri che sbottò duro: “Una cafonata cacciare un signore come Carlo. Senza di noi i “signori” Nicchi e Rizzoli andrebbero a pelare le patate…”.
Ne è passata di acqua sotto i ponti. De Laurentiis e Ancelotti si sono lasciati così, senza rancor… E il Napoli c’ha messo del tempo per riprendersi dopo un brutto inizio di Gattuso. Gli attuali 12 punti di distacco aumentano solo rimpianti. Gattuso andrà a Bergamo per vincere. Non per vendetta ma per sé stesso. Mandando in campo il miglior Napoli possibile, quello corto, attento e deciso con i tre tenori in avanti, nel ricordo, mai dimenticato, del sarrismo made in Napoli, sinonimo di eleganza e di bel gioco. Ma con l’aggiunta della grinta a non mollare mai di Gattuso. Sarà dura e ci vorrà un Napoli paziente, freddo e cinico per far male a Gollini, rivale di Meret come terzo portiere della Nazionale. Il quarto posto è un miraggio. Fino a che punto il Napoli riuscirà a trovare le energie e le risorse fisiche e mentali per recuperare la posizione Champions? Battere l’Atalanta è l’unica risposta che la squadra può dare a sé stessa e ai tifosi per continuare a sperare e…sognare.