Home Cultura Mariano Bellopede : ” I miei piccoli borghi, tra musica e racconti”

Mariano Bellopede : ” I miei piccoli borghi, tra musica e racconti”

Il compositore e pianista napoletano Mariano Bellopede ha recentemente pubblicato il suo nuovo lavoro discografico intitolato “Le Città Incantate”, pubblicato da NoWords ( collana strumentale  di Soundfly-distribuzione Self. Un viaggio intimo ed evocativo, attraverso “l’immenso valori dei piccoli luoghi”, come dice lo stesso Bellopede nella nostra intervista, che eleva l’estremo tratto umano, leggero e tenue dei vari racconti, percorsi e tratti intrapresi sottolineando la bellezza incantevole di piccoli scrigni della nostra Italia, dove la linea-spazio tempo sembra essersi incastonata tra naturalezza, arte e cultura popolare. Piccoli mondi antichi , come ama definirli, che si mescolano in maniera metafisica ad otto brani, colonne sonore tra passato e presente, sogni e immaginari musicali.

Le città incantate, un lavoro discografico, che parte da lontano, otto anni fa leggi “Le citta incantate di Antonio Mocciola e cosa ti ispira?

Il titolo del libro è LE BELLE ADDORMENTATE . da quella lettura, dedicata ai borghi d’Italia abbandonati è scattata in me una scintilla. Ho cominciato ad interessarmi a queste piccole grandi realtà e ad approfondirne il valore. Soprattutto il valore emotivo ed emozionale di questi luoghi magici . Ne ho visitati tanti, a volte per caso a volte per scelta e mi sono lasciato trasportare dalle sensazioni che ho vissuto in questi luoghi.

Il tema di borghi, i ricordi, i viaggi e le persone che incontri, sembrano sposarsi alla perfezione con la tua visione onirica e immaginaria di questo progetto. Che concetto di territorio e di paesaggi hai voluto esprimere in questo lavoro ?

La realtà è che nei decenni scorsi siamo stati tutti cresciuti col mito della grandi città , delle grandi metropoli. Ci hanno sempre detto che i centri culturali sono e possono essere soltanto posti come Parigi, New York, Londra, Berlino, Milano, Napoli, Roma … ma è una realtà parziale questa . I piccoli luoghi sono spesso centro di grande sperimentazione, di festival interessantissimi. Sono luoghi di ispirazioni per artisti di qualsiasi forma d’arte. Ed è giusto restituire a questi luoghi in termini produttivi quanto loro riescono a dare a noi artisti in termini di emozioni. Voglio raccontare anche io quello che ormai in tanti sanno e stanno imparando a conoscere: l’immenso valore che c’è nei luoghi più piccoli, più raccolti, più sileziosi…

Nel tuo disco c’e’ un lavoro idenditario, di espressione, di quello che lega i borghi che tu chiami “città incantate”. Descrivi il lato allegorico in brani come “La festa ( tra sacro e profano) e anche il brio e il divertimento in “Ricordo del Vecchio Circo”. E’ quello l’incanto che hai voluto mettere in musica?

Ognuno degli 8 brani della suite descrive un ricordo o un’esperienza o un incontro che io ho vissuto o che ho immaginato di vivere in questi borghi durante i miei piccoli viaggi. La festa è ispirato ovviamente alle ricorrenze medioevali dove il santo di turno veniva festeggiato con processioni religiose ma anche con canti,balli, danze e giochi di piazza. Il Ricordo del Vecchio Circo invece è , nel mio immaginario, la descrizione di un gruppo di artisti di strad: clown, giocolieri,equilibristi… Il brano inizia in maniera briosa e leggera, circense (quasi felliniano) ma nella seconda parte si sviluppa in maniera malinconica e sognante… ho voluto sottolineare anche questo lato malinconico che portano inevitabilmente con sé gli artisti girovaghi . Quando suono questo brano dal vivo tanti spettatori mi hanno raccontato di essersi commossi ed emozionati al pensiero di un circo semplice e ormai raro da incontrare.

Non manca il riferimento alla figura femminile, che immagini in Teresa La ragazza giovane del paese, in cui elabori un tema più romantico, delicato , come hai elaborato questo brano?

Teresa l’ho incontrata un giorno di fine estate a Greci, nell’Avellinese. Un giorno pieno di sole, di un sole che scavava ed evidenziava i solchi del viso ad uno a uno. Donna anziana, forte e serena. Il sorriso curioso di chi incontra un “forestiero” e si domanda cosa possa esserci di interessante a girovagare tra le mura antiche di un paese di 600 anime.

Ecco il mio incontro con Teresa:

Ah, siete di Napoli? Mi hanno detto che è bella Napoli. Io non ci sono mai stata.
Io non sono mai uscita fuori da questo paese in 88 anni. Volevo andare a Roma però.
E si, perché io da ragazza ero bella, bella assai. Volevo fare la ballerina, pure il cinema

Era bella. Era bella davvero. Lo era ancora a 88 anni, figuriamoci quando sognava di fare la ballerina. Teresa poteva scegliere il fidanzato più ricco bello e benestante del paese e forse addirittura quello del paese accanto. E Tommaso, figlio di contadini come lei, ai suoi occhi appariva così sin da quando erano bambini. Era un amore tenero, pudico, timido.  Pochi baci, tanti “ti voglio bene”. Un solo“ti sposerò” e poi subito la guerra.
Tommaso dalla guerra non ci tornò più e Teresa visse a lutto per il resto della sua vita.
Una bellezza rimasta illibata, dedita fino all’ultimo ai suoi genitori e ai suoi fratelli più grandi. 
Nel brano ho voluto raccontare i sogni della giovanissima Teresa, la danza soprattutto.

Nel tuo spazio e mondo di borghi c’è anche un brano Il treno non passa più di qua (La vecchia stazione), che pare quasi cacofonico, in cui la visione del treno, sposa qualcosa di antico ma dimenticato. Giusto?

Si, questo è un brano per me molto emblematico. La vecchia stazione è il luogo simbolo del cambiamento.Sono decine, centinaia le stazioni abbandonate in Italia. Tutte nelle vicinanze di piccoli borghi arroccati. I nuovi treni, veloci e a lunga percorrenza non potevano più passare di lì e , mantenere aperte quelle stazioni, per i pochissimi pendolari che durante l’anno prendevano il treno, non conveniva più a nessuno. Chi più e chi meno, le nuove stazioni collegavano ormai tutti, accorpando due o tre destinazioni tra loro. La conseguenza naturale è stata quella di convincere i giovani dei borghi a lasciare definitivamente i piccoli centri per trasferirsi e lavorare nella grandi città.  L’abbandono delle vecchie stazioni è stato l’emblematico inizio dello spopolamento dei borghi. Oggi per fortuna c’è un riavvicinamento alle proprie terre d’origine. Sono sempre di più le persone che, all’inverso , si stanno trasferendo dai grossi centri verso i piccoli paesi.
Il mio desiderio è quello di portare questa mia suite live nei piccoli luoghi. Restituire le emozioni che io ho vissuto e che mi hanno portato a scrivere a tutti coloro che potrenno ascoltarla dal vivo.
Magari in una piccola piazza dove un tempo si faceva il circo, su una terrazza di un belvedere al tramonto o in un antico castello medioevale …

Nel tuo progetto ci suono luoghi che sono piccoli mondi antichi, basti pensare all’Irpinia o al Cilento. Sembrano una scelta assolutamente non casuale , giusto?

Piccoli grandi mondi antichi. L’Italia ne è piena. Ogni regione ne è piena, anche la Campania. Posso citare alcuni dei luoghi campani che mi hanno ispirato : il borgo Foresta di Tora e Piccilli, dove due cari amici , Antonio e Massimo, si sono trasferiti e hanno messo su un fantastico Festival; il paese irpino di Greci, dove ho incontrato la Teresa di cui vi ho parlato sopra. La Vecchia Stazione di Pisciotta, o quella di Pontelatone … ma anche il Castello di Postignano in Umbria , Cirella e Verbicaro in Calabria e tanti altri in Puglia o nel centro Italia, nel Nord Italia.

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