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De Magistris deluso, voleva togliersi la fascia tricolore da sindaco

De Magistris sta vivendo giorni contraddittori, scanditi da una pesante sconfitta locale, ma anche da una riconquistata visibilità mediatica grazie allo scandalo Palamara.

Le questioni sono note: ha tentato di opporsi, scriteriatamente, alle logiche delibere di De Luca, che per mettere un freno alle altrettanto scriteriate movide, ha bloccato la vendita di alcolici e l’apertura dei baretti fissando paletti ed orari ben precisi. Voleva aprire tutto, ma è stato clamorosamente smentito, prima da tutti i giuristi in coro (ed è uno smacco per un ex magistrato) e poi dal Tar, che ovviamente ha dato ragione al governatore.

Nel contempo ha vissuto qualche momento di visibilità e di protagonismo dovuti agli effetti dello scandalo delle toghe. Lo hanno intervistato tutti, e soprattutto tutte le maggiori trasmissioni di approfondimento politico. E si è tolto qualche sassolino dalla scarpa, confermando che la magistratura è divisa in bande, che gli accordi tra le correnti decidono tutto e soprattutto intervengono nella politica. “Fino a quando indagavo su Berlusconi erano tutti dalla mia parte, quando ho cominciato ad indagare anche a sinistra mi hanno fatto fuori”, ha chiosato.

Ma la delusione per essersi sentito spogliato del protagonismo locale deve essere stata maggiore dello sfizio di rendere pubblici i torti a suo dire subiti, che lo portarono a dismettere la toga. Per cui ora è stato tentato di dismettere, se non proprio la poltrona di sindaco, cui è saldamente incollato, quanto meno la fascia tricolore.

Oggi ci mettiamo la fascia ma la tentazione che ho è di consegnarla al prefetto”. È questa la dichiarazione che il sindaco di Napoli ha rilasciato stamane a margine della cerimonia dell’alzabandiera in piazza Plebiscito per i festeggiamenti della Festa della Repubblica. “Non posso che essere d’accordo con il messaggio del Presidente della Repubblica Mattarella – ha aggiunto – perché in questo momento serve unità fondata sull’armonia, sulla coesione senza rancori e discriminazioni ma tutti i sindaci uniti hanno detto al Governo e al presidente del Consiglio che senza mettere al centro il popolo e quindi i sindaci che sono i rappresentanti territoriali, il Paese non riparte e si rischia di andare nel caos e nel conflitto”. “I sindaci sono gli unici che possono fare un lavoro di mediazione sociale forte per evitare che l’esasperazione diventi rabbia, conflitto, questione di ordine pubblico e questione criminale”. De Magistris ha concluso affermando: “Non abbiamo molto tempo. Il Governo deve accelerare”.

Nessun riferimento preciso alla querelle con De Luca, ma la delusione è chiarissima.
   

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