La recensione di questa settimana riguarda il denso quaderno di appunti di un grandissimo pianista e compositore meridionale il quale, poco più che cinquantenne, appartiene all’olimpo dei classici del pianismo mondiale.
Parliamo di Francesco Libetta, grande musicista salentino che, famoso in tutto il mondo per l’attività artistica, ha esordito con una pubblicazione a carattere, se vogliamo, didattico (ma in senso lato) intitolata “Musicista in pochi decenni”, e che per qualità letteraria, profondità di pensiero e valore dell’esperienza, abbiamo associato ai grandi della cultura meridiana.
Senza troppo attardarci sulla biografia di questo autorevole musicista diciamo solo, per dare idea della considerazione di cui gode nel mondo musicale, specialmente per chi non si interessa di musica classica, che è stato definito dal “New York Time” «Aristocratico poeta della tastiera con il profilo e il portamento di un principe rinascimentale». Ricordiamo pertanto le pregevolissime sue incisioni che toccano i maggiori autori del pianismo, da Beethoven a Chopin, cui va sommata una lunga attività didattica al conservatorio Schipa di Lecce risoltasi proprio lo scorso anno.
A dispetto della descrizione del NYT però il maestro Libetta è persona assolutamente garbata e il libro in oggetto rappresenta una sorta di memoria esperienziale rivolta a chi intraprende la carriera professionale di musicista. Il libro in realtà è anche una profonda lezione di vita, una visione eticamente pedagogica di un grande artista, che si rivela concettualmente consistente e letterariamente dotato.
Il testo costituito da XVIII capitoli che toccano – nelle intenzioni – aspetti riguardanti l’iniziazione professionale di un musicista, rappresenta in realtà egregiamente una guida per l’accesso all’età adulta di ciascun individuo, e con un impianto di spessore socraticamente maieutico orienta, con metodo induttivo, nella ricerca delle proprie motivazioni. Valorizzando poi, cosa rara per la cultura contemporanea, il modo di essere naturale di ciascun individuo.
Curiose, al termine di ogni capitolo, le “morali” desumibili dal ragionamento sviluppato nel medesimo; di particolare acume, secondo un personale giudizio, quella a margine del capitolo XIV, “Proust docet”, in cui si legge «La cultura deve insegnarci a vivere nella società, non ai suoi margini, e neanche “al di sopra”» (p.144).
Interessante scorrere gli ampi e pacati argomenti di carattere psicologico, volti a scandagliare le ragioni vere che inducono a intraprendere una determinata attività, e ad accettarne i rischi. Avvincente la rara intensità con la quale l’Autore approccia il discente fin dai primi capitoli, così, “Piacere agli altri o a se stessi” e “Musica o carriera” (capp. I e II) rappresentano l’incipit auto-conoscitivo che aiuta l’apprendista a comprendere la necessità interpretativa che lo anima ( la quale può essere filologica, creativa, spettacolare o introspettiva) mostrandone i risvolti in termini di efficacia.
Di particolare significato, almeno per chi scrive, le pagine che narrano gli stili estetici locali o, se vogliamo, nazionali, che forse mai nessuno aveva adeguatamente ritratto e apprendiamo della diversa percezione, e della diversa aspettativa, che ciascun carattere territoriale ripone nel testo musicale. Si tratta in realtà di un concetto che potremmo estendere a qualsiasi aspetto estetico e, in merito, l’autore ci educe così: «in Francia apprezzavano chiarezza di dizione e bel suono; i due pianisti che avevano studiato in Italia apprezzavano la fedeltà al testo e l’equilibrio generale; i due pianisti formati nell’area sovietica apprezzavano calore e fantasia» (p.25).
Non meno suggestiva, nella dinamica del libro, è la quantità di personalità del mondo musicale, e non, che l’Autore ha conosciuto negli anni. Si tratta di conoscenze spesso dirette, tal volta indirette e, un po’ come avviene nei saggi di Paolo Isotta, assumono quella fisionomia piena, umana, che ne restituisce la complessità psicologica. Tra le sue pagine le personalità dell’arte perdono quindi la piattezza dei “personaggi” trasmessi dalle vulgate ufficiali dei libri, dei dischi o delle rappresentazioni mediatiche di taglio agiografico. Bellissimo allora il ritratto appreso direttamente dalla anziana vicina di Michelangeli la quale restituisce una fisionomia inedita del divino pianista, per la storia severo e freddo, capace invece di lasciare l’esercizio quotidiano allo strumento per arbitrare una partita di bambini, o farsi rammendare un frac liso. Suggestiva l’immagine del compositore contemporaneo Ligeti, del quale Libetta ci narra l’assoluta accessibilità. Su tutti, la struggente umanità del compianto Franco Battiato, per il quale l’autore tradisce altissima considerazione, e sincera amicizia, circa il quale ci narra un episodio che spiega molte cose: « […] aveva promesso al sindaco di un piccolo paese salentino di cantare nel piccolo teatro che riapriva dopo decenni di restauri. […] Quando gli dissi che potevo dargli un decimo del suo abituale compenso, mi rispose semplicemente: “Ma Francesco, di che cosa ti preoccupi? Non ne ho bisogno” […] non prese quel denaro » (p. 17). A margine ci racconta poi di come quella somma gli abbia consentito un evento che comprendeva un’intera compagnia di danza con Carla Fracci accompagnata da lui al pianoforte e molti altri ospiti. L’episodio significa peraltro anche la sua disarmante modestia (che restituisce implicitamente lo spessore umano del musicista); emerge infatti che Libetta non si pone mai al di sopra dei suoi “colleghi”, neppure quelli di ambiti meno prestigiosi, e riesce anche a rappresentarci con ironica e arguta metafora il ruolo della musica classica: “un abito scomodo ma imprescindibile che legittima la cultura”.
Il libro, curiosamente, direi, per un musicista del suo calibro, è stato pubblicato da un editore specifico, ma privo di adeguata distribuzione. Esso pertanto è più facilmente reperibile nei negozi online ma, se non si ha fretta, con una tempistica che oscilla tra le settimane e i mesi di attesa (quella che ha esperito lo scrivente), lo si può comprare – previa ordinazione – nella libreria tradizionale.
Francesco Libetta, Musicista in pochi decenni, Zecchini editore, 2018.