Questa volta è davvero difficile dar torto a Vincenzo De Luca. In genere negli ultimi tempi ci ha abituato a spararle grosse, come quando sostiene che la Campania è prima in Italia nei trasporti e che ha risolto tutti i problemi della sanità. Basta attendere mezz’ora un treno della metro o fare un sopralluogo nei corridoi del Cardarelli stracolmi di barelle o tentare di sottoporsi a visita specialistica e attendere, se tutto ve bene, un anno, per rendersene conto.
Ciò detto ci sembra invece opportuno e saggio che si stia opponendo con tutte le sue forze al decreto Calderoli sull’autonomia differenziata, che creerebbe un vulnus irreparabile all’unità del Paese.
Sanità, scuola e previdenza diverrebbero comparti a gestione optional, a seconda dell’impostazione che vorranno dar loro i singoli governatori. Il centro nevralgico dello Stato sociale affidato alla creatività (e alle risorse) delle regioni. Una follia. E una netta contrapposizione allo spirito della Costituzione, che comunque pretende, in questi settori, il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni.
Con l’ulteriore tormento per noi “terroni”, che eravamo bell’e indipendenti e che dobbiamo tutti i nostri guai e la nostra arretratezza a quella scellerata impresa di don Peppino, ispirato, guarda caso, da proprio quei nobili nordisti che ora pretendono di imporre l’autonomia differenziata, cioè il tracollo definitivo del Sud. Il danno e la beffa, cornuti e mazziati.
Zac