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Contributi mancanti: come recuperarli

Il procedimento da attuare per regolarizzare la propria posizione in caso di omissione del datore di lavoro

Questo mese, lo Studio legale degli avvocati Giovanni Rubinacci ed Andrea Molaro, si occupa della tematica relativa all’omissione contributiva ed i riflessi che essa comporta per il lavoratore al momento del pensionamento.
Ogni lavoratore può verificare la propria posizione contributiva in qualsiasi momento, attraverso l’estratto conto previdenziale fornito dall’Inps, in modo da verificare la correttezza delle trattenute operate e la regolarità dei versamenti effettuati dal datore di lavoro”.
Esso è infatti consultabile nel fascicolo previdenziale accendo tramite “Spid” nelle sito istituzionale dell’Inps.
In caso di omissione di periodi contributi, il lavoratore ha cinque anni di tempo, decorrenti dal momento in cui il versamento contributivo doveva essere effettuato da parte del datore di lavoro, per effettuare la denuncia all’Inps.

Essa deve essere correlata da tutta la documentazione avente data certa che comprovi la sussistenza del rapporto di lavoro, come ad esempio buste paga, modello cud, prove testimoniali ecc. ecc .
Effettuata la denuncia, l’Inps ha dieci anni di tempo per recuperare i contributi evasi. Per il principio denominato di “automatismo delle prestazione previdenziali”, in caso di inerzia del lavoratore nel pagamento dei contributi maggiorati da sanzioni o dell’Inps nella procedura di recupero, l’istituto previdenziale è tenuto in ogni caso a garantire al “lavoratore – pensionato” la continuità contributiva mediante il riconoscimento della contribuzione figurativa per il periodo in cui si è registrata l’evasione.
Il lavoratore, sulla base delle previsioni contenute nella L. n. 153 del 1969, art. 39 e della L. n. 467 del 1978, art. 4, ha un vero e proprio diritto soggettivo al regolare versamento dei contributi previdenziali, costituendo questa un bene suscettibile di lesione e di tutela giuridica nei confronti del datore di lavoro che lo abbia pregiudicato.
Il lavoratore ha pertanto la facoltà di rivalersi direttamente nei confronti dell’Istituto, al fine di vedersi regolarizzata la posizione, anche nel caso in cui abbia, tempestivamente informato dell’omissione contributiva l’INPS e non si sia attivata in maniera diligentemente facendo prescrivere i propri crediti.

Tuttavia qualora sia spirato il termine di prescrizione quinquennale in assenza di denuncia da parte del lavoratore, i periodi non coperti da contributi o caratterizzati da contribuzione insufficiente rappresentano un danno per la futura pensione a cui la legge consente di rimediare anche quando è scaduto il termine di prescrizione.
Lo strumento è quello della costituzione della rendita vitalizia che permette di riscattare in modo oneroso i periodi in questione da parte dello stesso datore di lavoro o in mancanza del lavoratore.
Anche in questo caso è necessario presentare all’Inps documenti aventi data certa, da cui possa evincersi l’effettiva esistenza del rapporto di lavoro.
Il lavoratore è infine titolare del diritto soggettivo di richiedere il risarcimento danni al datore di lavoro, qualora dimostri che per tale omissione, abbia subito un danno nell’accesso al trattamento pensionistico o di beneficarne in misura ridotta.

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