Campionato: nelle ultime dodici gare per il Napoli sarà importante avere la rosa al completo
L’ultimo turno, spalmato tra il venerdì ed il lunedì, ci ha regalato una sorpresa al giorno: venerdì sera la Juve che con il pareggio nel derby dà l’addio alla corsa scudetto, sabato il Milan che pareggia a Salerno contro l’ultima in classifica, domenica l’Inter finita ko col Sassuolo e lunedì il Napoli, salvato a pochi minuti dal novantesimo da una meritata sconfitta a Cagliari, con il gol del solito Osimhen. Da domani al 22 maggio si aprirà la volata scudetto a tre. A dodici giornate dalla fine del campionato i giochi sono apertissimi con Milan, Inter e Napoli nel giro di soli due punti: 56 i rossoneri, 54 azzurri e nerazzurri con questi ultimi che devono recuperare la gara di Bologna. L’Inter di Simone Inzaghi ha sulla carta il calendario più agevole. Lo scontro di Torino nel derby d’Italia contro la Juve (31esima giornata), due trasferte rischiose a Torino contro il Toro (29esima giornata) e Cagliari (37esima giornata) e due avversari scomodi in casa: Verona (32esima giornata) e Roma (34esima giornata). Nelle ultime partite, però, si è pure visto che Inzaghi deve fare i conti con un evidente problema. Infatti, il miglior attacco del campionato (55 gol) ha il suo attaccante più prolifico, Lautaro Martinez, a digiuno da ben sette settimane. Se sia un falso problema o se c’è qualcosa che si è inceppata nella manovra offensiva nerazzurra, lo sapremo presto. In casa Milan, nessuno discute il grande lavoro di Pioli che ha sicuramente la squadra più giovane e fresca delle tre, ma anche la più discontinua. Il pareggio di Salerno ha rimesso in discussione la capacità di concentrazione e di tenuta agonistica necessarie per vincere un tricolore che manca dalla stagione 2010/2011. Simbolo di questa leggerezza dell’essere… squadra è Rafael Leao, potenziale fuoriclasse, con evidenti miglioramenti sul piano tattico e della realizzazione, ma ancora assai superficiale nella gestione di troppe partite. I rossoneri hanno cinque trasferte insidiose: Cagliari (30esima giornata), Torino (32esima giornata), Lazio (34esima giornata), Verona (35esima giornata) e Sassuolo all’ultima giornata. Ma forse la trasferta più importante, la partita verità non solo per i rossoneri, si giocherà domenica 6 marzo a Fuorigrotta con lo scontro diretto col Napoli da dentro o fuori per entrambe.
E veniamo al Napoli, protagonista sin qui di una stagione di alto livello, che poteva diventare di altissimo profilo se non ci fossero state le sconfitte interne contro Empoli e Spezia o prestazioni opache come l’ultima nella trasferta di Cagliari. Dopo lo stop del Milan a Salerno e il ko dell’Inter contro il Sassuolo, già tutti immaginavano il Napoli in vetta alla classifica. Ma l’euforia precoce è una malattia pericolosa soprattutto a Napoli. Infatti, gli ossessi di Mazzarri in maglia rossoblu, uomo contro uomo, zolla su zolla, hanno fatto diventare subito il match fastidioso come un’emicrania, che nel secondo tempo con il gol subito poteva diventare incubo totale. Spalletti a venti minuti dal termine ha mandato in campo i titolarissimi Fabian Ruiz e soprattutto Osimhen che a tre minuti dal termine gli ha tolto le castagne dal fuoco con il solito stacco imperioso. Felice d’averla scampata, stressato dal non averci capito molto per settanta minuti, il tecnico ha fatto una disamina onesta che può sintetizzare la stagione fin qui disputata. Ovvio che non mancano le attenuanti per non aver avuto tutti disponibili in un momento importante della stagione da novembre fino a metà febbraio, però Spalletti ha a disposizione gente di qualità. Uomo intelligente e tecnico scafato, avrà sicuramente meditato sulla lezione sarda. Ha un undici di assoluto valore, indipendentemente dal modulo, che quando funziona produce un calcio esteticamente valido e soprattutto anche concreto. Ma quando vengono meno interpreti insostituibili (Lobotka, Anguissa, Politano e soprattutto Fabian Ruiz e Osimhen) i nodi vengono al pettine e riaffiorano antiche difficoltà anche caratteriali. A nostro sommesso avviso, il Napoli ha più volte dimostrato di essere la squadra più forte e dotata tecnicamente e tatticamente tuttavia l’arrendevolezza (o la paura? nda) mostrata troppe volte non può consentire di raggiungere traguardi ambiziosi. Quando mancano gli insostituibili, troppe variazioni tattiche, troppi cambi di strategia fanno perdere sicurezza alla squadra. Spalletti per le ultime dodici giornate, non impossibili, deve ritrovare una squadra più equilibrata nei reparti e nei movimenti e più convinta da un punto di vista mentale. Una domanda, però, sorge spontanea: siamo proprio certi che la società punti a vincere? Il piano, o il progetto del club di un forte taglio e riduzione del monte ingaggi, in un’ottica di assoluto rigore finanziario, per la migliore sostenibilità economica e calcistica nel prossimo futuro, mal si concilierebbe, infatti, con una vittoria attesa e anelata dai tifosi ormai da trentadue anni. Meditate gente…