La storia di vita del pugile Vinny Pazienza insegna a non arrendersi davanti a ciò che appare “difficile” e a non abbandonare mai la speranza.
Oggi per le strade di Napoli si respira un’aria pesante e luttuosa, dopo la sconfitta contro la Fiorentina. La città e il popolo di tifosi partenopei si sentono scippati di un sogno covato per un anno, vicino a dischiudersi in un impeto di gioia. La situazione è complicata. La classifica dice: Juve 88 Napoli 84 a tre giornate dalla fine.
Ricapitolando: la vittoria del Napoli allo Stadium decreta l’impresa di un gruppo di eroi, consci della propria forza e ormai certi delle proprie potenzialità. Poi arriva la vittoria dei bianconeri a San Siro contro l’Inter, in una partita che, condizionata dalle scelte opinabili dell’arbitro Orsato, genera un contraccolpo in casa Napoli tanto devastante da far passare gli uomini di Sarri, prima del fischio di inizio della partita del Franchi, da invincibili a “quelli che hanno lottato, ma sono caduti con onore”, “quelli che ci hanno creduto ma hanno perso contro un sistema corrotto”.
Si, c’è qualcosa di paradossale nel calcio italiano, ma questo non giustifica una squadra e un tifo così volubile e bipolare. La matematica non ha condannato il Napoli, la testa dei giocatori e di un popolo sì. Gettare la spugna quando esiste ancora una speranza è un errore a cui si deve rimediare. Il Napoli era già morto due mesi fa dopo il gol di Dybala al 93° di Lazio-Juventus e la sconfitta in casa con la Roma; eppure la convinzione, il caso e gli dei del calcio riportano gli undici di Sarri sulla scia della “vecchia signora”. I partenopei , al minuto 55’ del match contro l’Udinese al San Paolo, si trovano a 9 punti di distanza dai bianconeri e dopo la trasferta allo Stadium a solo un punto. Questo accadeva la settimana scorsa, a 5 giornate dalla fine.
Qual è il più grande inganno della mente? Quello di credere che tutto sia impossibile e difficile. Ragionando così però non vivremo mai niente di vero e profondo. Il Napoli può perdere lo scudetto, certo, ma non smettere di crederci finché c’è speranza. I miracoli sportivi esistono.
Vinny Pazienza
Ne è un esempio la storia del pugile italo-americano Vinny Pazienza. Nel 1991 Pazienza subisce un incidente quasi mortale che gli procura la frattura dell’osso del collo. La sua carriera di pugile appare finita, ma Vinny non demorde, si affida a terapie e trattamenti difficili, rischiosi e contemporaneamente continua ad allenarsi, anche con il tutore di ferro inchiodato alla testa che è costretto a portare. Tredici mesi dopo Paz torna sul ring. L’avversario è Luis Santana. Vinny è veloce, domina l’incontro. Santana cade per ben due volte. Pazienza vince e diventa campione. In un’intervista, riportata poco dopo la vittoria, a una giornalista che gli chiede quale sia stata la più grande bugia che gli sia mai stata detta, il pugile risponde: «“Non è così facile”. Questa è stata la più grande bugia che mi sia mai stata detta. “Non è così facile” è la bugia che ti dicono ancora e ancora. È così che ti portano a rinunciare. La verità è che se tu fai la cosa che ti dicono che non si può fare, a quel punto è fatta. Lì capisci che tutto è facile e che lo è sempre stato».