Il Napoli saluta il sogno scudetto e Mister Sarri è indeciso sul futuro
Maurizio Sarri è un vero idolo per i tifosi del Napoli. Il primo a credere nel sogno scudetto, l’ultimo a mollare. Nonostante i limiti di organico sia tecnici che numerici, l’allenatore nato a Napoli e toscano d’adozione ha creato un gruppo solido in grado di sfidare la Juventus campione d’Italia da sei stagioni e riuscire a tenerle testa fino alla fine del campionato. E se non fosse stato per qualche punto che alla Juventus è stato regalato da ripetuti errori arbitrali, il Napoli di Sarri quest’anno avrebbe anche vinto lo scudetto. E questo la gente lo sa. Sarri è il Maradona di questo Napoli. E per questo i tifosi vogliono che si riparta da lui, garanzia di bel gioco ma anche di risultati, almeno alla lunga.
Eppure, al termine di Torino–Napoli, a due giornate dalla fine del campionato, il tecnico non sa ancora se l’anno prossimo allenerà ancora il Napoli.
Mister, avresti voluto dare una soddisfazione alla gente, che però non è arrivata. Fare più del secondo posto è impossibile?
“Penso di no, quello che ho visto oggi lo vedi in pochi stadi italiani. Giocare qui è un’esperienza unica. Se poi uno vive la gioia di un popolo come pressione è malato per come la penso io. Napoli ti dà amore, è l’ideale per vincere e la città più bella dove vivere una vittoria. Poi è difficile perché non siamo i più ricchi e potenti e c’è da andare sopra tante difficoltà, ma non per la città”.
Quanto hanno contato gli episodi nella lotta scudetto?
“È chiaro che certi episodi spostano l’equilibrio. Se partiamo dai soldi, entri in un concessionaria io con 5mln e tu con 500mila euro, io compro la macchina che va più forte. Chiaro che i soldi fanno la componente tecnica. Gli episodi incidono, alla 35esima se togli le differenze d’orario, tra il 43’ di Inter-Juve e i primi 5’ di Fiorentina-Napoli, siamo passati dal possibile sorpasso nostro a campionato finito. Siamo stati fortunati, abbiamo preso più pali di tutti, con una rosa ridotta abbiamo avuto due doppi infortuni per Milik e Ghoulam e questo incide”.
Qual è la tua scadenza in merito alla scelta sul tuo futuro?
“Dalla fine del campionato alla fine della clausola ci sono credo 11 giorni. Un tempo sufficiente. Io posso decidere quando non ci sono le partite, non riesco altrimenti a concentrarmi. Se per voi sono inutili io sono un pazzo scatenato e ci tengo anche a quelle, non ce la faccio a ritenerle inutili. Questa squadra deve superare 90 punti e lotterò per questa soddisfazione”.
Sarà dura eventualmente lasciare questo pubblico?
“Quello che mi fa vivere questo popolo è un qualcosa che incide in modo pesante. Ma incide anche nel mettermi paura che possa finire, potrebbero esserci altri cicli e quindi delle difficoltà, e quindi di lasciare con un amore reciproco. In passato ha inciso in positivo questo. Dopo Madrid sono rimasto volentieri per l’amore di questa tifoseria”.
Il presidente De Laurentiis ha criticato la scarsa rotazione dei giocatori e l’essere arrivati scarichi alla fine. Cosa risponde?
“Il presidente mi ha dato l’opportunità di fare un’esperienza straordinaria, sarò grato in eterno per questo. Ho fatto tutte le scelte per la competizione a cui tenevano i nostri tifosi, in buona fede. Se è contento meglio, altrimenti mi dispiace. Mi è dispiaciuto di più per Spalletti, attaccato per le sostituzioni dal presidente del Napoli, può esserci rimasto male visto che non è abituato. Io sono abituato (sorride, ndr)”.
Sarri uno di noi, dice il pubblico, quanto è forte la tentazione di restare?
“Per forza, sono nato a Bagnoli. Se dipendesse solo da questo direi resto a vita e se mi cacciano faccio un attentato. Questo pubblico non lo trovi altrove, ma ci sono altri aspetti per cui pensarci. Se tutto questo finisce, io voglio un ricordo per la vita. Quando la società avrà più chiara l’evoluzione sui giocatori che prenderemo e quelli con clausole che possono essere esercitate vedremo…”.
Alla fine, è stato davvero il campo a mettere la parola “fine” al campionato?
“Siamo andati a Firenze con la morte nel cuore, l’espulsione ci ha fatto vedere una montagna non scalabile, il contraccolpo c’è stato. Anche col Torino non mi è piaciuto non vincere per due errori commessi. Poi quando perdi devi stare zitto, se avessi vinto avrei detto 2-3 cose…”.