Calcio Napoli. Jorginho e compagni in lacrime dopo la sfida con l’undici di Mazzarri che ha decretato la fine del sogno scudetto.
L’ultimissima speranzella – molto ipotetica e stocastica – la porta via l’uomo che sulla panchina azzurra aveva vinto qualcosa: Mazzarri. Restano negli occhi il pianto di Jorginho e gli applausi del popolo sanpaolino ad una squadra che, comunque, ha fatto sognare e fino a qualche settimana fa ritenere possibile il terzo scudetto.
La storia infinita è finita tra le colline di Firenze e al sole che non riscalda della città davanti ad un Torino poco più che mediocre. E il rimpianto è enorme. Perché ci sono stati sì i soliti veleni sparsi dai maggiordomi di Madama, ma anche colpe proprie. Ora si ha l’impressione che un ciclo sia finito e che potrebbe cominciarne uno nuovo. Forse, a cominciare dalla guida della squadra che è stata giudicata di somma bellezza.
Sarri e De Laurentiis
Entro la fine del mese, si saprà se avrà prevalso l’uno o l’altro dei contendenti: Aurelio Primo e Maurizio Sarri. I separati in casa, come avrebbe detto l’amico Riccardo Pazzaglia. Il primo, imbattibile amministratore. Il secondo, inguaribile romantico e amante del calcio. Il presidente che bada esclusivamente al denaro: conti a posto, introiti da Champions, utili finali in tasca. L’altro che ha lasciato intendere, più volte, che il gap con la Juve si può ridurre, a patto che ci siano alcuni acquisti doc. Quante volte zio Maurizio ha chiosato: alleno i giocatori che mi mettono a disposizione. Limpido e chiaro. Si mettano d’accordo e scelgano per il bene del Napoli per il quale palpitano milioni di cuori. Mettendo nel conto di tutti i ragionamenti possibili che difficilmente il prossimo campionato vivrà ancora della sfida a due: Juve e Napoli. Perché le squadre dei cinesi meneghini, la Roma e qualche altra ancora si attrezzeranno per spezzare l’egemonia bianconera oramai settennale.
La fine del Patto per lo Scudetto
La partita col Toro di Mazzarri ha detto chiaro e tondo che quello spirito di comunanza, quel patto dello spogliatoio è arrivato al capolinea. A cominciare dall’addio di Reina con tanto di festa di saluti. Un po’ sulle gambe il portiere che s’è promesso (anzi ha già firmato) al Milan. Vedendo Pepe restare sui tacchetti su certi tiri m’è venuto spesso il desiderio di una sintesi: il portiere perfetto sarà quello che avrà le mani di Buffon ed i piedi di Reina. Chissà se mai ne vedremo uno così.calcio
Avrebbe voluto continuare a giocare lo scugnizzo Mertens che s’era sbloccato col rapinoso avvento sul goffo Burdisso. Non segnava dalla scoppola casalinga con la Roma. Consapevole forse che saranno sempre meno i giorni da vivere con l’azzurro addosso. Resta poco da dire sul match col Toro. Aperto bene, chiuso male. Con una gioia da condividere: il centesimo gol di Hamsik che aveva dovuto lasciare la titolarità del ruolo al polacco Zielinski dal grande avvenire. La rete più bella delle quattro viste al San Paolo dei sogni perduti. Il capitano resterà in azzurro, ci scommetterei.
Ma tanti altri sono destinati a trovare fortuna altrove. Con Sarri o senza, sarà importante già da adesso pianificare il futuro. E scovare quei due-tre campioni che possano rendere più forte il Napoli. Al netto delle eventuali dolorose partenze.