Home Calcio Napoli Dammi tre parole: focus sulla settimana azzurra in tre definizioni

Dammi tre parole: focus sulla settimana azzurra in tre definizioni

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CICLO: parliamoci francamente: fino alla partita col Milan il Napoli era ancora tutto da valutare. Come hanno ripetuto a più riprese esperti e addetti ai lavori, si doveva attendere la prova contro squadre di rango. Quindi sono due mesi che ce la stanno facendo alla pizzaiola con il ciclo terribile testè iniziato di sei partite contro squadre di fascia alta (Milan, Atalanta, Inter) e medio-alta (Roma, Torino, Lazio). Diciamo anche che le vittorie di corto muso ed il gioco non esattamente spumeggiante dei due mesi post trauma targato Verona, hanno dato comunque indicazioni piuttosto precise. Lukaku sembra sempre sull’orlo dell’abisso e puntualmente, in ogni partita, fa due/tre giocate ad altissimo quoziente produttivo. I calciatori nuovi sono l’esatto opposto di quelli dello scorso anno: tutti determinanti e tutti funzionali al nuovo gioco e soprattutto alla nuova mentalità inculcata da quello che probabilmente è il miglior motivatore del calcio mondiale (il che non significa che sia il miglior allenatore). La ritrovata disponibilità a fare da gregari dei gregari (purtroppo per loro i vari Raspadori, Simeone, Ngonge, Mazzocchi, Zerbin, JJ non hanno alcuna speranza di diventare titolari per mera scelta tecnica). Mettici un paio di titolari extra di altissimo valore come Neres e Gilmour a cui aggiungerei il secondo portiere che giocherebbe titolare nel 90% delle squadre di A e il materiale per impastare del buon ottimismo in salsa “assafachellabellamaronna” è servito. Con queste premesse il ciclo terribile, più che timore, genera impazienza. Non dimentichiamo anche l’ultimo ingrediente che ci parla di due gol presi in nove partite e di sette clean sheets che merita un approfondimento extra.

DIFESA: per carità, non che si pensi che non possa capitare di ciccare una partita e prendere un’imbarcata (ri-cito il 4-0 preso contro l’Empoli da una delle migliori versioni del Napoli della storia), ma pare davvero che dopo Albiol, Koulibaly e Kim, ancora una volta si sia trovato un leader di difesa che coi controcazzi può farci le collanine. Uno dei problemi principali del penultimo Napoli, e se n’è parlato a più riprese in questa rubrica, è che Rrahmani è probabilmente il miglior secondo centrale in circolazione, ma se lo promuovi a capo della difesa diventa un Fideleff con la labirintite. Inutile analizzare dunque le rinnovate doti difensive nel dettaglio, quello che accade di nuovo dopo due anni è che nessuna coronaria è a rischio quando la palla è nella nostra tre quarti, come accadeva ad ogni singola azione dello sciagurato campionato scorso, dove tra stritolamento di coglioni ed altri scongiuri misti con contorno di bestemmie, ogni pallone dalle parti della nostra area era un supplizio.

AVVERSARI: come continuano a ripetere dovunque si parli di campionato da prospettive diverse da quelle del tifo napoletano, la squadra favorita e quella con il parco giocatori di gran lunga più valido è l’Inter e questa resta probabilmente l’unica vera avversaria del Napoli a parte il Napoli stesso. Francamente, nonostante le si vogliano infilare a forza tra le squadre sullo stesso livello, Milan e Juve, per motivi molto diversi tra loro, non sembrano essere nella condizione di reggere il confronto. Il Milan sta vivendo quello che per noi è stato l’effetto Garcia. Un rigetto istintivo nei confronti dell’allenatore da parte della squadra, o quanto meno dei suoi mammasantissima. Come nel nostro caso lo scorso anno, c’è ancora un’iniziale sostegno di facciata da parte dei tifosi che se la prendono con i calciatori, ma presto, salvo improbabili esplosioni di gioco e di risultati, anche i tifosi cominceranno a smaniare e Fonseca finirà defenestrato senza troppi scrupoli tirando automaticamente il Milan fuori dalla lotta scudetto. Come accaduto per Garcia anche il Milan non potrà permettersi un allenatore di prima fascia e quindi continuerà a galleggiare per tentare di conquistare un posto in Champions. Per la Juve il discorso è diverso. Motta ha lo stesso tasso di simpatia per il resto del mondo del calcio che aveva il suo predecessore, ma sicuramente è molto più capace di lui. La squadra è forte ma non è composta da mostri. Koopmeiners è un gran bel calciatore ma non vale i soldi che è costato e non ha i vent’anni che consentirebbero di prevedere una esplosione improvvisa che lo trasformi in un fuoriclasse. Vlahovic è inceppato e non sembra in procinto di stapparsi. Weah non è un top e non lo sarà mai e l’immane nome che porta non aiuterà a cambiare questa propensione. Il giocatore migliore che hanno, Bremer, si rivedrà solo nella prossima stagione e come detto per i nostri, quando il primo difensore centrale è fuori gioco, le difese traballano sempre (vedi gli 0 gol in 6 partite presi con lui in campo e i 7 gol in 4 partite senza di lui). Bene la fascia destra con Cambiaso e Conceicao ma è l’unica nota alta in un contesto che sembra più instabile di quello delle squadre di pari livello, quindi in tutta franchezza, vedere la Juve in testa a fine campionato sembra più roba da tifosi incontinenti che da analisti compententi. L’Atalanta alla decima di campionato ha già tre sconfitte; la media di partite perse a fine campionato dai vincitori dello scudetto degli ultimi 20 anni è di 3,3. Con tutta la simpatia per questa squadra, è improbabile che perda una sola partita nelle prossime 28 (e come non sperare che questo “amen” arrivi già domenica prossima?). Pur se in buona condizione, non sembrano capaci di exploit eclatanti Lazio e Fiorentina, mentre sulla Roma lasciamo ai romanisti l’incombenza di stendere un velo pietoso. Concludiamo riprendendo quanto scritto all’inizio di questo blocco: l’avversario più temibile del Napoli è il Napoli stesso. La rosa è forte, l’allenatore è il migliore del campionato, il DS è molto bravo, il presidente è in stato di grazia e col portafoglio a fisarmonica. Tutti questi ingredienti rendono i tifosi entusiasti e le polemiche smorzate, il che rappresenterebbe una bella ciliegina. Al momento, più che pedalare non si vede cos’altro si possa fare. Tra esattamente 40 giorni capiremo se in questo inizio saremo stati paglia o se saremo tornati ad essere magma.

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