SEGNALI: ancora una volta siamo qui a parlare di una partita che sarebbe potuta terminare in mille modi diversi, più della metà dei quali con un risultato negativo per il Napoli. Una sfilza di botte di culo ha apparecchiato la scena in modo che una delle possibilità più impensate ed insensate la facesse terminare col bottino pieno. Risultato a parte (bugiardo più per i meriti del Parma, davvero sorprendente, che per i pur evidenti demeriti del Napoli, ancora abbastanza giustificabili) abbiamo capito alcune cose fondamentali.
- Buongiorno è imprescindibile. La speranza è che Rafa Marin si riveli presto, perché Rrahmani continua ad avere passaggi a vuoto monstre ed è uno di quelli il cui rendimento stabilmente alto, vale a dire quello necessario a fare botti come quelli di due anni fa, sembra definitivamente compromesso.
- le analisi su moduli e tattiche li lascio ad altri per manifesta incompetenza, ma non posso non notare che caricare Lobotka e Anguissa della copertura dell’intero centrocampo, incentrando sulle fasce il main theme del nostro gioco, genera un affaticamento eccessivo dei nostri due forti centrocampisti e delle praterie preoccupanti in certi frangenti. Non so quale possa essere la soluzione ma temo che schiattarli in corpo non sia quella corretta, o quanto meno la più pericolosa sul lungo termine. Ah già… ma mo’ tenimmo a McTominay e Gilmour
- Abbiamo un attacco della madonna. Se Lukaku non si sguallaréa come alla Roma e al Chelsea e torna ai livelli di tre anni fa, con Neres e Kvara potrebbe formare uno degli attacchi migliori di sempre, di sicuro il migliore di quelli del campionato italiano attuale insieme a quello dell’Inter.
- Conte continua ad essere un pessimo comunicatore (non è mai stato il suo punto forte). Se delegasse questa funzione ad Oriali (cosa che peraltro non credo possa fare per contratto TV), avrebbe maggiori possibilità di dimostrare di valere lo stipendio che prende e noi avremmo finalmente un portavoce autorevole e rispettato da tutti, cosa che non abbiamo mai avuto.
PRE-GIUDIZIO: a mercato chiuso e dopo aver visto in embrione il futuro Napoli di Conte, allo stato tutto grinta e ammuina, non ci resta che provare ad immaginare le conseguenze delle scelte societarie in termini di prestazioni sportive. Il DS non è giudicabile. Con la mappata di denari che gli è piovuta in testa sarebbe stato facile pescare anche con gli occhi bendati e le mani legate, sputando in aria ‘ndocojocojo, tra quelli forti presenti sul mercato. La scelta del centravanti non è dipesa da lui ma dal tecnico e sfido tutti quelli che lo esaltano oggi (me compreso), a dire che hanno fatto salti di gioia e urla di giubilo quando hanno sentito dire per la prima volta che Lukaku avrebbe preso il posto di Osimhen. Il fatto di avere ancora sul groppone alcuni giocatori che sarebbero dovuti uscire all’alba del calciomercato non aiuta sicuramente a sfornare un giudizio positivo sul giovane direttore. Al massimo possiamo darne uno “a pelle” e ci pare che il ragazzo si presenti bene, ma ad ora,
MANNA = SV
L’allenatore si è presentato malissimo con piagnistei preventivi e alibi preconfezionati. Sul campo non poteva e non può ancora essere giudicabile perché è stato stravolto tutto e già sono un miracolo le due vittorie nelle prime tre giornate. Se avesse taciuto e avesse fatto l’uomo, dicendo che azzardare prospettive gloriose o catastrofiche ad Agosto è semplicemente da coglioni, il giudizio su di lui sarebbe stato più positivo. Al momento ci si può limitare a lasciare in sospeso il voto alla parte comunicativa ed a ritenere che col lavoro e con la sua capacità di strizzare i coglioni ai calciatori per ridestarli, si può essere ottimisti. Dunque,
CONTE = 6+
Lo staff di Conte invece sembra, nella sua totalità, molto ma molto sul pezzo. La preparazione atletica ha scricchiolato, come ovvio che fosse, solo nelle prime due uscite con un caldo bestia e i carichi di lavoro da cammelli sahariani. Già negli altri due impegni, ancora sotto la sferza della fornace meteorologica, si è vista una maggiore durata delle batterie e perfino qualcosa che un tempo non molto lontano era la specialità della casa ma che da qualche anno era sparita, e cioè l’abilità di portare a casa le partite nei minuti finali. Certo, Suzuki ha fatto il grosso, ma lo scorso anno dopo la sua espulsione ne avremmo presi due invece di farli. E poi c’è lui, c’è Lele Oriali, uno dei rarissimi casi di bandiere altrui impossibili da non amare. Oriali fa staff da solo. La sua immagine pacata, di poche parole ma sempre giuste, e di contraltare sedativo del suo “capo” isterico sono un qualcosa che dalle nostre parti non si è mai visto e che invece è utile come il pane benché apparentemente il suo ruolo non sia definibile. Vederlo esultare come se fosse stato per una vita il centromediano del Napoli invece che di Fiorentina e Inter è stato impagabile. Ergo:
STAFF = 8
ORIALI = 9
Veniamo alla squadra in quanto organismo, senza esaminare gli individui. Questa visione è quella che consente di fare paragoni più semplici con il blocco compatto dello scudetto fatto di un solo cuore, un solo cervello e 22 piedi capaci di correre danzando e quello dello scorso anno fatto di una marmaglia di singoli slegati tra loro, sia per incapacità di chi li guidava che per il loro totale “crollo della libido” calcistica. L’impressione è che, pur trovandoci gioco-forza in una strada di mezzo, le possibilità che ci si avvicini all’animale azzurro capace di ruggire di nuovo sembra tutt’altro che utopistica. Al netto di qualche pericolosissima scoria di distrazione che ha fatto da leitmotiv lo scorso anno, qualche rivoletto di sangue ha cominciato di nuovo a scorrere dai canini dei nostri. Ora sta al condottiero pompare a bestia la bestia. Per adesso:
SQUADRA = 6 1/2
L’ultimo elemento lo esaminiamo con terza parola del giorno.
CAPOLAVORO: ormai credo si sia compreso che nell’eterna battaglia tra odiatori e sostenitori del presidente, chi scrive si colloca abbastanza saldamente nella posizione dei secondi. Chiaramente, in questa dicotomia ormai inestinguibile e sempre più radicata, trovano posto delle sostanziose migrazioni, di qua o di là, in pieno stile democristiano. Gli estremisti dell’una e dell’altra parte restano piuttosto pochi come accade nella vita politica. La maggior parte migra a seconda delle necessità e delle contingenze. Nell’anno dello scudetto gli odiatori, dopo la figura di merda epocale della campagna A16 dove hanno fatto un rumore assordante ad inizio anno per poi progressivamente sparire per una stagione, più un poco (hai visto mai che le cose andassero bene anche dopo lo scudetto). Trascorso questo “poco” sono ritornati in auge alla grandissima, convinti di essere più forti di prima esaltandosi come avvoltoi, o iene, o sciacalli o, talvolta, come pantegane, sul corpo esangue della loro squadra del cuore ferita a morte. La nuova stagione è iniziata per loro sotto i migliori auspici, ma già hanno cominciato a vacillare quando è arrivata la notizia ufficiale del nuovo allenatore. Non tanto perché Conte fosse indiscutibile, quanto per il fatto che esso incarnava alla perfezione l’allenatore che ADL non avrebbe mai preso perché troppo costoso, troppo bravo, troppo duro caratterialmente e quindi che avrebbe continuato ad essere il perfetto argomento recriminatorio di chi non ha argomenti costruttivi per definizione. Per dire la verità un po’ di foraggio a questi soggetti lo ha dato lo stesso Conte quando ha fatto pubblica rimostranza sulla lentezza del mercato, ma quello è uno dei motivi per cui l’allenatore si è meritato la sufficienza e non qualcosa in più. Ma poi è scattata l’ora X. Nessuno, sono convinto, sa esattamente cosa sia passato nella testa del presidente. Fatico a pensare che abbia rischiato milioni di euro a cànteri solo per togliersi lo sfizio di rompere i coglioni a TUTTI quelli che gli avevano creato problemi nel corso del post campionato. Dal capitano capriccioso e dal suo indegno portatore di zelle, ai calciatori in esubero che hanno cominciato a smadonnare come Folorunsho. Ripeto, sono assolutamente certo che avesse in un modo o nell’altro le spalle coperte perché altrimenti sarebbe stata la sua prima, incredibile, prova di idiozia assoluta, fatto sta che ha sprezzantemente buttato sul tavolo 250 miliardi di lire (per i vecchi come me suona più incisivo come numero). Altro che “pappone caccia il milione”… ma il finalone che merita l’Oscar, il Nobel e lo Zecchino d’Oro messi insieme è quello che ha fatto con quell’asino biondo e col suo spacciatore di contratti, afferrando i testicoli di entrambi, mettendoli a capa sotto ed esponendoli al pubblico ludibrio. Una cosa tanto catartica che perfino l’A16 più ottuso non può non aver goduto per qualche frazione di secondo. Dopo aver provocato all’ingrato e ai suoi accessori una dissenteria irrefrenabile, ha proceduto col tocco finale. Ti mando a giocare a pallone in culonia alle mie condizioni e solo se rinnovi per un anno. Come chiamare tutto ciò se non CA-PO-LA-VO-RO???
Presidente = 10 e lode