Scrivo queste righe ben prima che il Napoli giochi contro la Lazio proprio per non essere condizionato nell’affrontare i temi “mercato” e “futuro”, strettamente collegati tra loro, dal risultato della partita che gli azzurri giocheranno (hanno giocato, ndr) contro la squadra di Inzaghi. Perché il Napoli, per la prima volta in stagione, giocherà senza i suoi top player, Koulibaly, Allan e Insigne, fermi per squalifica. Trecento milioni di euro, o giù di lì, messi giocoforza in cassaforte per la prima di ritorno, ma la cui assenza servirà anche a testare e capire meglio la forza, la personalità, il carattere e lo spessore, tecnico e tattico che potrà (potrebbe, ndr) avere in un futuro prossimo la squadra, se priva dei suoi elementi migliori e più rappresentativi. E poiché non amo guardare indietro, ma preferisco piuttosto guardare avanti, queste considerazioni preferisco farle serenamente evitando di essere preso da rabbia da tifo in caso di sconfitta o da precoce esaltazione in caso di vittoria.
Tre assenze, tre, importantissime, perché si tratta di giocatori nel pieno della maturità ed ancor di più perché sono tre bandiere del Napoli che ci invidiano molti dei top club europei che hanno già fatto proposte milionarie alla società, per ora tutte rispedite ai mittenti. La domanda, però, visto che siamo in pieno mercato invernale, sorge spontanea: che futuro ha in serbo il Napoli-società per loro e loro che futuro vedono nel Napoli se allettati da ingaggi milionari, doppi rispetto agli attuali? Domande da porsi e su cui riflettere perché oltre alla necessità di blindare i 3 di cui sopra, bisogna pure considerare che giocatori come Albiol va verso le 34 primavere, Mertens e Callejon 32, Hamsik idem e quindi si tratta di giocatori avviati lentamente ma inesorabilmente verso la parabola discendente di carriera, magari da chiudere trovando l’ultimo ricco ingaggio in America, Cina o piuttosto nei paesi arabi. Un problema per la società, che ha necessità di un restyling reale e non più procrastinabile, ma soprattutto per Ancelotti in vista della stagione 2019-2020.
Ma come, potrà obiettare qualcuno, ancora non s’è chiusa la sessione invernale di questo mercato e c’è tutto un girone di ritorno da giocare e questo “folle” già pensa alla prossima stagione? Osservazione giusta se però non ci fosse già stato qualche segnale di rifiuto netto, da parte di più di un giocatore, italiano ma anche straniero, nel prendere in considerazione la “scelta” Napoli per il prossimo futuro. E così, mentre la Juventus sta facendo razzia di talenti in Italia e in Europa sta “prenotando” con consensi pieni top player dei club più blasonati a livello mondiale, mentre Inter, Milan e Roma stanno pian piano programmando il futuro, assestando le società e le rose per tornare competitivi ai massimi livelli, il Napoli sembra ancora in standby, a sfogliare la margherita del “questo sì, questo no”, perdendo spesso di vista obiettivi importanti per migliorare la competitività non solo in Italia ma anche e soprattutto in Europa dove sempre più andrà a parare questo calcio ormai più business che gioco. Il “No” di Barella, ad esempio, è scioccante se si considera che si tratta di un talentuoso “ragazzino” di 19 anni che gioca in una squadra di seconda se non di terza fascia che ha rifiutato, gentilmente ma decisamente, l’offerta della seconda squadra italiana dell’ultimo quinquennio! È evidente che qualcosa non funziona nelle logiche di questo mercato ma, forse, anche nella capacità del Napoli-società di essere credibile come progetto. Ancelotti s’è accorto di qualcosa? Ha già programmato e progettato il futuro con De Laurentiis? Ma soprattutto ha avuto risposte adeguate e certezze dal presidente? È abbastanza semplice affermare, come ha fatto: “Non temo di perdere Allan perché la società ha intenzione di rimanere competitiva”. Qui non si tratta più di riuscire a blindare e non far partire (leggasi: vendere!) i top player della squadra, ma di acquistarne almeno tre (1 difensore, 1 centrocampista, 1 attaccante) che facciano lievitare esperienza, tasso tecnico e personalità di una “rosa” che, allo stato, può contare solo su 7 elementi in grado di crescere ancora, oltre ai 3 già citati, e su altri 6/7 elementi di buon livello ma solo di “contorno” alla torta, ancora tutta da finire e “senza ciliegina” come Liverpool ha ampiamente dimostrato. Perché, diciamolo francamente, a questo Napoli serve gente entusiasta, con gli attributi ma soprattutto con la mentalità vincente, perché ha già vinto e sa come si fa.
Ben vengano i vari Lobotka, Lozano, Darmian, Almendra e Dolberg, ma ad Ancelotti occorrono giocatori nella piena maturità, con grande autorevolezza in campo e fuori e consapevoli delle proprie capacità di leader. In questo momento l’unico elemento si cui puntare si chiama Carlo Ancelotti ed è su di lui che, a mio modo di vedere, punto forte perché il club e con esso la squadra possa fare quello step decisivo per poter vincere nel breve come lui stesso ha dichiarato, affermando: “Sento che ci manca poco per vincere”. Speriamo sia vero… E che, a differenza di Benitez e Sarri, Ancelotti, di cui Aurelio De Laurentiis ha sottolineato la diversità di modi e di pensiero calcistico con i suoi predecessori, convinca il presidente a rischiare “quel poco” che manca per vincere… qualcosa. Diversamente Carlo Ancelotti, rilanciatosi alla grande a Napoli e col Napoli, potrebbe decidere di fare buon viso a cattivo gioco (leggasi: presidente!) ed aspettare giugno per liberarsi senza clausole o penali e tornare in Premier o in Liga per vincere realmente! P.s. Spero che il Napoli, anche senza i suoi top, abbia vinto bene contro la Lazio senza dover vincere per tre volte la partita come contro il Bologna…