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Zona rossa? Si fa per dire

A Napoli pochi controlli, ha ragione De Luca a protestare. I più giovani appaiono poco consapevoli

Certo lo sceriffo De Luca non ha più lo smalto della prima ondata, quando con lo spauracchio del lanciafiamme conquistò la ribalta mediatica nazionale e impose un ferreo lockdown ad una popolazione universalmente poco disposta a seguire regole di qualsiasi genere. L’immagine del De Luca della seconda ondata è, diciamocelo francamente, un po’ offuscata. A settembre, distratto anche dalla campagna elettorale, s’è fatto trovare impreparato sul fronte trasporti, s’è beccato un’ispezione perché i dati che la Regione forniva ogni giorno al Ministero non erano chiarissimi, ha minacciato chiusure ferree, salvo a fare precipitosamente marcia indietro (in seguito agli incidenti di piazza).

Insomma non sempre è apparso lucido e determinato come nel primo round della pandemia.
Lo scivolone sull’acquisto del vaccino Sputnik è di queste ore. E insiste, imperterrito, nonostante che sia chiaro a tutti che le regioni comunque non abbiano alcuna possibilità di procedere autonomamente, visto peraltro che tutto il procedimento è stato dagli Stati aderenti affidato all’Ue. E a chi glielo fa notare, con la supponenza che gli è solita ribatte: “Scemenze”.
Ci mancherebbe che ogni regione potesse far di testa sua anche nell’approvvigionamento dei vaccini. Dopo tutti i guai che hanno combinato durante quest’anno di emergenza Covid figuriamoci cosa potrebbe accadere se ognuna avesse la possibilità di fare la spesa in ordine sparso, credendo così di poter sconfiggere meglio e più tempestivamente l’epidemia. Come se il virus limitasse la sua circolazione ad una regione piuttosto che ad un’altra e dovesse tener conto dei confini amministrativi che l’uomo nel corso dei secoli ha posto sul pianeta.

Ma torniamo più direttamente a De Luca. Seppur appannato di cose giuste continua a farne e a dirne. Non gli si può contestare il trend delle vaccinazioni. La Campania sta procedendo spedita, seppur con qualche defaillance organizzativa manifestatasi soprattutto alla Stazione Marittima. Prendiamo ad esempio i suoi ripetuti proclami contro i mancati controlli da parte delle forze dell’ordine. Napoli è da quasi un mese in zona rossa. Ma nessuno, diciamo nessuno, se ne è accorto. Ha ragione il governatore a parlare di “zona rosé”. Da queste parti è accaduto di tutto e si è avuta netta la sensazione che in gran parte della popolazione è venuto a mancare principalmente il “metus”.
Questo Coronavirus, a dispetto dei morti e del numero impressionante di contagi, spaventa di meno, soprattutto i giovani. Per loro la mascherina è divenuta un optional. Hai voglia di dire che la variante inglese li becca sempre di più, che l’età media degli infettati è scesa terribilmente. Il Covid ormai, ai loro occhi, appare come poco più di una fastidiosa influenza, non intendono rinunciare alla socializzazione spinta. Baretti chiusi? Nessun problemi, assembramenti spontanei nei luoghi di incontro più disparati, uno addosso all’altro e rigorosamente senza mascherina. L’assalto allo scoglione di Marechiaro di domenica scorsa è un caso clamoroso. Ma ne potremmo citare a decine. Vale per tutti quello degli spazi antistanti la stazione della metro di Salvator Rosa. Assembramenti di tutte le età, fumo a gogò, partitine di pallone e mamme felici di far scorrazzare i loro bambini i mezzo a questo caos nel quale il virus è sicuramente andato a nozze.
Non si è vista mai una pattuglia, non diciamo per identificare e multare, che sarebbe il minimo, ma nemmeno per intervenire e tentare di dissuadere. Il top della sfida impunita si è registrato però al Centro Direzionale dove ogni giorno, prima del calar delle tenebre, si radunano nello spiazzo antistante gli Uffici giudiziari una trentina di ragazzi, che si dividono in squadre, delimitano le porte e danno vita a veri e propri match di calcio. Com’è possibile che tutto ciò accada davanti ad uffici che dovrebbero essere presidiati e comunque a poche centinaia di metri da un posto di Polizia? Quesito che abbiamo già posto su queste colonne e al quale non abbiamo avuto risposta.
Questo interrogativo specifico ne fa scaturire un altro più generale e inquietante: ma oggi Draghi e ieri Conte quando ascoltano il Comitato tecnico scientifico e decretano zone rosse e chiusure si sono mai resi conto che le loro norme nei fatti sono solo virtuali? Se ne avessero avuto la percezione non si sarebbero mai sbilanciati, come hanno fatto e continuano a fare in previsioni sull’immunità di gregge.

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