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Un lungomare non liberato

Manfredi ha deciso: sarà portato a termine il vecchio progetto di De Magistris. Un’occasione sprecata

De Magistris ai tempi d’oro della bandana lo aveva innalzato a simbolo della sua rivoluzione. All’improvviso, dalla mattina alla sera, chiuse al traffico via Caracciolo e parte di via Partenope. Il “lungomare liberato” divenne il suo slogan preferito. Quell’iniziativa in qualunque altra parte del mondo, gratificata dalla possibilità di avere una bella strada a stretto contatto con la costa, sarebbe stata un’iniziativa affascinante e meritoria. Ma ben presto agli occhi attenti degli osservatori non sfuggì che chiudere senza aver attrezzato adeguatamente il litorale con luci, panchine, e con un arredo urbano consono era un non senso. Un azzardo. E infatti il lungomare fu liberato dalle auto, ma non fu liberato dall’angoscia. Perché al calar delle tenebre, dal lunedì al giovedì si trasformò (ed ora rischia di ritrasformarsi) in un luogo surreale, immerso nel silenzio più cupo e nell’oscurità. Un colpo al cuore per i tanti turisti che sbarcavano a via Caracciolo credendo di trovarvi i colori, l’effervescenza e la fantasia dei napoletani. E l’abbandono fu reso ancor più lugubre dai lunghi mesi di lockdown e di zona rossa, con i ristoratori chiusi o parzialmente aperti e quindi non più in grado di assicurare un minimo di presenza umana e di vita.
La chiusura della Galleria Vittoria indusse a malincuore l’ex sindaco, proprio alla fine del suo mandato, a ridare vita al lungomare. Ed ora il subentrato Manfredi, dopo un’iniziale apertura, appare orientato, invece, a sposare in pieno il progetto che aveva avviato il suo predecessore. Pista ciclabile e due corsie carrabili, marciapiede fruibile solo sul lato mare, uno spazio per bar e ristoranti ridotto rispetto a quello a disposizione oggi, wi-fi libero.

Sarà così il “nuovo” lungomare di via Partenophe, tratto del lungomare di Napoli a ridosso di Castel dell’Ovo con vista su Posillipo da un lato e Vesuvio e Capri dall’altro, secondo quanto previsto appunto dal progetto approvato dall’amministrazione de Magistris e che Edoardo Cosenza, assessore alle infrastrutture e alla mobilità della giunta comunale ha definito “un bel progetto”. Un bel progetto? Ma basteranno un po’ di spazio in più giustamente recuperato all’invadenza dei ristoratori e il wi-fi a ridare vita al “lungomare più bello del mondo”? Da sole queste due innovazioni certamente no.
Non a caso una decisione definitiva e particolareggiata ancora non è stata presa. Fiducioso appare il presidente della Commissione Mobilità del Comune Nino Simeone: “Il tema del lungomare di Napoli è un tema che riguarda tutti i napoletani e questa Amministrazione insieme alla Commissione Mobilità che mi onoro di presiedere, stanno dimostrando grande senso democratico, coinvolgendo tutte le associazioni di categoria, residenti, associazioni ambientaliste e comitati civici, cosa che in passato non è certamente avvenuta. Si dovranno fare scelte coraggiose, nell’interesse di tutti, superando le posizioni ideologiche che ci sono in campo”.
Scelte coraggiose, ma anche razionali. Con il ritorno alla normalità, che significa liberazione dal Covid, prevedibilmente il traffico riprenderà a mordere anche il litorale e non si capisce perché nei giorni appunto che vanno dal lunedì al giovedì, non si debba dare sfogo ai presumibili ingorghi utilizzando le due corsie carrabili del progetto. E magari creando una terza corsia per la sosta, con strisce blu presidiate e sottratte al controllo dei parcheggiatori abusivi. Utili per le disastrate casse del Comune e vantaggiose per i clienti dei ristoranti. Senza questi accorgimenti e senza gli interventi sull’arredo e sulle luci che il “bel progetto” non sembra prevedere, torneremo a confrontarci con la strada più mitizzata della città abbandonata nella più nera desolazione. Salvo a trasformarsi, nel fine settimana, in una sorta di grande sagra paesana, costellata di chincaglierie dei vu cumprà e di banchetti con zucchero filato. Che tristezza!

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