Il terzo posto non può diventare il punto di arrivo per una società ambiziosa e per tifosi appassionati
Sarà il Milan o l’Inter a fregiarsi del triangolino tricolore ai tifosi del Napoli interessa poco. La delusione, nonostante il terzo posto e la qualificazione Champions blindata da mesi, per il tifo azzurro resta grande convinto com’è dell’irripetibile occasione persa di una vittoria gettata al vento per i passi falsi contro Fiorentina, Empoli e il pari casalingo contro la Roma. A ben vedere sono altre le partite cui si potrebbe recriminare: Empoli e Spezia al San Paolo e la trasferta di Sassuolo con rimonta clamorosa e terminata in parità grazie all’intervento del Var.
Le milanesi alla lunga hanno avuto la costanza e la forza di una continuità di gioco e di una fisicità superiori alle avversarie che hanno consentito a Pioli e a Inzaghi di giocarsi lo scudetto fino all’ultima giornata sostenute e supportate da un’organizzazione ed una struttura societaria di primo ordine.
I numeri, d’altra parte, non mentono mai e il campionato nel campionato, cioè gli scontri diretti tra le prime otto della classifica, dice chiaramente: Milan primo con 30 punti, Inter seconda con 24 e Napoli terzo con 22 punti conquistati, mentre la Juve è quarta con 18 punti… In pratica la stessa classifica che avremo dopo le 38 giornate di gare.
Dunque, niente di nuovo sotto il sole, anche se in vista del prossimo mercato nessuna squadra si sente perfetta, nemmeno Milan ed Inter che chiuderanno in testa.
I tempi sono cambiati rapidamente anche a causa di crisi – due anni di pandemia, la guerra ai confini d’Europa – che modificano tante abitudini, anzi dovrebbero modificarle. Perché il calcio sembra ancora voler vivere su un altro pianeta fregandosene di sacrifici e restrizioni nonostante le correzioni gestionali annunciate da taluni presidenti e in qualche caso già messe in atto con la cessione all’estero di campioni superpagati (vedi Cr7 dalla Juve al Manchester United, Lukaku e Hakimi dall’Inter al Chelsea e al Psg). Da gennaio, infine, la notizia per i tifosi azzurri dell’addio di Insigne al Napoli per la volontà del presidente De Laurentiis di abbassare il monte ingaggi ed essere parsimonioso per gli acquisti. Sembra, insomma, che il Napoli della prossima stagione nascerà sotto il segno del risparmio finanziario, a sentire quello che ha ribadito Adl anche nella conferenza di presentazione del ritiro di Dimaro. Ed è questo che preoccupa i tifosi, alcuni gruppi dei quali si sono spinti a contestare con striscioni di dubbia moralità e valenza tecnica presidente ma pure allenatore. Che il padre-padrone del Napoli non sia molto amato vista la sua capacità di vincere solo gli “scudetti” finanziari e del virtuosismo economico ma non quelli sul campo, è cosa nota. Ma che Spalletti, dopo il buon lavoro svolto e la posizione Champions acquisita in pratica sin dalla prima giornata e mai messa in discussione non sia ancora entrato nella testa e nel cuore dei tifosi, crea dubbi e perplessità per il prossimo futuro. Anche perché il tecnico toscano ha detto chiaramente che servono giocatori forti per irrobustire in ogni senso la rosa mentre De Laurentiis ha più volte sottolineato che a fronte di adeguate offerte nessun azzurro è incedibile. Spalletti ha chiesto più o meno esplicitamente la conferma di Ospina, Koulibaly, Anguissa, Di Lorenzo e anche di Mertens, lasciando alla volontà altrui l’eventuale cessione o permanenza di Osimhen. La sensazione è che questa volta Adl di fronte a 100 milioni offerti per il nigeriano, difficilmente si comporterà come fece con Koulibaly di fronte alle proposte di diversi top club europei. Crediamo, insomma, che non sarà l’anno zero o rifondazione totale, ma sicuramente un rinnovamento abbastanza profondo con la ricerca di giovani di buon livello sull’onda di un progetto di più ampi orizzonti per una squadra che deve rimanere nel giro europeo. Operazione di rinnovamento che risulta, tuttavia, complicata perché le risorse finanziarie non sono straordinarie e la campagna acquisti sembra inevitabilmente condizionata dalle cessioni, difficile comprare senza prima “fare cassa”. Tuttavia la sfida è stata lanciata e sollecita l’impazienza dei tifosi insoddisfatti che avvertono l’esigenza di una squadra “robusta” per la Champions. A De Laurentiis e Giuntoli il compito di consegnare a Spalletti una squadra competitiva, fisicamente adeguata con personalità e cazzimma (come piace dire ad Adl, ndr) da vendere.
Toccherà a Spalletti darle forma, idee e qualità di quel gioco intravisto a tratti in questa stagione. Sperando che i due vadano davvero d’accordo per il bene del Napoli. Ai tifosi, infine, dopo il buon campionato da 7 e non certo da 5 il compito di far tornare il Maradona come il vero fortino della squadra. I soli 36 punti conquistati in questa stagione, appena dopo i 33 punti della stagione 2019/2020, quella dell’addio di Ancelotti e dell’arrivo in corsa di Gattuso, sono stati infatti il risultato più basso dalla stagione 2011/2012, quando Mazzarri ottenne gli stessi punti ma con un Napoli infinitamente più debole tecnicamente ma forte assai nel carattere e nel cuore. Tutti uniti, società, squadra e tifo per sfatare il mantra di Sacchi che nel 2015 per commentare il flop azzurro di Benitez dichiarò ad AS papale papale: “A Napoli Benitez non ha trovato una situazione facile perché è la città che non ha mentalità vincente. E la squadra non ha mai vinto niente di importante. Lavorare in un ambiente così è difficile”. Adl-Spalletti, a voi la possibilità e la volontà di smentire uniti il Righetto nazionale che con Napoli e il Napoli non è mai stato tenero per lo scudetto perso nel 1990.