Gioiello della Nazionale di Mancini, il capitano azzurro ridimensionato dall’offerta di De Laurentiis
Vedendo numerose gare dei gironi di qualificazione ai mondiali catarioti del 2022, la prima domanda che mi sono posto è stata: in quali condizioni fisiche e mentali arriveranno i giocatori dopo aver disputato praticamente due stagioni senza interruzioni? E sì, perché di gioco e spettacolo se n’è visto davvero poco ed anche le grandi hanno stentato se non addirittura perso contro formazioni ben più modeste.
in questo senso, l’Italia, senza brillare moltissimo ha tuttavia iniziato nel migliore dei modi il suo cammino verso il Katar. Tre vittorie in tre gare disputate, 9 punti raccolti e 6 reti realizzate senza averne subita alcuna. Mancini ha allungato il suo record d’imbattibilità portandolo a 25 partite, raggiungendo Lippi ma soprattutto ha dimostrato con un coraggio davvero sconosciuto ai tecnici del nostro campionato che l’idea del gioco, se ben spiegata, può essere addirittura più importante della tattica. Riprendo perciò un tema che ho toccato appena qualche settimana fa sulle colonne di questo giornale quando scrissi delle difficoltà delle nostre squadre di club in Europa, dopo che tutte erano state eliminate dalla Champions e dall’Europa League eccetto la Roma che ha un allenatore straniero, il portoghese Fonseca. Perché viene spontaneo chiedersi come sia possibile che una selezione di giocatori, molti dei quali eliminati in Europa con le proprie squadre di club riescano a comportarsi e a giocare da squadra in nazionale. Perché, inutile girarci attorno, anche quando non brilla per velocità di manovra e intensità, la selezione di Mancini, a ben vedere, è l’unica che ha valori e gioca un calcio europeo di ampio respiro. Il merito è soprattutto di Mancini che, anche nell’ultima gara contro la Lituania, pur mandando in campo una squadra completamente nuova rispetto alle due precedenti, ha chiesto ai vari Toloi, Bastoni, Bernardeschi di mettere la stessa personalità dei titolari. Ed infatti, anche cambiando gli interpreti la squadra ha giocato cercando la profondità e sfruttando le corsie esterne per creare una manovra efficace. I limiti, come detto, ci sono stati per le ragioni che hanno fatto soffrire un po’ tutte le nazionali, ma resta il fatto che anche con nove undicesimi diversi, l’idea di gioco, la filosofia di Mancini resta preponderante rispetto a quella del risultato a tutti i costi ed è così che è nata una nazionale che è, fortunatamente, espressione reale del patrimonio pedatorio italiano ma non rispecchia affatto quello che i club dimostrano nelle competizioni continentali.
In tale contesto non va taciuta l’importanza di Insigne al quale Mancini ha destinato la maglia numero 10. Una maglia “pesante” e di grande responsabilità che il capitano del Napoli sta onorando e meritando con prestazioni sempre all’altezza. Sia contro l’Irlanda del Nord che contro la Bulgaria dai suoi piedi sono venuti gli assist vincenti, confermando, ove mai ce ne fosse ancora bisogno, di essere il talento più puro del nostro calcio. E ci sembra strano che un giocatore così importante non solo in Nazionale ma anche nel Napoli abbia ricevuto una proposta di rinnovo contrattuale a cifre addirittura inferiori rispetto a quelle dell’attuale contratto in scadenza a giugno 2022. A 30 anni, nel pieno della maturità psico-fisica, con una stagione sin qui disputata che forse è stata la migliore per continuità e spirito di sacrificio, ripagata anche con un buon numero di reti, Lorenzo e il suo procuratore si son visti recapitare da De Laurentiis un’offerta quadriennale a 3 milioni a stagione, bonus compresi. Un contratto da buon giocatore, niente di più e niente di meno, per un talento vero che deve redditivizzare al massimo quello che sarà sicuramente l’ultimo importante contratto della sua carriera. Ridicolo se non offensivo per Lorenzo il Magnifico.
C’è una volontà della proprietà a non rinnovare o è una strategia in attesa dell’esito del campionato?
Di questi tempi tra Kafka e Pirandello il gioco delle parti è spesso fatto surreale, considerato che il Covid è ormai entrato a far parte del nostro quotidiano. Certo che dopo i “casi” Milik, Hysaj e Maksimovic sarebbe il massimo se anche Insigne si liberasse a parametro zero. O il ridimensionamento già programmato interesserà anche la cessione del talento di Frattamaggiore? E allora la domanda sorge spontanea: Che Napoli vedremo nella prossima stagione? Ma soprattutto: chi vorrà mai accomodarsi su una panchina che è una graticola con un presidente in continua… eruzione post Covid?