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Come tutelare il nostro “oro blu”

Iniziativa per la candidatura Unesco delle acque sorgive del Golfo a “patrimonio dell’Umanità”. I dati, le ipotesi

“Facile aprire il rubinetto ed avere a disposizione una delle acque più pregiate, più controllate d’Italia. Ma ciò richiede un grosso sforzo tecnico, una gestione complessa”, ed è proprio per sensibilizzare i cittadini su questo bene prezioso – del quale non tutte le popolazioni del mondo fruiscono, e che a volte noi diamo per scontato, al punto di sprecarlo – che il presidente di ABC (acqua bene comune), Alessandra Sardu, in occasione della Giornata mondiale dell’Acqua ha deciso di aprire al pubblico alcuni dei siti più importanti, quali le sorgenti del Serino e il serbatoio dello Scudillo.
Acqua potabile. E acque minerali, delle quali il nostro territorio è ricco… Sempre il 22 marzo alla Galleria Borbonica un “comitato promotore” di associazioni e studiosi tra i quali l’architetto Giulio Pane e il geologo Riccardo Caniparoli (e al quale ha aderito anche il dottor Luigi Carbone presidente della commissione cultura del Comune) ha presentato una proposta per la candidatura Unesco affinchè le antiche sorgenti napoletane siano riconosciute “patrimonio mondiale dell’Umanità”. Un patrimonio – unico – di acque dalle più varie qualità terapeutiche (per le differenti caratteristiche organiche, organolettiche, nutritive, curative), “la cui scoperta risale a tremila anni fa, ed è probabilmente tra le ragioni che spinsero i greci a scegliere la nostra terra “, ricorda Antonio Pariante del Comitato Portosalvo: “Quando approdarono all’isolotto di Megaride, furono colpiti da quelle acque che scendevano dal Monte Echia…”. Unicità. Storicità. Costume (l’acqua suffregna, spesso venduta nelle “mummare”, creava un indotto economico). Incidenza sulle opere di alta ingegneria idraulica delle città del Golfo.
Fiumi sotterranei che vanno dal Vesuvio ai Campi Flegrei, “acque dei miracoli” rese tali proprio dai terreni vulcanici.

Acque spesso invisibili, che a volte dimentichiamo, e che in tal caso ci si possono rivoltare contro, trascinando via il terreno e determinando distruzione. “Quando le vai a deviare, a compromettere, nel sottosuolo si formano dei bacini naturali, delle vasche, che mettono a rischio gli edifici sovrastanti”. Un esempio recente? Quello del cimitero di Poggioreale, dov’erano state deviate le acque lungo il percorso dei treni del metrò; e s’è determinato un effetto diga per cui dalla collina del Paradiso ci sono stati allagamenti e cedimenti del sottosuolo (il “Monumentale” è ancora off limits dal 5 gennaio).
Acqua da bere, per l’agroalimentare, per le fabbriche… Secondo l’Istat nel 2018 in Italia ci sono state perdite di acqua potabile del 42% di quanto immesso in rete, a causa delle cattive condizioni dei tubi. E in Campania si parla del 35%. Intanto avanza la siccità. Soluzioni? Il risparmio idrico e la realizzazione di bacini per accumulare l’acqua piovana in inverno quando è in eccesso. Rifare la rete idrica, anzi due, separando l’erogazione di acqua potabile da quella per altri usi. Depurazione e riciclaggio delle acque reflue, già utilizzate. E vigilare affinché le multinazionali non mettano le mani sul nostro ”oro blu”.

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