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Ansaldo e il mitico re degli scoop

Quando il direttore del Mattino chiese a Salvatore Maffei di tradurgli le parole di Truman

Quando Giovanni Ansaldo arrivò al “Mattino” si capì subito che in pochi sarebbero stati ammessi alla sua corte. Il direttore ligure seguiva le vie gerarchiche (vicedirettore, redattore capo, capo cronista…) per i rapporti con la redazione. Senonché, in occasione dell’incontro con Harry Truman, si avvicina con fare cordiale a Salvatore Maffei – che aveva lasciato da 4 anni “Il Mattino” – e l’invita a sedersi accanto a sé. Aveva visto che scambiava qualche parola in inglese con l’accompagnatore dell’ex presidente Usa (viaggio in Europa del 1956). Truman esordisce con una battuta, suscitando una risata collettiva. “Che cosa ha detto?” domanda, serio, Ansaldo a Maffei… Ecco spiegato il motivo della tardiva affabilità: non conosceva l’inglese.

Il divertente aneddoto su uno dei più grandi giornalisti del Novecento è venuto fuori in occasione del convegno-mostra per i 50 anni dalla morte del direttore per antonomasia del Mattino, organizzato, proprio da Salvatore Maffei, all’Emeroteca Tucci (nel Palazzo delle Poste in piazza Matteotti) – della quale Maffei è presidente – dove ora c’è una sala dedicata al poliedrico e prolifico giornalista (scrisse su oltre 100 testate) arredata con la libreria ch’egli si fece costruire quando arrivò a Napoli per dirigere il Mattino (1950-1965), donata all’Emeroteca dai figli.
“Il Mattino” riprendeva le pubblicazioni dopo sette anni di silenzio dal 1943 (all’indomani della Liberazione il comando alleato aveva chiuso il “Roma”, “Il Mattino” e “Il Corriere di Napoli” per la loro connivenza col fascismo concentrandoli ne “Il Risorgimento”). Era stato De Gasperi, col beneplacito di Croce, a volere Ansaldo direttore. Un personaggio controverso (1895-1969) ch’era stato battagliero antifascista e poi come tanti altri (Biagi, Bocca, Bontempelli, Longanesi, Montanelli…) per un breve periodo fascista (nel 1936 direttore de “Il Telegrafo” dei Ciano) ma sempre pagando di persona (arresti, confino, campo di concentramento) in un arco di vita comprendente tre esperienze belliche (conflitto 1915-18, in Africa nel 1935, in Dalmazia nel 1944). Senza rinnegare il passato, Ansaldo accettò l’incarico mettendo bene in chiaro che non avrebbe tollerato condizionamenti.
E con Napoli fu subito amore, un processo di identificazione tra la città e il Mattino che non avrebbe più avuto eguali. Erano i tempi di accese battaglie tra la sinistra e il partito monarchico di Lauro. Il Mattino teneva una linea centrista. Non v’era professionista che non leggesse gli editoriali di Ansaldo, che poi erano argomento di discussione. Fu quello il periodo di maggiore “influenza” del Mattino, in felice sintonia con i lettori.
L’opera omnia di Ansaldo è solo parte dei tesori racchiusi nell’Emeroteca Tucci fondata nel 1907 per esigenze professionali dal Sindacato giornalisti corrispondenti e, dopo varie traversie, salvata e arricchita grazie “alla raffinata competenza e al tenace spirito di servizio pubblico di Salvatore Maffei, maestro di giornalismo militante e cultore della memoria” nonché tecnico del diritto: nelle motivazioni dei Premi a lui assegnati, se ne evidenzia “la schiva generosità”. Il re degli scoop. Laurea in Giurisprudenza, ha lavorato anche per i quotidiani “Roma” di Napoli , “La Nazione” di Firenze, “Il Resto del Carlino” di Bologna occupandosi a lungo di cronaca giudiziaria. Figura autorevole del giornalismo nazionale.
Sulla mostra e sul convegno (relatori Ermanno Corsi, Ernesto Mazzetti, Francesco Palmieri) c’è ora un bel catalogo a cura di Maffei e della collega Stefania De Bonis, responsabile delle comunicazioni presso l’Emeroteca Tucci: una monografia fuori commercio ricca di immagini rare. L’Emeroteca, che svolge un servizio gratuito per la consultazione dei giornali, funziona anche in questo periodo (il Dpcm lo autorizza) ma con ingressi contingentati e prenotazioni via email. Lo staff risponde alle mail, che sono aumentate, e si fanno anche consulenze online.

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