Seconda tappa nel viaggio alla scoperta della storia della nostra città dalla fondazione ad oggi
Una terra baciata dagli dei: a Nord alture imponenti che proteggevano dai venti, a Sud lo scenario di uno splendido mare, ad Est il misterioso pennacchio del Vesuvio e ad ovest i fertili Campi Flegrei .
Napoli diventò così tra le città più importanti e floride della Magna Grecia, grazie agli scambi commerciali continui con Atene e grazie al suo ruolo guida assunto esercitando anche una notevole influenza culturale sulle popolazioni circostanti tanto da divenire il centro della filosofia epicurea la cui etica era quella di permettere all’uomo di raggiungere la felicità aiutandolo a liberarsi dalle sue paure e ad attenuare il suo senso di precarietà e incertezza che derivava dalla sua condizione storica, politica e sociale.
La nascita di Neapolis si ritenne opportuno, simbolicamente, datarla il 21 dicembre 475 a.C. in quanto coincidente, per il mese e per il giorno, con il solstizio d’inverno, consuetudine, per i popoli antichi, di far combaciare la costruzione di un tempio o di una città, con i beneauguranti fenomeni astrali.
Non si hanno notizie certe sulla Napoli antica, molto probabilmente fu una Repubblica Aristocratica governata da due arconti coadiuvati da un consiglio di nobili mentre il popolo era organizzato in “Fratrie” specie di confraternite, i cui componenti pensavano di discendere da un comune capostipite e si sentivano perciò legati da vincoli “fraterni”.
La lingua parlata, ovviamente, era il greco così come i riti, gli usi e i costumi e l’architettura: i templi, il teatro, l’ippodromo, l’odeon ed altri edifici di culto, di pubblica utilità e divertimento.
Il centro della vita cittadina era rappresentato dall’attuale via dei Tribunali e precisamente da piazza san Gaetano dove, seppur rimaneggiate, continuano a testimoniare il glorioso passato colonne e mura; quelle in piazza Bellini acquisiscono notevole importanza perché, sottoposte rispetto alla strada attuale, confermano come Napoli si sia sviluppata nei secoli “stratificandosi” come in una sorta di civiltà sovrapposte: la greca soppiantata da quella romana e quella romana sottoposta dalle successive dominazioni.
L’impianto urbanistico di Neapolis, così come per altre importanti città dell’epoca, progettato dall’architetto greco Ippodamo di Mileto, era stato concepito a griglia: tre grandi strade, da est verso ovest, dette “decumani”, intersecate da altre strade, tra nord e sud, chiamate “cardines”.
L’importanza che man mano assunse Neapolis, la cui posizione strategica era un valore aggiunto, non sfuggì ai due popoli bellicosi che si affacciarono prepotentemente sulla scena di quei tempi: i Sanniti ed i Romani che si contesero, infatti, la città. Scenario che vide la vittoria dei romani nel 326 a. C. Il popolo napoletano era un popolo pacifista che pur dotandosi di spesse mura difensive formate da blocchi di tufo che circondavano la città (e che ,in corrispondenza delle principali strade della città, avevano dei varchi o porte d’ingresso) e pur essendo guerrieri per genetica, non vollero impegnarsi in attività di offese e guerre potendo contare sulla salubrità e sul benessere economico che le ricche terre ed un sapiente commercio riuscivano a garantire, quindi non risposero alle dichiarazioni di guerra. Accettarono, invece, la “Confederazione” con Roma che consentiva loro di conservare pressoché inalterati i loro privilegi e la loro autonomia ma soprattutto la forte identità che già si era saldamente radicata. Questa resa pacifica convenne anche ai romani che, perdutamente innamorati della civiltà greca, attinsero a piene mani per arricchirsi culturalmente conferendo alla città di Napoli il ruolo di mediatrice ed ispiratrice.