antica passione
Alcuni degli oggetti in vendita nei negozi “Scaramanzia”

La curiosità. In via Carlo Poerio e in via Duomo le botteghe dell’architetto Massimiliano Santangelo tra sacro e profano.

Abracadabra… ed ecco un elefante con la proboscide rivolta verso l’alto spuntare tra la cattedrale e il museo Madre. Per la precisione, al civico 119 di via Duomo, negli spazi limitati, ma carichi di suggestioni di “Scaramanzia”. Un negozio unico, sospeso tra il sacro e il profano, dove è possibile trovare esclusivamente oggetti autentici di manifattura artistica e d’autore. Tra questi, appunto, elefantini simbolo di bontà, prudenza e giustizia, che pare proteggano con efficacia dal male, declinati in vari materiali. Ma in questo curioso spazio, incastonato ad hoc nel cuore della città, è possibile trovare anche corni, mini o maxi, di corallo, vetro o terracotta, ampolle stilizzate che strizzano l’occhio a quelle contenenti il sangue di San Gennaro e ferri di cavallo, tutti trasformati in portentosi talismani, gioielli o oggetti di design. Ad avvolgere visitatori e clienti, sin da subito, una curiosa atmosfera tra il magico e il paranormale. Si percepiscono energie positive, si fanno richieste per la realizzazione di oggetti portafortuna, si accolgono idee per nuove creazioni. “Scaramanzia” nasce da un progetto dell’architetto napoletano Massimiliano Santangelo che, dopo un passato tra oggetti di antiquariato, vampiri energetici e contatti con personaggi misteriosi, decide di aprire nel 2014, in via Carlo Poerio, un’attività insolita che racchiudesse tanta energia buona e allo stesso tempo allontanasse ogni tipo di negatività. “Tutto questo – spiega Massimiliano Santangelo – nasce da una profonda passione per il culto della scaramanzia che a Napoli è fortemente legato al sacro. Lo testimonia anche la decisione di raddoppiare e aprire un punto vendita in via Duomo, proprio al centro tra sacro e profano”. Infatti, nel mezzo, tra le antichissime e preziose ampolle del sangue di San Gennaro e le “capuzzelle” di Rebecca Horn conservate al Museo Madre, troviamo questo particolare spazio che, tra sangue e teschi, morte e vita, segni visibili e percezioni invisibili, rafforza quella atipica cultura fedeistica legata ai santi, ma anche e soprattutto agli oggetti scaramantici tipicamente partenopei. Compresi kit antisfiga da taschino. “Ogni pezzo – sottolinea Santangelo – viene realizzato esclusivamente a mano affinché l’energia positiva dell’artista rimanga impressa nell’oggetto stesso rendendolo cosi un portafortuna. I simboli della scaramanzia – continua – talvolta si celano dietro elementi apparentemente non riconducibili a tale culto. Infatti, da noi si trovano il teschio che allunga la vita, la sirena che porta abbondanza, il Vesuvio, i numeri della tombola ma anche foto, tele e sculture e tanti oggetti dal valore apotropaico”. Scaramanzia, tra fede e superstizione, dove si può passare per acquistare un amuleto o scambiare due chiacchiere tra una storia misteriosa e un rito scaramantico. Un ritrovo per artisti, artigiani, orafi, designer, pittori, scultori, ma anche semplici appassionati di mistero e cultura partenopea. “Napoli è vita. È la raffigurazione della vita stessa” conclude Massimiliano Santangelo, che insieme alla moglie, Francesca Massa, ha progetti davvero ambiziosi oltre che scaramantici legati alla crescita e alla rinascita della città. Tra i prossimi obiettivi, oltre a collaborare con istituzioni locali per creare rete tra arte e artigianato napoletano, c’è anche quello di realizzare una call aperta ad artisti di tutto il mondo per allestire una mostra di opere a tema, naturalmente, scaramantico.

“Dirty Dancing” all’Augusteo

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