L’emeroteca ai tempi del web – 1
Quando la corrispondenza introduce dietro le quinte della storia. Un carteggio inedito tra Mario Missiroli e Floriano Del Secolo, due giganti del giornalismo del Novecento, sarà in mostra fino a settembre all’Emeroteca Tucci (insieme con decine di quotidiani e riviste ai quali i due intellettuali collaborarono e ai loro libri): evento inaugurato con un convegno nel corso del quale i professori Emma Giammattei ed Ernesto Mazzetti – introdotti dal presidente dell’Emeroteca, Salvatore Maffei – hanno tracciato il profilo dei due personaggi le cui storie si intrecciano con le terribili vicende del “secolo breve”.
Le lettere (trentacinque lettere, donate da un collezionista che preferisce restare anonimo) come chiavi d’accesso alle vicende biografiche ed emotive degli scriventi, fonti storiche preziosissime proprio per il loro carattere di riservatezza.
Figura problematica quella del bolognese Missiroli (1886-1974), con una fase di interesse per il fascismo, anche se per il resto l’orientamento anti-mussoliniano gli causò non pochi problemi (Missiroli inoltre salvò parecchi colleghi dalla cattura intervenendo presso gli occupanti tedeschi). Apprezzato da Giolitti per l’indipendenza di giudizio. Colto e aperto al confronto delle idee, fu direttore di quattro quotidiani (Il Resto del Carlino, Il Secolo, il Messaggero, Il Corriere della Sera) sui quali ospitava scrittori di differenti orientamenti. Negli anni Cinquanta a Napoli frequentava Enrico de Nicola.
Caratterizzata da rigida coerenza la personalità di Floriano del Secolo, originario della Basilicata (1877-1949). Allievo del Carducci, amico di Giustino Fortunato e di Benedetto Croce. Intensa attività giornalistica e saggistica. Caporedattore del “Pungolo” e poi del “Giorno” di Matilde Serao. Nel 1918 direttore de “Il Mezzogiorno”. Docente di lettere alla “Nunziatella”, ne fu espulso per essersi rifiutato di prestare giuramento allo Stato fascista . Nel 1944 direttore del “Risorgimento”, il primo quotidiano della Napoli liberata. Di formazione liberal-democratica, nel 1948 fu eletto al Senato col Fronte democratico popolare. Al congresso nazionale della Stampa del 1924 presentò un documento nel quale si affermava “l’esercizio libero e democratico della stampa quale bene morale e civile irrinunciabile”.
Le lettere come fonti storiche che delineano anche i caratteri, oltre al ruolo delle reti amicali nella vita dei singoli. Il prezioso carteggio esposto alla Emeroteca “Tucci” – nel Palazzo delle Poste in piazza Matteotti – va dal 1906 al 1930. Nelle prime lettere, Missiroli scrive “Caro Professore” perché Del Secolo aveva già, alla Nunziatella, la cattedra ch’era stata del De Sanctis; e nel congedarsi, usa espressioni come “Mi creda suo affezionato” oppure “Mi saluti Benedetto Croce e si ricordi di me”. Quattro anni dopo, divenuto da un anno redattore del “Resto del Carlino”, essendo il braccio destro di Mastellari, maggior azionista del giornale, Missiroli scriverà: “Caro Floriano, ebbene? Vedesti l’amico? Io e Mastellari attendiamo”, martellando affinchè convincesse una grande firma del “Mattino” a trasferirsi a Bologna.
Oltre alle lettere, esposti altri documenti frutto di intensa attività di ricerca e studio di libri e giornali dell’immenso patrimonio della “Tucci”, l’emeroteca biblioteca dei giornalisti, cui si rivolgono studiosi di tutto il mondo (responsabile della comunicazione, Stefania De Bonis).
Biblioteche, emeroteche e archivi nell’era digitale sono più preziosi che mai, perché assicurano l’accesso gratuito alla conoscenza laddove Google, Facebook etc venderanno i nostri dati al miglior offerente e daranno ricchezze e potere a poche persone. I “depositi del sapere” potrebbero giocare un ruolo, nel sottrarre spazio a queste “superpotenze private”, per il bene della società: antidoto contro la manipolazione della verità. Preservare il sapere è un servizio sociale, peccato che in Italia non si investano adeguate risorse per tutelare questi istituti.