James Brown dei Blues Brothers

“C’è un tempo per tutte le cose. Un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare…”. Shakespeare, Dante? Neruda, Coelho? Sì, ma, leggendo la Bibbia, ci si rende conto che non esiste grande autore che non abbia prima assimilato il Libro dei libri. Per secoli il solo che entrasse nelle case, con la sua emozionante bellezza (vedi Il cantico dei cantici) e la sua sapienza (Proverbi). Poi caduto nell’oblio per un lungo periodo (benché il cinema nel 1956 ci abbia regalato “I dieci comandamenti” di B. De Mille) e riscoperto verso la fine degli anni Novanta, quando la Parola è iniziata a volare sui mass media (programmi radiofonici, sceneggiati tv).
E adesso il Papa, papa Francesco, rilancia la Bibbia. Ne ha donato una autografata, domenica scorsa, al calciatore Zaniolo della Roma (infortunato durante una partita contro la Juventus) quale gesto simbolico scelto per la prima Giornata della parola di Dio, 26 gennaio, istituita il 30 settembre scorso. “Cominciamo dal Vangelo”, ha detto il Papa, “teniamolo sul comodino, visualizziamolo sul cellulare, lasciamo che ogni giorno ci ispiri”. Una iniziativa tra i cui destinatari ci sono anche coloro che svolgono il ministero di lettori durante le Messe e che si intreccia con la questione dell’Omelia che, come già notato su questo giornale il 18 marzo 2019, si riduce troppe volte in una “occasione sprecata” (invece dell’opportunità di trasmettere ai fedeli la parola di Dio, collegandola ai molteplici aspetti della vita). L’Omelia va preparata. E non bisogna divagare né dilungarsi. “La Bibbia non può essere solo patrimonio di alcuni e tantomeno una raccolta di libri per pochi privilegiati. Essa appartiene, anzitutto, al popolo convocato per ascoltarla e riconoscersi in quella Parola”, ha detto il pontefice. No a “monopolizzare il testo sacro”, avverte Francesco. La Bibbia “è il libro del popolo del Signore che nel suo ascolto passa dalla dispersione e dalla divisione all’unità. La Parola di Dio unisce i credenti e li rende un solo popolo”. Di qui l’importanza dell’omelia. “Per molti dei nostri fedeli, infatti, questa è l’unica occasione che possiedono per cogliere la bellezza della Parola e vederla riferita alla loro vita quotidiana – spiega il Papa -. È necessario, quindi, che si dedichi il tempo opportuno per la preparazione dell’omelia. Non si può improvvisare il commento alle letture sacre”. La raccomandazione riprende altri inviti fatti da papa Francesco in questi anni, e in particolare l’esortazione “Evangelii gaudium” che rimarca la centralità che essa riveste nell’evangelizzazione. L’invito, dunque, per sacerdoti e diaconi, è di andare a rileggersi quelle pagine, che contengono indicazioni istruttive su come preparare l’omelia. Stop a sciatterie e improvvisazioni durante la Messa domenicale. I fedeli apprezzano chi spiega il Vangelo traendone un “senso” che ispiri riflessioni anche sulla vita e i problemi di ogni giorno.

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