L’arresto del latitante Marco Di Lauro raccontato dal questore De Jesu: “Viveva nascosto in
una casa modesta come Ciccio Mallardo nel 1992”. Nel suo film De Crescenzo l’aveva detto
Marco Di Lauro non era libero di fare niente. Viveva nascosto in una casa modesta del quartiere Marianella. Un piccolo spazio preso in affitto che condivideva con la compagna e con due gatti. Vestiva con un abbigliamento semplice e non usciva quasi mai. Una vita da rifugiato che nessuno potrebbe invidiargli nonostante la posizione di potere ed i soldi che spettano a chi fa il boss. Ma a che servono i soldi se poi non si hanno le cose più preziose della vita: il tempo e la libertà?
Nel corso della conferenza stampa sul suo arresto avvenuto dopo 14 anni di latitanza, il questore Antonio De Jesu ha spiegato che anche il boss Ciccio Mallardo, catturato nel 1992, viveva rinchiuso in una piccola casa e che per mantenere un profilo basso ai vicini aveva detto di essere il titolare di una ditta di pulizia. “I latitanti più scaltri si nascondono tra la gente comune e si mimetizzano con loro”, spiega il questore di Napoli. Ma per evitare (o meglio rimandare) l’arresto non sono liberi di uscire, non possono vestire come vogliono, non possono sfoggiare l’auto nuova, l’orologio di lusso o il cappotto appena acquistato. Niente di tutto questo. Per non parlare poi del fatto che quando vengono arrestati devono scontare le loro pene: Ciccio Mallardo ha già trascorso 34 anni della sua vita nelle patrie galere e Marco Di Lauro da sabato notte è nel carcere di Poggioreale dove trascorrerà i prossimi 10 anni della sua vita. Ogni volta che viene arrestato un camorrista, penso che il dialogo creato su questo tema dal genio di Luciano De Crescenzo nel film Così Parlò Bellavista del 1984 sia sempre più attuale. E che la risposta del professor Bellavista al camorrista sia la pura e semplice verità. “Ma tutto sommato – dice Bellavista al camorrista – nunn’è che fate na vita ‘e merda? Perché penso io: Gesù sì, fate pure i miliardi, guadagnate, però vi ammazzate tra di voi, poi anche quando non vi ammazzate tra di voi, ci sono le vendette trasversali, vi ammazzano le mamme, le sorelle, i figli… Ma vi siete fatti bene i conti? Vi conviene?”. E prendendo spunto dai retroscena delle catture dei boss Marco Di Lauro e Ciccio Mallardo, verrebbe da aggiungere un’altra frase da mettere in bocca al professore Bellavista: “Se vi va bene, perché non venite uccisi o arrestati, diventate dei latitanti e siete costretti a vivere in case modeste, nascosti e senza la libertà di fare niente, neanche di vestirvi come vi pare e piace. Ma vi siete fatti bene i conti? Non è meglio una vita fatta di onestà e di libertà?“.
Il direttore: Alessandro Migliaccio
Giornalista e scrittore, autore di numerose inchieste nazionali sulla camorra, sugli sprechi di denaro pubblico, sulla corruzione, sulle truffe e sui disservizi in Italia. Ha lavorato dal 2005 al 2020 per “Le Iene” (Mediaset), affermandosi con una serie di servizi che hanno fatto scalpore tra cui quelli sulla compravendita di loculi nei cimiteri, sulla cosiddetta “terra dei fuochi” e sulla pedofilia nella Chiesa. Ha lavorato anche per “Piazza pulita” (La7), Il Tempo, Adnkronos, E-Polis, Napolipiù, Roma, Il Giornale di Napoli e Il Giornale di Sicilia. Ha scritto tre libri di inchiesta (“Paradossopoli – Napoli e l’arte di evadere le regole”, ed. Vertigo 2010, “Che s’addà fa’ pe’ murì – Affari e speculazioni sui morti a Napoli”, ed. Vertigo 2011 e “La crisi fa 90”, ed. Vertigo 2012) e un libro di poesie (“Le vie della vita”, ed. Ferraro 1999). Ha ricevuto una targa dall’Unione Cronisti Italiani come riconoscimento per il suo impegno costante e coraggioso come giornalista di inchiesta. Ha ricevuto anche il Premio L’Arcobaleno napoletano dedicato alle eccellenze della città partenopea. È stato vittima di un’aggressione fisica da parte del comandante della Polizia Municipale di Napoli nel 2008 in seguito ad un suo articolo di inchiesta ed è riuscito a registrare con una microcamera nascosta l’accaduto e a denunciarlo alle autorità devolvendo poi in beneficenza all’ospedale pediatrico Santobono di Napoli la somma ricevuta come risarcimento del danno subito.
Dal 2019 è il direttore di Quotidianonapoli.it