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Ascensore del Monte Echia, è battaglia

Dopo il vano Sos a Franceschini, i comitati: “La legge è con noi, ricorreremo alla magistratura”

Per il ministro Franceschini non ci sono le condizioni per “revocare” l’approvazione della Sovrintendenza territoriale alla realizzazione dell’ascensore (di collegamento tra il borgo di Santa Lucia ed il belvedere del Monte Echia) la cui voluminosa stazione superiore “taglia” la vista del panorama e sfregia il mitico sito archeologico di Pizzofalcone. Ma la battaglia continua. I lavori sono in corso (a singhiozzo) da quasi vent’anni… E se a gennaio una trentina di intellettuali firmarono un appello con cui in sostanza dicevano “ormai è meglio che i lavori si concludano, benché con un risultato imperfetto”, i comitati ambientalisti invece insistono nel chiedere alla Sovrintendenza ed al ministro della Cultura di rivalutare la legittimità del progetto e far ripristinare lo stato dei luoghi, “il che è possibile ricorrendo agli strumenti di autotutela per correggere gli errori degli amministratori precedenti, un po’ come avviene nello Sport con il VAR che consente all’arbitro di rimediare agli errori”. E stanno già pensando, forti delle ragioni basate sul Codice dei beni culturali, di ricorrere alla magistratura.

Secondo Antonio Pariante del Comitato Portosalvo (cinque lustri di battaglie a tutela del patrimonio culturale sulla scia delle grandi esperienze condivise con le Assise di Palazzo Marigliano, Italia Nostra, Centro storico-Unesco) l’ascensore del Monte Echia “è un abuso in un luogo vincolato, una installazione violenta”: il tunnel verticale – il cantiere è proprio all’angolo tra via Santa Lucia e via Chiatamone – realizzato con un traforo “che ha praticamente sfondato il costone tufaceo” la cui stabilità è poi stata resa ancora più precaria dalle colate di cemento (tanto è vero che, successivamente all’entrata in funzione dell’impianto, sono già previsti lavori di consolidamento). La stazione superiore dell’ascensore è un parallelepipedo alto oltre quattro metri – sulla collinetta che “affaccia” su Castel dell’Ovo – che oscura la vista del Golfo, alterando il panorama (perciò si parla di “ecomostro”); inoltre spunta “in un’area archeologica che, essendo vincolata (ci sono i ruderi della villa di Lucullo), non può essere alterata”. Caratteristiche straordinarie, al di là della magia del luogo che lascia senza fiato al primo impatto. Il Comitato Portosalvo e altre associazioni ambientaliste inviarono un esposto ai parlamentari. L’onorevole Valeria De Lorenzo (Liberi e Uguali) ha sollevato la questione durante il “question time” del 7 luglio alla Camera. Deludente la risposta del ministro Franceschini che – fatta una netta distinzione tra le responsabilità politiche e le competenze tecniche delle Sovrintendenze, che sono autonome – ha riportato una nota della Direzione generale e della competente Sovrintendenza territoriale nella quale peraltro sembra essere messa in dubbio la presenza, nel luogo in cui spunta l’ascensore, di reperti archeologici… Là, dove quasi tremila anni fa, nacque Parthenope. Luogo di inimmaginabile suggestione (l’ascensore allo scopo di portarvi più facilmente i turisti)… Sarebbe gradita una visita di Franceschini.

Di ascensori che collegano Chiaia a Monte di Dio ce ne sono già tre, tra cui quello di via Chiatamone accanto all’ingresso della galleria Vittoria (non più in funzione dal 1968 ma riattivabile, sostengono i comitati, con ragionevole spesa). Poi c’è l’ascensore del ponte di Chiaia, e a breve ci sarà quello della linea 6 che sbuca in piazza Santa Maria degli Angeli.
E poi, se proprio un quarto ascensore s’ha da fare, perché non prendere esempio da quello “storico” di via Acton che arriva in via Cesario Console, ma fermandosi due o tre gradini sotto la superficie, proprio per evitare l’impatto di un elevatore che emergesse davanti al Palazzo reale alterando i prospetti.

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