Giocatori che vanno via, altri che vogliono andar via, il futuro azzurro è tutto da inventare, e Spalletti…
Insigne emigrato d’oro in Canada, Ospina che stacca il telefono che manco “piange”, ricordando una bella canzone di Domenico Modugno, Ciro Mertens che dal ritiro belga annuncia l’addio al Napoli e che dovrà trovarsi ora una sistemazione per la prossima stagione, Koulibaly e Fabian Ruiz in scadenza a giugno 2023, entrambi appetiti e attirati dalle sirene spagnole, Osimhen che gela il club azzurro parlando di importanti offerte ricevute dalla Premier e che perciò “tutto può succedere”, Politano e Demme, mica gli ultimi arrivati, che hanno chiesto di andare via… Che sta succedendo al Napoli e nel Napoli?
Il popolo azzurro è preoccupato perché intorno al Napoli si respira ormai una fragilità speciale e pericolosa. A questo punto, più che di rinnovamento o di restyling, si deve invece parlare di un possibile anno zero per il crollo improvviso, verticale, di una struttura societaria fin troppo debole che prima o poi avrebbe pagato pedaggio pesante. Il modus operandi di De Laurentiis, comprare a poco e rivendere a molto giovani talenti affermatisi in azzurro per le grandi squadre, non funziona più. Vanno a scadenza per scegliersi la squadra e il contratto migliore giocando l’ultima stagione in punta di piedi per non farsi male, sapendo che nessuno potrà loro impedire di cambiare aria e vita. Adl è rimasto con il moccolo della candela in mano. Il re, anzi l’ex re che sfanculava tutti e tutto il mondo del calcio, è nudo. Non gli resta, al momento, che accettare quello che il mercato (i club stranieri, ndr) gli offrirà per vendere Koulibaly, Fabian Ruiz, Politano e Demme senza perderli a parametro zero nella prossima stagione. E c’è adesso, anche una questione Spalletti, allenatore aziendalista, che ha portato comunque il Napoli in Champions League. Come vive il tecnico questo momento tutt’altro che sereno? Già oggetto di contestazione dei tifosi, il tecnico toscano ha più volte detto che i giocatori speciali da cui doveva ripartire il Napoli erano Ospina, Mertens e Koulibaly… Rischia seriamente di perderli tutti e tre, perdendo nel contempo oltre che valori tecnici anche le anime dello spogliatoio azzurro. I tifosi non l’hanno mai amato o accolto fideisticamente come potenzialmente uno di loro e ora De Laurentiis, con l’incertezza sul futuro dei giocatori più forti e rappresentativi, qualche crepa apertasi nello spogliatoio a fine stagione con la volontà di molti di voler andar via, state certi che sotto una finta e solida stima verso il tecnico ancora sotto contratto, lo trasformerà prima o poi nell’ideale capro espiatorio per l’eventuale flop nella prossima stagione.
Ci sembra chiaro che De Laurentiis non ci tiene a pagare due ingaggi a due tecnici diversi in una stagione ed è altrettanto chiaro il fatto che Spalletti difficilmente si dimetterebbe per rinunciare a quasi 3 milioni di euro tra contratto e bonus. Perciò è chiaro che la stagione che va ad iniziare parte con uno strano matrimonio tra Adl e Spalletti, un rito tra lo stanco e l’obbligato. Perché oggettivamente, nessuna soluzione alternativa per quanto pensata dal presidente padrone, può al momento considerarsi idonea o economicamente vantaggiosa a meno di dimissioni rassegnate. Inoltre Spalletti, pur con tanti difetti, ha svolto egregiamente il suo lavoro portando comunque in Champions una squadra che all’inizio del campionato per molti addetti ai lavori era ancora un’incompiuta con un profilo indefinito. Sarà, dunque, un matrimonio di interesse senza amore. La passione iniziale è passata “Spalletti è il miglior allenatore che ho preso”, vi ricordate le parole di Adl? Resta il realismo di un rapporto in ui le uniche certezze sono un contratto ancora in essere e un futuro tutto da inventare. La convivenza tra i due non è stata facile lo scorso anno, e i segnali dicono che non sarà meno complicato il prossimo.
È un’ipoteca pesante sul futuro di Spalletti e della squadra, la solita mancanza di chiarezza dei vertici societari. Bastano Anguissa, Juan Jesus, Olivera, Kvaratskhelia e forse Delofeu, per placare gli animi e riaccendere la passione dei tifosi? Non crediamo, forse siamo all’ultimo atto di una “farsa” che dura da 18 anni sperando che non finisca in tragedia. Sportiva s’intende.