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La squadra segue il leader in panchina. E lui è pronto a voltare pagina col passato

Il punto. Carlo Ancelotti, allenatore pluridecorato, è il fulcro su cui si basa il rinnovato entusiasmo dei giocatori della squadra che ora sanno di avere tutti una chance

L’aveva detto Ancelotti in sede di presentazione di Napoli – Fiorentina: “Cambiamo testa, non possiamo più perdere”.

Ed il Napoli, nonostante un San Paolo semivuoto ma che ha spinto gli azzurri con il tifo del cuore oltre che della passione quando ha capito che Insigne e compagni ce la stavano davvero mettendo tutta per battere una coriacea Fiorentina, ha vinto. Ha vinto, magari senza entusiasmare, ma anche senza narcisismi inutili e giocate presuntuose. Ha vinto, il Napoli, con l’umiltà ed il sacrificio di chi sa che non può e non deve sbagliare. Ha vinto, perciò, anche Ancelotti che ha ridisegnato la squadra, consegnandola nella testa e nei piedi di un Insigne finalmente concreto e calatosi in pieno nel ruolo di leader senza spocchia, ghirigori ed arzigogoli irritanti. Era una partita difficile sotto tutti i punti di vista, ed è stata difficilissima, ma solo in campo. Perché il pericolo, tra provocazioni e dichiarazioni al limite della volgarità del presidente, tra possibili contestazioni del tifo e risposte piccate dal Palazzo di Piazza Municipio al presidente per le sue esternazioni contro il sindaco sull’utilizzo del San Paolo, era che l’intero ambiente potesse disgregarsi dopo i dubbi e le critiche seguite al ko di Genova contro la Sampdoria. Ed invece, ora, speriamo che la sconfitta di Genova sia stata solo colpa di un imperdonabile errore di valutazione di tutto il gruppo azzurro.
Dopo Genova sembrava che Ancelotti avesse tra le mani una squadra senza identità e con poco carattere, un insieme di giocatori scollati l’uno dall’altro e privi di un’idea convincente di gioco. Contro la Fiorentina s’è visto un Napoli attento, deciso, che ha fatto blocco anche con il suo allenatore. Perché è stato sin troppo chiaro che tra molti addetti ai lavori, soprattutto settentrionali, serpeggiava come un venticello la “calunnia” secondo cui sarebbe scattata la “fronda” anti-Ancelotti se il Napoli avesse sbagliato gara. Forse anche con un pizzico di goduria visto che quasi tutti s’aspettavano un duello Juve, Inter (sic!) magari con l’intrusione del Milan di Maldini e Leonardo.

E le premesse non inducevano a pensieri ottimistici. Ma Ancelotti sa come muoversi in acque agitate dall’alto della sua esperienza e le scelte fatte, sostituzioni comprese, mi sembra lascino chiaramente intendere come il tecnico sappia e saprà come ottenere il massimo da quello che la società gli ha messo a disposizione. Che, mi ripeto perché, come dicevano i padri latini “repetita iuvant”, non è poco ma forse non è il massimo per la sua idea di calcio. È un’intesa, quella tra tecnico e giocatori, che deve ancora perfezionarsi, affinarsi, per diventare un vero feeling capace di portare a quei risultati che tutto l’ambiente napoletano si aspetta. Perché, a mio sommesso avviso, il modo di giocare di Ancelotti lo obbliga a compiere delle scelte, a stabilire nuove gerarchie. Ed è altrettanto evidente che per rilanciare la squadra, dandole convinzioni e mentalità vincente deve, dovrà, operare una “rottura” con il recentissimo passato, senza rinnegarlo (sarebbe un autogol clamoroso) ma dando ai suoi giocatori, nessuno escluso, la certezza di un sistema di gioco di riferimento, in cui ognuno può ritagliarsi un ruolo, che significhi un’identità tattica precisa senza riflessioni ad altro o ai numeri di moduli che lasciano il tempo che trovano una volta in campo. E la gara contro la Fiorentina ha riproposto un Napoli, forse non bello, ma tenace, deciso e soprattutto disposto a soffrire. Nelle prossime tre settimane gli azzurri ed Ancelotti si giocheranno grandissima parte della stagione ed è sulla rosa attuale che il tecnico deve puntare per trovare le energie e le potenzialità vincenti. La gara del San Paolo ha inciso molto dal punto di vista del dispendio muscolare e mentale ma ha pure fornito, grazie alla vittoria, importante “benzina” per autostima e mentalità del gruppo.

Domani sera, a Belgrado, nella bolgia del Marakana, capiremo qualcosa di più su questo Napoli che, lentamente ma inevitabilmente, sta cambiando usi e costumi di gioco. Sperando che la Stella vincente sia di colore azzurro e non… Rossa!

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