Calcio. L’ingresso dell’attaccante polacco è risultato decisivo per il successo contro la Viola. Hamsik in crescita
Dopo la sosta per la Nations League, il Napoli batte la Viola in rosso e si attesta a quota nove punti. In alta classifica, dove è sempre stato in questi ultimi anni. Senza cinesi più o meno farlocchi, senza americani più o meno spendaccioni, senza le strutture moderne in mezzo al verde della campagna inglese che hanno affascinato zio Maurizio, l’artefice di un modo di esprimersi in campo che è finito nei dizionari: sarrismo. Carletto dei cinque mondi ha più o meno detto: me ne frego. Perché a lui piace cambiare, mutare assetti in corsa, far sentire tutti uguali ed importanti alla causa. Più vicino alla filosofia del Max bianconero che all’ex maestro Sarri che ha la fissa dei droni, delle movenze ripetute fino all’ossesso, degli undici più altri tre e quasi sempre gli stessi. Non era semplice venire a capo della giovane Fiorentina di Pioli che ha anche da recuperare il match con la Sampdoria, rinviato per la tragedia del ponte Morandi, un’opera da ricostruire al più presto e finita per ora in un plastico esibito in tv, davanti a a personaggi dai sorrisi inqualificabili. Secondo sigillo di Insigne su assist in telligente del colosso Milik che, giustamente, gode della stima e fiducia del tecnico.
Non c’è più il solo Mertens al centro del villaggio azzurro. E non è un caso che si sia venuto a capo del match dopo l’ingresso in campo del possente polacco. I cambi ancelottiani hanno via via cambiato assetto alla squadra, migliorandola. Il peperino Ounas per lo stremato Callejòn, il giusto innesto di Rog per Lorenzino che aveva apposto il sigillo e che Carletto ha baciato sulla fronte, scatenando commenti da libro Cuore da parte degli skyisti del troppo che storpia. Napoli mutevole come i serpenti che cambiano pelle. Col quattro-quattro-due camuffato in avvio in fase di contenimento e con Insigne centrale in fase propositiva e Mertens largo, per finire con una sorta di quattro-uno-quattro uno nel finale. Sempre senza rigidità alcuna. Perché le percussioni di Zielinski si son viste in ogni frangente. E in fase d’attacco gli azzurri si sono proposti con mobilità ed armonia. M’è piaciuto molto Hamsik. Evidentemente, nello scrivere la sua biografia ha ripassato i fulgidi momenti che ha vissuto e che non poteva certo dimenticare. Passo felpato e visione di gioco, un paio d’inesattezze in tanta bellezza ed utilità. Così come continua ad affascinare Zielinski che ha un passo arrembante e lieve nel contempo. Il polacchino è decisamente super. Meno decisivo del solito Allan che ha finito sui garretti perché comunque sia corre per due.
Ha mostrato sicurezza Karnezis che sullo zero a zero ha salvato su Eysseric. Non m’ha convinto la prestazione di Koulibaly gigante d’ebano. Stia attento Kalidou, troppi colpi gratuiti agli avversari, anche con le braccia. In Champions, con arbitri inflessibili, rischierebbe l’espulsione. Archiviata la pratica viola con il colpo di Insigne, ma perlomeno altri due gol erano stati mandati alle ortiche. Dallo stesso Insigne e da Hamsik. Ed ora mente, cuore e garretti per la prima trasferta europea, in quel Marakana di Belgrado che fa tremar le vene e i polsi. Bari è lontano. Ci sarà anche Aurelio Primo ad assistere al match con la Stella Rossa. O no?