Home Calcio Napoli Dammi tre parole: il focus sulla settimana azzurra in tre definizioni

Dammi tre parole: il focus sulla settimana azzurra in tre definizioni

Un altro compitino portato a casa. Bene così. Ancora tanta confusione che prevale su sprazzi di gioco di altissimo livello ma resta il fatto che, pur non avendo le stesse motivazioni da “cani arraggiati” cui ci siamo abituati nell’ultima edizione del campionato e pur avendo una guida tecnica diversa, con idee diverse e filosofia di gioco diversa, restiamo altamente competitivi.

 

PRAGMATISMO. Avendo noi tifosi del Napoli sempre profondamente schifato il “corto muso” Allegriano, il catenaccismo Trapattoniano e il risultatismo Mazzarriano (benché al tempo, in mancanza di meglio e dopo anni di inferno, ce lo facevamo bastare), si fa veramente fatica a vedere per periodi che non siano limitati ad una, massimo due partite, un calcio “asciutto” che dia più risalto alla sostanza che allo spettacolo. Per molti di noi questo aspetto resta indigesto, magari perché siamo ancestralmente convinti di essere più figli della bellezza che della concretezza, tanto da accettare di passare, pur essendo un popolo di “faticatori”, per quelli che preferiscono stare su un divano a non fare un cazzo piuttosto che far scorrere la propria vita nella totale alienazione, nel nome dell’incubo produttivo. Semplicemente diamo un valore tangibile e non trascurabile all’estetica e questa caratteristica, spesso incomprensibile per l’altrove, ci pone nella presunzione di essere depositari della bellezza che ci rende spesso poco simpatici a chi, per scelta o per mancanza di materia prima, della bellezza è costretto a fare a meno. Vedere il Napoli giocare di “sostanza” con squadre come la Salernitana o lo Union Berlino rende il risultato portato a casa un po’ scolorito, e l’aggettivo non è casuale.

 

SOSTITUZIONI. Da queste parti si resta sempre assolutamente convinti che ciascuno debba fare il proprio mestiere e che ci sia poco al mondo di più scemo che dare a sé stessi (e purtroppo spesso anche agli altri) spiegazioni semplici, o più spesso semplicistiche, su scelte fatte da professionisti, che sono sicuramente dettate da strategie studiate e tutt’altro che improvvisate. E infatti sta capitando a cadenza plurisettimanale, che l’attuale gestione tecnico-tattica del Napoli stia facendo vedere cose che quasi tutti noi, menti semplici, fatichiamo a spiegarci. Abbiamo visto Zerbin sostituire Kvara, abbiamo visto Ostigard sostituire Lobotka, abbiamo visto Simeone sostituire Elmas, abbiamo visto Zanoli sostituire Mario Rui e ancora Zerbin sostituire Politano e via andare per mille punti interrogativi conditi da mille bestemmie. Il fatto è che raramente queste sostituzioni hanno generato disastri, al massimo le si sono potute ritenere “conservative” (cosa che, per il discorso di cui al punto precedente, non ci piace per principio), altrettanto raramente sono state risolutive. Tranne ieri. Alzi la mano chi non ha bestemmiato in dialetto kazako quando è stato sostituito Kvara con Elmas mentre si era “solo” sullo 0-1. Non si può certo dire che Kvara avesse giocato male, benché fosse riuscito a saltare l’uomo meno del solito aveva comunque costantemente portato via con sé almeno tre difensori. Però era diventato sempre più prevedibile, e pochi calciatori del Napoli sono imprevedibili come Elmas, che dopo due cappelle con cui ha fatto rilassare i suoi marcatori, li ha stronziàti mettendo in porta il gol che ha fissato il risultato della partita Garcia-Garciaout sull’1-0

 

PROPOSITI. Un capitano appena un briciolo sotto tono in questo primo quarto di stagione, un capitano che aveva incarnato davvero lo spirito granitico e a tratti invincibile nei tempi eroici, ha finalmente fatto sentire di nuovo la sua voce totalmente scevra da banalità. Lo ha fatto per chiarire finalmente che (libera traduzione) “col cazzo che siamo fuori dai giochi”. Non siamo in coda al botteghino per acquistare il biglietto per il quarto posto ma vogliamo, con modi e tempi diversi dal passato, portare a casa l’intera posta. È un fatto oggettivo che siamo più che competitivi e continuarsi a ripetere che non siamo quelli dello scorso anno si è trasformato inevitabilmente un cazzo di alibi per quelli che vogliono cullarsi sugli allori perché già nell’Olimpo degli indimenticabili. Finalmente il capitano ha fissato l’obiettivo: indimenticabili sono i perdenti, l’idea è diventare IMMORTALI

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