Home Calcio Napoli Dammi tre parole: focus sulla settimana azzurra in tre definizioni

Dammi tre parole: focus sulla settimana azzurra in tre definizioni

DICOTOMIE: siamo fatti così. Napoli è la città delle fazioni. Per dirla con quelli che trovano banalizzare più comodo che analizzare: siamo un popolo passionale. Ed abbiamo anche una certa propensione ad esibire le nostre passioni in maniera netta, radicale, con un oltranzismo bulimico figlio della continua esigenza di costuirsi un’identità individuale. Abbiamo bisogno che la nostra opinione, quando non la nostra stessa esistenza, si stagli nello sfondo ben definito dell’identità di popolo riconosciuta e riconoscibile in ogni angolo del mondo. Ovviamente, nei luoghi in cui la passione è il sentimento dominante per natura, questa necessità di collocazione definita trova le sue espressioni più nitide. Qui si parla di calcio, qui si parla del Napoli e il Calcio Napoli è la madre di tutte le passioni estreme e delle dicotomie integraliste. L’ultima in ordine di tempo ha visto l’epilogo proprio questa mattina dopo qualche settimana di danze scomposte.

KVARATSKHELIA: il preambolo è utile a chiarire a monte che qui, l’opinione sul georgiano è tra le più faziose del campionario e so che potrebbe incontrare lo sdegno dell’ampia schiera di appartenenti alla fazione opposta. Sgombriamo il campo dalle notizie pezzotte che infestano le pagine sensazionalistiche. Kvara prende due milioni lordi (circa 1,4/1,5 netti) determinati nel suo primo contratto con il Napoli del 2022/23. Contratto firmato fino al 2027 da lui, con l’avallo del suo agente e di suo padre. Nulla di estorto, nulla di rubato, nessuna truffa col favore delle tenebre, nessuna violenza legato ad una sedia con Giuntoli e Edoardo a scommarlo di sangue sotto l’occhio sadico di Aurelio. Fa un campionato della madonna, si vince lo scudetto ed ovviamente, essendosi dimostrato il calciatore rivelazione a livello mondiale, si intavola il discorso del rinnovo da subito, ma sempre partendo dal presupposto che lui è un calciatore SOTTO CONTRATTO. Perdonerete la ripetizione: un contratto firmato da lui, con l’avallo di agente Crick & genitore Crock. Intorno al periodo natalizio del 2023 gli vengono offerti 5,5 (ingaggio) + 1,5 (bonus) milioni netti a stagione (circa 8 + 2 lordi) ma lui chiede di più. Chiedere di più avendo un contratto per altri 4 anni è legittimo quanto tecnicamente irrilevante, visto che quando non era nessuno, ha firmato da sconosciuto calciatore di un paese tutt’altro che noto per essere fucina inarrestabile di campioni. Una firma che quindi presupponeva la speranza, ma non la certezza di diventare un fuoriclasse di livello assoluto. La trattativa si è trascinata ma non è stata affatto ignorata l’esigenza del calciatore di ottenere di più. Il problema è che se il giovanotto, Crick & Crock, non fossero stati troppo attenti a tutelare le incognite tipiche della carriera di un calciatore (infortuni, ambientamento, intelligenza tattica, evoluzione), avrebbero potuto chiedere di firmare un contratto di 4 o di 3 anni e non di 5 come avvenuto e avrebbero potuto pretendere più denari da subito. Ovviamente nessuno, nemmeno il più ottimista tra loro, sapeva questo ragazzotto dove potesse andare a parare. Da quel Natale 2023 in cui si è iniziato a parlare di rinnovo adeguato, il ragazzo, acquistato dal Napoli come “Giovane Promessa”, è passato dalla categoria “Potenziale Leggenda” a quella di “Ottimo Calciatore” appena un po’ inceppato nella stagione del disastro post scudetto, a quella di “Represso Scontento” dell’inizio di stagione attuale, tanto da finire perfino messa in discussione la sua titolarità, cosa che ad immaginarla a maggio 2023 si sarebbe dubitato della propria salute mentale. In questa curva calante apparecchiata sulla tavola cartesiana del rendimento del calciatore, non si è MAI smesso di discutere l’adeguamento del suo contratto e si sono rifiutate cifre iperboliche per la sua partenza, come nel pieno diritto di chi ha un accordo a lungo termine. Questo per dire che la scelta di tirare la corda è stata la sua e solo la sua e che il Napoli, impossibilitato per motivi finanziari, a pareggiare le offerte dei petrolieri, categoria cui appartengono il PSG o il City, o dei ricchi-col-culo-degli altri, come il fallito senza fallire Barcellona (ma ci sono esempi anche a noi più vicini), ha semplicemente posto in atto il diritto di gestire l’affare come meglio si confacesse alle proprie casse, sfruttando il fatto che Giugno 2027 non fosse esattamente ‘a semmana che trase, cosa che forniva una presa ben salda al manico del coltello della trattativa. Poi ovviamente si sono dovuti fare i conti sia con la necessità di evitare di inquinare l’ambiente che con l’esigenza di cavare quanto più sangue da questa che si è rivelata una rapa, più rapa di quanto vagamente si potesse sospettare al tempo delle mele. Francamente, alla luce del suo aver scelto di restare sempre ben lontano dallo spirito di appartenenza – assolutamente superfluo se dichiarato in favore di telecamera ma non condito da FATTI (scegliete tra l’ampia gamma offerta dai vari Hamsik, Mertens, Lavezzi, Cavani, Callejon, Reina, Albiol solo per parlare dell’ultimo decennio) – l’unica cosa che viene da dire nei confronti del giovane georgiano è ‘a Maronna t’accumpagna.

SVOLTA: la reazione della squadra al trambusto generato dal mal di pancia del buon Kvicha è stata un clamoroso “chi se ne fotte”. Nel periodo di maggiore clamore della vicenda Kvara, la squadra ha giocato 5 partite vincendole tutte e per dirla completa, l’ultima volta che è sceso in campo lui da titolare coincide con l’ultima nostra sconfitta (Lazio). La squadra è indifferente alla faccenda ed ho il sospetto che non vi fossero particolari rapporti di amicizia stretta tra lui e i compagni. Magari sbaglio ma ai saluti non credo si verseranno lacrime in quel di Castelvolturno. Una delle caratteristiche di Conte più evidenti è la capacità di tenere i calciatori concentrati sugli obiettivi ed ora arriva un obiettivo cruciale per il prosieguo e per le ambizioni del Napoli in campionato. Un trittico di partite pesantissime da giocare con squadre “particolari” per motivi differenti tra loro. La buona notizia sarebbe quella che le prendiamo tutte e tre in momenti non esattamente esaltanti ma è altrettanto vero che due delle tre partite – Juve e Roma – sono praticamente da considerarsi per caratteristiche quanto di più vicino ad un derby per la nostra squadra, con tutto ciò che ne consegue in termini di imprevedibilità, mentre la prossima, con l’Atalanta, resta una partita ostica anche se l’avversario è in calo, perché l’esperienza recentissima ci dice che è l’unica squadra che ci ha sovrastato in campionato senza possibilità d’appello. Insomma, nove punti in palio. Farne la metà ci consentirebbe di assestarci definitivamente e stabilmente nella casella “obiettivo minimo”. Non farne nessuno sarebbe un ridimensionamento importante ma non una sentenza. Poi c’è l’opzione terza: quella quasi impossibile di farli tutti… teniamoci stretto quel “quasi”… ne riparliamo tra poco più di due settimane.

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