I primi dieci minuti della partita, i tifosi bergamaschi li dedicano ai cori contro il Napoli. Del resto avevano annunciato che lo avrebbero fatto senza farsi condizionare dalle dichiarazioni di Carlo Ancelotti che aveva annunciato di voler interrompere la partita in caso di cori razzisti. Quelli dei tifosi dell’Atalanta, ad inizio gara, non sono cori razzisti, sia chiaro, ma cori contro “l’essere napoletano”. “Odio Napoli” e “Noi non siamo napoletani” sono solo due dei corsi intonati dallo stadio nerazzurro. Gli ultrà (e non solo loro) bergamaschi hanno iniziato sin dal primo minuto a cantare contro Napoli piuttosto che a sostegno della loro squadra. E la beffa è stata servita da Fabian Ruiz che al minuto 1 e 20 secondi mette la palla in porta e zittisce lo stadio intero di fede atalantina facendo esultare i tifosi azzurri presenti. Uno a zero per il Napoli e silenzio a Bergamo. Da questo momento in poi, fino al termine del primo tempo, i tifosi nerazzurri iniziano a dedicare qualche coro alla loro squadra.
Tifosi atalantini che non si possono chiamare con il termine inglese “supporters” perché più che supportare la loro squadra sprecano il fiato ad offendere gli avversari. E così, anche ad inizio ripresa, la curva nerazzurra (che curva non è) ricomincia con il solito ritornello “Odio Napoli” che viene stroncato ancora una volta da Fabian Ruiz involato da solo verso il portiere atalantino ma che viene però fermato all’ultimo istante. Dopo il mancato raddoppio del Napoli, finiscono i cori contro Napoli e i napoletani.
E l’Atalanta pareggia con Zapata. Poi, dal minuto 71, gli atalantini riprendono ad offendere i giocatori del Napoli. Uno su tutti, il napoletanissimo Lorenzo Insigne. E perdono di vista il supporto alla loro squadra. Non a caso, con l’Atalanta stanca, il Napoli segna il 2-1 con Milik. E sfiora il terzo gol poco dopo proprio con Insigne. Peccato: il gol di Insigne sarebbe stata una lezione meritata per i tifosi bergamaschi.