Nel calcio queste situazioni sono all’ordine del giorno. Molto spesso si consumano all’interno dello spogliatoio e l’opinione pubblica non ne viene nemmeno a conoscenza. Ma questa volta Gattuso, rompendo gli schemi, l’ha resa pubblica, beccandosi anche qualche giudizio non proprio entusiasta. Ora la querelle sembra superata: è scoppiata la pace tra Allan e Gattuso. Sono bastate meno di 48 ore per mettere da parte la mancata convocazione col Cagliari. Il centrocampista brasiliano ha chiesto scusa al proprio allenatore e ha risposto subito sul campo, con sedute atletiche intensissime in vista del Brescia. Non è da escludere, a questo punto, che venerdì il brasiliano possa candidarsi per una maglia da titolare. D’altronde Gattuso lo ha spesso ripetuto: non porto rancore.
Gattuso si è trovato a gestire una vicenda antica e con il suo carattere diretto ci ha messo del suo perché la contraddizione esplodesse. E stando ai risultati bisogna riconoscere che aveva visto giusto. Allan era stato additato come uno dei capi del folle ammutinamento di ottobre. La “madre” di tutte le sventure del Napoli. Già i rapporti con la società non erano dei migliori, da quando De Laurentiis aveva rifiutato la pazzesca offerta del Paris Saint Germain di 80 milioni. Allan ne avrebbe guadagnati 8 a stagione, più del doppio di quanto percepisce a Napoli. E c’era rimasto male. Arrivato Gattuso il brasiliano, pur sempre utile pedina in campo aveva mostrato qualche svogliatezza e Gattuso lo aveva sostituito in corso di partita. Quel giorno Allan uscì dal campo e invece di sistemarsi in panchina se ne andò direttamente negli spogliatoi, dimostrando chiaramente di non aver gradito la sostituzione. Ce l’aveva chiaramente con l’allenatore. Ci sono stati altri due avvisi poi dopo quell’episodio. Allan ad un tratto si infortuna. Ma è un infortunio fantasma, nessuno conosce la diagnosi (questa è una costante del Napoli di quest’anno). Tutti i giornalisti cominciarono ad interrogarsi, tutti chiedevano di Allan e a quel punto non ha potuto far altro che dirlo in conferenza che la scelta era comportamentale.
L’aveva avvisato già tre volte, lo vedeva svogliato in allenamento. Di qui l’accantonamento per punizione alla vigilia del match di Cagliari. Di qui il faccia a faccia successivo e un Allan rigenerato che si propone come serio aspirante ad una maglia di titolare per l’insidiosa trasferta di Brescia. Qualcuno sostiene anche che sull’atteggiamento del giocatore avrebbe influito anche la nostalgia della famiglia. La moglie ha scelto di tornare in Brasile per partorire e si è portata dietro anche gli altri due figlioletti. Allan è rimasto solo a Napoli (è andato in Brasile solo per conoscere il nuovo figlio, ma è tornato immediatamente). E, è cosa risaputa, la saudade per i brasiliani è un modo di essere. Una attenuante, che non giustifica però un atteggiamento sbagliato e corretto in corsa dal ringhio di Gattuso.