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Usare Facebook può provocare invidia e depressione

di Cinzia Rosaria Baldi *

La navigazione su Facebook è diventata un’attività quotidiana per quasi 2 miliardi e mezzo di persone. L’uso dei social network  nel complesso non è dannoso anzi ci ha aiutato  durante il lockdown a restare in contatto con la nostra famiglia e con gli amici, ed altre volte si è dimostrato un passatempo divertente ed anche  salutare.
L’utilizzo  dei social  contribuisce,infatti,  a farci stare meglio se utilizzato per relazionare o per svago. Ma attenzione, un po’ tutti in generale quando navighiamo su Facebook siamo portati a dare una sbirciatina a cosa fanno i nostri amici o conoscenti, in modo innocente,  ma se questa attività si trasforma in una forma  di  ‘sorveglianza’ allora siamo di fronte ad un altro genere di situazione che può essere causa di invidia e portare alla depressione.

I lookers sono invidiosi

FB continua ad essere la piattaforma social più diffusa al mondo, nonostante da qualche anno   si assista ad un abbandono sempre più consistente  da parte dei giovanissimi; gli under 18 preferiscono, infatti, dedicarsi alle Stories di Instagram, comunicare con Whatsapp, condividere con Youtube, e trovano FB superato.
Non è facile  determinare il tempo di utilizzo di Facebook, perché come la maggior parte dei social network, Facebook viene utilizzato più volte durante il giorno, in i momenti diversi e spesso solo per un passaggio veloce. Un numero significativo di utenti,  soprattutto durante la pandemia, è entrato su facebook varie volte al giorno, dozzine di volte al giorno anche solo per una sbirciata a volo.
Ed è proprio trai consumatori più assidui di FB che  si nascondono  coloro che utilizzano Facebook con lo scopo di indagare nella vita altrui,  ci sono persone, infatti,  che navigano su faceboook con l’unico scopo di  spiare ed osservare gli altri, per scoprire il benessere economico di un amico, oppure  come va il suo lavoro o  la  sua relazione sentimentale.
Ecco cosa hanno cosa hanno scoperto i ricercatori della University of Missouri. La ricerca, divenuta un riferimento per gli studi sul collegamento tra  depressione e giovani utenti dei social, è stata effettuata nel 2015 su 736 studenti universitari intervistati in modalità sorveglianza  [significa accedere al social network per vedere cosa gli amici stanno facendo] Ed hanno scoperto che gli ‘stati’ postati in Facebook, soprattutto quando i post riguardano fare vacanze costose, nuove case, automobili, o rapporti felici, possono evocare sentimenti di forte invidia tra gli utenti “di sorveglianza” [definiti lookers].
Nel loro studio, Duffy e Edson Tandoc, un ex studente dell’Università del Missouri e ora professore presso Nanyang Technological University di Singapore, hanno potuto osservare che coloro che utilizzano Facebook con lo scopo di indagare sulla vita altrui prima o poi provano sentimenti d’invidia e dopo  manifestano sintomi depressivi e avvertono bassa Autostima; al contrario chi, invece utilizza il sito semplicemente per rimanere in contatto con gli altri, non soffre di effetti negativi anzi ne riceve un beneficio. La ricerca ha, infatti, evidenziato che a causare la depressione non è semplicemente mettersi in agguato su Facebook, secondo i ricercatori, invece, a provocarla sono meccanismi più complessi.
Una delle cause più rilevanti è la ruminazione [ in psicologia si intende un processo cognitivo caratterizzato da uno stile di pensiero disfunzionale e maladatattivo che si focalizza principalmente sugli stati emotivi negativi interni e sulle loro conseguenze negative].
Altra causa potrebbe essere attribuita all’ Overthinking [ che può essere tradotto come “pensare troppo”]. In senso assoluto, non ha una connotazione negativa, ma l’assume quando i pensieri diventano ossessivi, si accumulano e si avvitano su se stessi senza portare a una soluzione, ma assumendo la forma di veri e propri ostacoli ad agire.
Soprattutto nel caso dei giovani utenti di Facebook il pensare troppo e la ruminazione mentale sono la conseguenza di una condizione di insicurezza, che deriva dalla poca conoscenza di sé e dalla incapacità di gestire le proprie emozioni e i propri sentimenti.
Nello studio i ricercatori hanno applicato la teoria del rango sociale della depressione e concettualizzato l’invidia come un possibile collegamento tra l’uso della sorveglianza di Facebook e la depressione tra gli studenti universitari. Utilizzando il sondaggio hanno scoperto che l’effetto dell’uso di sorveglianza di Facebook sulla depressione è mediato dall’invidia di Facebook. Infatti, quando l’invidia di Facebook è ‘controllata’, l’uso di Facebook riduce effettivamente la depressione. Quindi la depressione si manifesta,  viceversa, solo quando si  innesca l’invidia di Facebook.
Dare una sbirciare su FB nella vita altrui deve,infatti, combinarsi con i sentimenti di invidia reale verso gli altri prima che si possa parlare di  dati statisticamente significativi  che mettano in  relazione l’uso di facebok con i sentimenti depressivi.
I ricercatori hanno,infatti,  scoperto, in modo chiaro, che l’uso di Facebook nel complesso non aveva alcuna relazione con la depressione tra la popolazione degli studenti universitari. E’ comunque difficile generalizzare i risultati dell’indagine anche se sono coerenti con altri studi, perché intervengono altri fattori personali, la ricerca andrebbe, quindi,  replicata su un campione più ampio e di differente età.

In conclusione

Come commentano gli stessi ricercatori è importante promuovere  l’alfabetizzazione verso i social media ad ogni età. Gli utenti di facebook e di altri social devono sapere che si tratta di vetrine virtuali dove  ognuno si auto presenta nel modo migliore, condividendo le esperienze o i luoghi più belli, descrivendo se stessi e le cose che fa  in modo sempre positivo. Forse raggiungere questa autoconsapevolezza può aiutare a tenere  lontani i sentimenti di invidia e la conseguente depressione.
* psicologa età evolutiva
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