Home Salute Psicologia Ecco come aiutare i figli durante la quarantena in casa

Ecco come aiutare i figli durante la quarantena in casa

di Fulvio Verrecchia

In un primo momento l’euforia. Poi lo stato d’ansia. Per i bambini e i ragazzi che non stanno andando a scuola per la chiusura da Coronavirus, gli psichiatri parlano di “ansie e paure in agguato per i più piccoli, rischio overdose social per gli adolescenti”.
I consigli degli esperti della Società Italiana di Psichiatria (SIP)  per gestire gli effetti delle restrizioni sono in una sorta di vademecum in cui si esortano i genitori a “diventare compagni di giochi creativi, e offrire ai più grandi spazi domestici, per invitare un amico nel rispetto delle restrizioni previste dal decreto”. Suggerimenti per contenere le conseguenze dell’’isolamento.

“In un primo momento i bambini delle primarie sono stati contenti della chiusura delle scuole che, ovviamente, hanno vissuto come una vacanza” spiega  Enrico Zanalda, presidente SIP. E precisa: “Ma tutto ciò avviene in un contesto di allarme e con il passare dei giorni il prolungamento della sosta scolastica forzata con il distacco da compagni e insegnanti, comincia a pesare, alimentando ansie e preoccupazioni che i genitori si trovano a gestire in prima persona”. 


Come, dunque attenuare e gestire queste conseguenze psicologiche?

“Intanto approfittandone per impersonare un ruolo a cui si era forse rinunciato in questi ultimi anni, cioè quello di compagno di giochi creativi e all’aperto, dando quindi normalità all’emergenza, escogitando con la fantasia nuovi giochi anche educativi, come, ad esempio cucinare insieme, oppure sfidarsi in giochi da tavolo, o misurandosi con i videogiochi per bambini. Rendere ‘ludica’ la preoccupazione aiuta a uscire da una situazione di timore, a mantenere la calma, prospettando che a un periodo di attesa seguirà la normalità”. 

Come spiegare al figlio le vere ragioni della chiusura della scuola?

“Sicuramente con un linguaggio semplice e chiaro, conciso e adatto all’età impedisce al bambino di sostituire le motivazioni reali con fantasie e paure eccessive e lo aiuta a responsabilizzarsi sulle regole da seguire. Il bambino non ha la percezione del tempo come invece hanno gli adulti e l’interruzione della routine può determinare un senso di angoscia che deve essere prevenuto. Questo porterà benefici anche i genitori, che dovranno informarsi, esaminare le informazioni con cura, le loro fonti e sforzarsi di tradurle e trasformarle per i loro figli. Sarà importante anche mostrare un atteggiamento empatico e comprensivo  perché accogliere le ansie e le preoccupazioni dei bambini permette loro di contenerle e di avere la percezione di essere protetti degli adulti di riferimento. Se il bambino manifesta preoccupazioni, è importante non sminuire il suo vissuto con frasi tipo ‘non ci pensare’ o ‘pensa alle cose belle’, perché questo potrebbe far sentire il bambino non compreso e solo, rispetto alla paura che prova. Essere coerenti, infine, e rassicurare i bambini anche con comportamenti non verbali: mostrare un atteggiamento di ansia e preoccupazione finisce comunque con l’essere trasmesso ai bambini, che sanno interpretare perfettamente anche il ‘non detto’ degli adulti”.


E per gli adolescenti?

“Per gli adolescenti il discorso è diverso perché le relazioni sociali, gli incontri e le amicizie rappresentano la dimensione fondamentale della loro vita e vivono il gruppo come punto di riferimento primario. Il rischio, ora è che gli adolescenti deleghino definitivamente alla virtualità di chat e social la gestione delle amicizie e degli affetti, andando in ‘overdose’ digitale. Un altro rischio per gli adolescenti è quello di una invasione reciproca degli spazi.Da un lato il genitore, magari costretto dall’home working, teme che il figlio perda tempo tutto il giorno, ed è portato a violarne alcuni spazi di privacy. Dall’altro i ragazzi tendono a vedere il genitore in casa come un adulto invadente. Da qui l’esigenza di impostare un ‘piano giornaliero’ con tempi certi di condivisione e di studio in autonomia laddove non ci sia la possibilità di un contatto telematico con i docenti”.

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