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Polonia-Mosca: quel medico di Napoli che smascherò “la bugia di Katyn”

Tanti i motivi  di attrito tra la Russia e la Polonia, una inimicizia che affonda le radici nel Settecento,  quando la Russia partecipò con l’Austria e la Prussia alla spartizione del Paese, che perse la sua indipendenza fino al 1918. Poi il  “patto Ribbentrop-Molotov”  tra la Germania  e l’Urss  per dividersi la Polonia firmato il 23 agosto 1939 anticipando di poco lo scoppio  della II  guerra mondiale (che iniziò il primo settembre 1939 proprio con l’invasione della Polonia da parte della Germania; e il 17 settembre arrivarono i russi).

 Tra gli episodi più sconvolgenti, il massacro a freddo di oltre 22mila prigionieri di guerra polacchi avvenuto nella primavera del 1940 a Katyn , attribuito dai russi ai tedeschi  (e viceversa). Per accertare la verità, nel 1943 fu istituita una commissione internazionale sotto l’egida della Croce Rossa formata da 12 scienziati di differenti Paesi tra i quali un medico legale italiano di fama, il professor Vincenzo Mario Palmieri della Federico II, la cui perizia sulle salme fu determinante per fare chiarezza  – autori della strage erano i russi – ma ne pagò le conseguenze…  Accusato  da Mario Alicata, Eugenio Reale, Iannelli  di essere un collaborazionista (Mosca aveva chiesto al Pci di tenere d’occhio quel testimone scomodo),  contestato in aula da studenti comunisti;  pedinato, minacciato. “Fu sospeso dall’Università”,  racconta il nipote Luigi Palmieri, figlio di un fratello e anch’egli medico legale come lo zio, “ma poi fu reintegrato e gli fu anche consentito di prolungare l’attività di docenza oltre i limiti, per recuperare il tempo perduto”.  I documenti erano stati  nascosti: “Reperti, foto, e la relazione scientifica, conservati all’Istituto di Medicina legale di via Armanni, dove poi  avvennero un incendio in biblioteca e successivamente una inondazione nei sottoscala….”, aggiunge  Luigi Palmieri. Gran parte dei documenti,  insomma, smarriti o fatti smarrire…..

Tutto era iniziato con la scoperta nell’aprile 1943 da parte delle truppe tedesche (forse allertate da qualcuno del posto)  di migliaia di cadaveri sepolti in fosse comuni  a Katyn, un bosco nei pressi di Smolensk (Russia). Secondo la Germania,  si trattava degli ufficiali di Varsavia catturati dai russi nel 1939. Tesi respinta dall’Urss di Stalin, che addossò le colpe alla Germania nazista. Questione affrontata con cautela da Londra e altri Paesi occidentali, dato il gioco di alleanze in pieno conflitto mondiale… E non era il caso d’avvalorare la propaganda nazista.

 Per scoprire la verità, bisognava  determinare il periodo della strage.  A Katyn c’erano i russi nel 1939/40 mentre i tedeschi erano arrivati dopo.  Dalle analisi dei medici,  emerse  che erano stati i russi.  “Non c’erano dubbi”, scrisse poi Palmieri: “Tra noi dodici (componenti  della commissione), nessuno ebbe alcun dubbio. Non ci fu neppure una obiezione. Fu decisiva l’autopsia del cranio fatta dal professore  Orsòs di Budapest: sulla parete interna trovò una sostanza che si comincia a formare a tre anni dalla morte. Aveva tre anni anche il fusto piantato sulla fossa. Il referto è inconfutabile”.  Le  vittime avevano le braccia legate con una corda che girava attorno al collo. Un sol colpo alla nuca (proiettili di una ditta tedesca che esportava all’Est).

 Solo nel 1990, dopo la caduta del muro di Berlino, Gorbaciov ammise il crimine, attribuito alla NKVB, la polizia politica sovietica (ma sembra che l’ordine fosse partito da Stalin). Nel 1992 Eltsin rese  pubblici alcuni documenti riservati . Poi, sembra che l’archivio sia stato “richiuso”…  Il 10 aprile 2010 il presidente polacco e altre autorità di Varsavia stavano andando a Katyn per  una commemorazione comune dell’eccidio  ma l’aereo precipitò a Smolensk  e non sono mai state chiarite del tutto le cause.  La versione sovietica  falsificata dell’eccidio comunque resta nota come “la bugia di Katyn”.  Sull’episodio fu girato anche un film.

Via Wieniawskiego, dove risiedevano molti degli ufficiali polacchi, nel quartiere residenziale Zoliborz di Varsavia. Una zona elegante dove si respira aria di Mitteleuropa come una volta

Le vittime erano tutti alti ufficiali, intellettuali, appartenenti all’alta borghesia polacca. L’intento era decapitare la classe dirigente di Varsavia (e fu eliminata anche la generazione futura: i familiari, donne e bambini,  furono deportati  in Siberia o morirono di stenti). Non “pulizia etnica”, come nel caso del nazismo, ma “pulizia di classe”.  La violenza applicata scientificamente.

Il professor Palmieri (1899-1994), figlio di un generale medico,  era stato in Spagna, Francia e Germania studiando con i maggiori esperti mondiali di medicina legale. Sposato con una baronessa svizzera, Erna Irene von Vattenwyl, parlava inglese, francese e tedesco.  Ebbe tre figli: un maschio, Raffaele, magistrato; e poi Lina ed Elisabetta.  Fu anche sindaco di Napoli,  dal settembre 1962 al luglio 1963.

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