U/n nuovo pericoloso focolaio si è improvvisamente aperto in provincia di Caserta: 27 dipendenti di un’azienda agricola di Falciano del Massico sono risultati positivi al coronavirus. Decretato lo stop alle attività dalle autorità locali. Nell’azienda, lavorano 27 dei 28 casi positivi rilevati con il secondo screening resosi necessario a seguito dell’emergere del focolaio di Mondragone.
Il sindaco di Falciano del Massico ha quindi disposto la sospensione “con decorrenza immediata fino all’avvenuta rimozione delle ragioni di pericolo attuale e concreto per la salute pubblica, connesso all’emergenza sanitaria localizzata sul territorio”.
I 28 casi generali (compresi quelli di Falciano) sono scaturiti da circa tremila tamponi. Dal primo screening (circa 750 tamponi) erano risultate positive 43 persone, quasi tutti braccianti bulgari occupanti le palazzine ex Cirio. Il nuovo dato è contenuto nell’ordinanza firmata ieri sera dal presidente della Regione Vincenzo De Luca con la quale vengono prorogate fino al 7 luglio le misure di contenimento per i cittadini residenti o domiciliati nei cosiddetti Palazzi ex Cirio.
Intanto è venuta alla luce una clamorosa violazione della privacy, come riporta Il Mattino: tra gli atti allegati all’ordinanza con la quale il sindaco Virgilio Pacifico dispone l’obbligo di isolamento domiciliare per le persone risultate positive al tampone è stato pubblicato l’elenco completo di 18 persone contagiate. Vi comparivano nome e cognome, numero di cellulare, indirizzo, data di esito del tampone che ne ha certificato la positività al Coronavirus. Appena la notizia è comparsa sui portali e sulle pagine social dei cittadini, gli elenchi sono stati tolti. Ma nel frattempo li avevano visti migliaia di persone.
Nei giorni scorsi è invece circolato l’elenco completo dei primi 43 cittadini positivi al Coronavirus, a firma del comandante della polizia municipale David Bonuglia, con tutti i dati sensibili, compresa la nazionalità ed il codice fiscale. Immediata la denuncia di alcune associazioni cittadine al Garante Nazionale per la Privacy, che tra l’altro ha chiesto la revoca del comandante.