Questo balletto di polemiche, di annunci e controannunci, di dispetti, di sprint fatti solo per fregare l’antagonista, è davvero disdicevole. La questione riguarda lo scontro a colpi di delibere tra il governatore della Campania Vincenzo De Luca e il sindaco Luigi de Magistris. Sono le ruggini di un rapporto mai decollato, anzi addirittura sempre avvelenato, che li ha visti sistematicamente fronteggiarsi, nel dispregio più assoluto del decoro istituzionale che avrebbe dovuto invece caratterizzarli. Con il risultato, in questo caso, che viene messa a repentaglio la salute pubblica. La salvaguardia dei cittadini napoletani appare piegata ai piccoli interessi di bottega, in chiara salsa elettorale, con De Luca che reclama contro il governo, colpevole di aver fissato le elezioni a settembre, mentre lui vorrebbe farle subito per capitalizzare il consenso carpito con le sue sceriffate e con de Magistris, che non ha idee chiare, ma pensa anche lui in termini elettoralistici, visto che ad abbandonare la scena proprio non ci pensa, nonostante i guasti che ha provocato alla città in questi dieci scellerati anni di gestione.
L’ultima sfida si è consumata proprio in queste ore: De Luca (giustamente secondo noi) stabilita l’impossibilità di governare quella fiumana umana di ragazzotti che sono soliti piantarsi dinanzi ai baretti vari e, se va bene, riempirsi d’alcol, fregandosene altamente di mascherine e di cautele, aveva disposto la chiusura alle 23 dei localini spuntati come funghi e attorno ai quali si celebrano le funeste movide che rischiano di mettere in discussione i risultati raggiunti con due mesi di duro lockdown.
Apriti Cielo! Giggino si è adontato: queste cose le decido io, faccio una delibera con la quale apro tutto 24 ore su 24. Ed aveva persino pensato di trasferire tutti al Centro Direzionale, che dalle 23 in poi è come catapultarsi felicemente in un paradiso terrestre, una sorta di Eden, dove pariare, rilassarsi, sbronzarsi e magari fare anche altro. Il sindaco stava dunque per emanare la annunciata delibera che prevedeva il “liberi tutti”.
Lui sta sempre dalla parte dei più deboli, che gliene frega se gli irresponsabili scalmanati del week end tornano alle loro case ubriachi fracidi e magari infettano il padre o il nonno. L’importante è far valere il principio che a Napoli comanda lui. Una sfida che De Luca ha raccolto. E lo ha fregato sul tempo. Aperture fino all’una di notte, ma divieto di vendere alcolici dalle 22 in poi. Ha fregato de Magistris, ma non ha risolto il problema, perché nulla vieta agli sconsiderati di fare il pieno alle 21.50 e tirare avanti per tutto il resto della notte. E soprattutto continuare imperterriti a fare assembramenti, la cosa più pericolosa di tutte ai fini del possibile contagio, perché se un ragazzo ha deciso di rovinarsi l’esistenza con droghe e alcol, magari saranno anche problemi solo suoi, ma se si intrattiene con centinaia di compagni senza precauzioni ed è un asintomatico, può provocare una riesplosione dell’epidemia ed anche una strage.
Ecco perché questo scontro all’ultima delibera è uno sconcio insopportabile, che non fa male solo ai contendenti, ma alla città, alla sua reputazione, che è già compromessa. Come facciamo a lamentarci, poi, quando Vittorio Feltri, preso nelle sue allucinazioni, vomita insulti contro Napoli e il Meridione?
C’è una soluzione a questa gazzarra? A prescindere dal risvolto tecnico-giuridico sul conflitto di attribuzioni, che non riguarda solo l’aspro duello governatore-sindaco, ma tutta la materia del titolo V, che andrà obbligatoriamente rivista, val la pena di sottolineare che una guerriglia del genere, combattuta con intenti che vanno sicuramente al di là degli interessi dei cittadini, (De Luca provi pure a smentirci, nessuno gli darà credito), la si può risolvere in un sol modo: speriamo che i napoletani, quando andranno prossimamente alle urne, se ne ricordino. Se ci liberassero in un sol colpo dei due guasconi avremmo tutti “preso il terno al lotto”, come si dice da queste parti. E lo sosteniamo con una punta di rincrescimento, perché il De Luca del lanciafiamme, del decisionismo, della tempestività dei primi giorni di questa tragedia, aveva conquistato punti e credibilità. Era riuscito ad essere persino più bravo di Crozza, quanto a presa mediatica. Poi ha sentito il profumo delle urne e si è perso, con qualche accomodamento e con qualche decisione demagogica (vedi aumento delle pensioni minime), che può provocare solo consenso nell’immediato, ma che finirà per ritorcerglisi contro quando le finanze regionali non potranno più sopportare questa ulteriore falcidia.