“Il virus si sta spegnendo, anzi in parte si è già spento”. Ne è fermamente convinto Francesco Le Foche, professore di immunologia, primario di immuno-infettivologia al day hospital del Policlinico Umberto I di Roma, che nel corso di un’ampia intervista sull’edizione odierna di Libero spiega come il lockdown abbia impedito al Covid-19 di riprodursi, facendolo affievolire. “Il caldo – aggiunge l’immunologo – gli assesterà un ulteriore colpo, a patto naturalmente che la gente continui ad avere comportamenti virtuosi. Più si innalzerà la temperatura e meno probabilità avremo di infettarci, succede per tutte le forme virali. Le goccioline non saranno più in grado di essere veicolate a distanza”.
Si tratta, secondo Le Foche di un virus mutato a causa delle misure messe in atto, che hanno quindi drasticamente ridotto la carica virale: “A volte – dichiara il professore – è talmente bassa che i test non rilevano più il Covid. Facciamo sempre più tamponi e troviamo sempre meno malati. […] Chi si ammala oggi, ha una condizione di febbriciola e di astenia che si prolunga per 2-3 settimane. È una sindrome diversa”.
Le Foche si inserisce quindi nel filone degli ottimisti come Alberto Zangrillo primario e direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano nel corso del programma Mezz’ora in più di Rai3 aveva dichiarato con sicurezza che “il virus clinicamente non esiste più”, scatenando diverse agitazioni nel mondo scientifico.
Le Foche si dice tranquillo anche sulla questione della riapertura delle regioni: “Non dobbiamo pensare che le persone siano incoscienti o ignoranti. Non vanno bersagliate di messaggi terroristici. Va detto ciò che sta succedendo, e cioè che stiamo procedendo abbastanza bene, anche se non mi stancherò mai di dire che ci vuole responsabilità. Se sarà così vivremo un’estate tranquilla e forse anche l’autunno”.
Proprio ieri nel corso di un’altra intervista al Corriere della Sera aveva infatti giù affermato che se ci dovesse essere una seconda ondata sarà probabilmente a dicembre con l’arrivo del freddo, ma non sicuramente a settembre-ottobre e che comunque l’emergenza dei mesi scorsi potrebbe restare un unicum: “Non credo che torneremo a vivere un’esperienza tanto tragica – sostiene Le Foche – Penso più a un’ondata paragonabile a quella prodotta da una forte influenza che è una malattia seria, non dimentichiamolo, con complicanze importanti ed esiti mortali. Abbiamo avuto epidemie influenzali caratterizzate da una letalità simile a quella da Covid”. Ci si avvia insomma verso una convivenza “pacifica” col virus, divenuto molto meno letale.
Interpellato infine sullo stop dettato dall’Aifa alla somministrazione della clorochina per i gravi effetti collaterali che causerebbe, Le Foche tra i primi fautori del suo uso per il contrasto al Covid-19, continua a sostenerne la validità: “L’insieme di farmaci messo in campo nei primi giorni dell’emergenza ha evitato un numero ancora più elevato di decessi e contagi – ricorda l’immunologo -. L’antimalarico viene utilizzato in tutto il mondo come prevenzione per le malattie autoimmuni. Prima di somministrare il Plaquenil va fatta una visita oculistica e cardiologica per scongiurare l’insorgere di problemi. Ma – conclude Le Foche – se non ci fosse stata la clorochina…”