Finirà davanti ad un giudice del tribunale di Torre Annunziata il calvario di una pensionata, come tanti utenti del sistema finanziario, che dopo un pignoramento si è vista bloccare dalle Poste l’intera pensione accreditata sul conto e da mesi non riesce più a prelevare neanche un euro “in violazioni di ogni diritto e principio di umanità” come sostenuto nel reclamo presentato dagli avvocati di Noi consumatori Angelo pisani e Simona Troncone che hanno denunciato la illegittima condotta di Poste Italiane, sempre più frequente nel sistema bancario, chiedendo lo sblocco del conto corrente sul quale l’anziana percepisce l’assegno pensionistico, che certo non può essere negato per i vari anni di durata della procedura.
“Qualsiasi tribunale non può che dare ragione alla pensionata ma è assurdo che per avere la pensione soprattutto in un periodo come questo di crisi e pandemia si debba entrare anche nel girone infernale della giustizia! Si tratta di per poter ritirare quanto occorre per sopravvivere e non pignorabile” denuncia l’avvocato Angelo Pisani.
Non avendo sortito alcun effetto i pianti della signora e i reclami stragiudiziali gli avvocati hanno presentato ricorso contro le Poste Italiane, chiedendo lo sblocco immediato del conto corrente sul quale l’anziana donna percepiva l’assegno pensionistico e che è bloccato a cause del pignoramento di un creditore,
rimarcando come l’ingiustizia subita dalla propria assistita può avere conseguenze drammatiche e pericolose .
Già da due mesi, infatti, la malcapitata utente che ha bisogno del denaro anche per far fronte a spese mediche quotidiane non ha potuto prelevare un solo euro. In tasca non le sono rimasti neanche i soldi per mangiare né tantomeno per poter acquistare i costosi farmaci salvavita che le occorrono, Questo perché anche i 600 euro al mese versati dall’Inps sul suo conto postale a dire della cassiera risultano inglobati in un pignoramento presso terzi esercitato da un creditore, nonostante l’articolo 545 del Codice civile, riformato di recente dal decreto legge numero 83 del 2015, preveda che “le somme da chiunque dovute a titolo di pensione, di indennità che tengono luogo di pensione o di altri assegni di quiescenza, non possono essere pignorate per un ammontare corrispondente alla misura massima mensile dell’assegno sociale aumentato della metà”
Ad oggi però nonostante il reclamo la pensione non è stata ancora corrisposta e dallo sportello postale nessuna risposta.
“La nostra cliente chiederà il risarcimento dei danni causati dal blocco illegittimo del conto e speriamo n una sentenza esemplare che possa evitare errori ed abusi a tanti altri utenti” commentano gli avvocati, allertando le Poste che non hanno saputo gestire il conto corrente bloccandolo.
Gli avvocati intanto per evitare gesti estremi della disperata pensionata sono pronti ad impugnare il blocco del conto attraverso il ricorso all’ex articolo 700, una misura cautelare con funzione anticipatoria della decisione di merito per ottenere un’ordinanza attraverso la quale garantire un po’ più velocemente tutela alla malcapitata pensionata.