
AUTOSABOTAGGIO: a partita conclusa è chiaro come il sole quello che è successo. Neres si fa male in allenamento, risentimento muscolare, l’ennesimo. Quelli che si sono rotti in questi mesi sono praticamente tutti i giocatori che “operano” sulla fascia sinistra: appunto, Neres, poi Buongiorno, Olivera, Spinazzola. Il campo di Castelvolturno ha un problema evidente e non è quello di essere un campo di patate, ma piuttosto quello di essere in attesa di dismissione imminente. Alla rottura di Neres Conte, aduso alla ricerca di colpevoli sempre molto distanti dal proprio specchio, se la prende con il campo, ergo con la società che non sta facendo bene il proprio mestiere. A questo punto mi sorgono spontanee un paio di domande: la prima è molto ignorante e mi prostrerò contrito di fronte ad eventuali virtuali scappellotti di fisiatri con titolo (senza, avrebbero la stessa autorevolezza che ho io in ingegneria aerospaziale). Gli infortuni muscolari possono dipendere dalla scarsa qualità del manto erboso? Da capra qual sono posso immaginare che le distorsioni, gli infortuni ai legamenti possono esserlo. Come fanno ad esserlo degli stiramenti e delle lesioni muscolari? Ricordo un paio di anni fa il manto erboso di San Siro sembrava la campagna di Hanoi dopo i bombardamenti del ’72. Se tanto mi dà tanto ci sarebbero dovuti essere morti&feriti ad ogni incontro, cosa di cui non v’è memoria storica. Quindi arriva la seconda domanda: non è che invece è stata sbagliata la preparazione atletica che dipende prevalentemente dal suo staff? In realtà poco importano le risposte. Quello che interessa è che quando ci si trova in difficoltà non vanno accampate scuse e soprattutto non ci si lascia andare a sputtanamenti pubblici per pararsi il culo.
RIPROVEVOLE: l’uscita a cazzo del tecnico in conferenza stampa a 24 ore da una sfida fondamentale per un cammino tutt’altro che concluso, è stato il sigillo tombale sul livello imbarazzante di comunicazione di quest’uomo. Dall’inizio dell’anno le sue interviste hanno avuto dei rarissimi picchi di decenza, ma nello standard sono state ripetitive, balbettate e tese prevalentemente a rivendicare i propri meriti e a sottolineare il lago di melma su cui la sua eroica battaglia si stava compiendo settimana dopo settimana. Una squadra allo sbando e una società in disgrazia, una piazza depressa ed un ambiente difficile. Insomma: “se succede qualcosa di buono, IO avrò fatto qualcosa di straordinario”. In questa narrazione malata e per certi versi “ignorante” si è dimenticato sempre di sottolineare un dettaglio fondamentale: la squadra che ha fatto il decimo posto lo scorso anno, era la stessa che aveva sbaragliato gli avversari l’anno prima, con un solo giocatore andato via (Kim) e tutto il resto della rosa identico, e fatto da giocatori della madonna, almeno per il campionato italiano. La squadra che lui ha preso due mesi dopo era la stessa con solo tre strategiche varianti: il centravanti, che ha imposto lui e sulla cui prolificità tutt’altro che sovrabbondante ci siamo espressi dopo la partita con l’Empoli, in occasione del gol e dei due assist, uno Zielinski ormai “decesso” da tempo immemore sostituito da un McTominay che con un solo piede rende il doppio dell’amatissimo Zielu quando era in forma, e il difensore titolare che era decisamente più forte del suo predecessore che, ricordiamolo, non era più Kim ma Juan Jesus. Di Kvara ha fatto lui carne di porco, facendolo giocare a sprazzi e costringendolo a variazioni di posizione e di interpretazione del ruolo di esterno che lo hanno mandato definitivamente in confusione, salvo poi rimpiangerlo (come alibi pronto-uso) in ognuna delle ormai troppe partite in cui Neres non ha giocato per infortunio. Se si dovessero lasciare punti per strada contro il Torino (in casa) e Lecce, Genoa, Parma e Cagliari (un mix tra squadre disastrate e squadre prive di stimoli) sarà stata solo ed esclusivamente colpa della sua scarsissima dimestichezza con l’eloquio ponderato. Basti, oltre a tutto il resto, ascoltare la sua uscita su Rafa Marin, trattato come una scartina inutile in favore di platea. Altro che grande motivatore…
PANTOMIME: veniamo alla cronaca: siamo una squadra abbastanza poco solida ma l’Inter cede maledettamente. Abbiamo 5 partite che un Napoli appena decente vincerebbe giocando con uno in meno. L’Inter invece ha un coefficiente di difficoltà più elevato e le coppe, ma questo lo lasciamo alla cantilena di giornalisti e tifosi interisti senza fantasia. Quegli stessi tifosi interisti che si scandalizzano per una rimessa giocata qualche metro più in là (certamente non 12, 13 o 15 come sostengono i campioni mondiali di freeclimbing sugli specchi) ma dimenticano un gol segnato da un calcio d’angolo che non esisteva e un fallo di mano quanto una casa nello scontro diretto. Ma eviterei di far stramazzare ridicolmente al suolo la dignità, discutendo di complotti risibili come costume dei loro sostenitori e come cifra distintiva del loro condottiero Piagnone Inzaghi. Tanto più che il nostro, di condottiero, manco polemizza con l’esterno ma sabota la sua di squadra dall’interno, come ampiamente descritto qui sopra. Sarà un finale di stagione orribilmente incerto e pericolosamente imprevedibile. Ma quello che conterà sarà chi, alla fine, di riffa o di raffa, metterà il muso davanti. E tra due anni tutti avranno dimenticato che specie di soggetti siano stati protagonisti della pantomima edizione 2024/2025 e i tifosi della squadra vincente avranno da ricordare un altro titolo da poter raccontare ai nipotini. Per questo e solo per questo, fino a farci mancare la voce: FORZA NAPOLI SEMPRE!