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“Augusto” nuovo singolo dei Caffè d’autore

“Augusto”

secondo singolo dei
Caffè d’autore
dedicato a un gatto nero trovatello investito da un pirata della strada

Comete che illuminano il buio

Lacrime che riempiono il vuoto

Occhi, due occhi che restano impressi
Lasciando un marchio, un segno

Una cicatrice che, si sa, non va più via

Come gli occhi di Augusto!

«Eh sì, che il rapporto tra umani e animali sia qualcosa di speciale – a tratti, assurdo, considerato il loro attaccamento così puro, autentico e disinteressato – è un fatto risaputo e, senza dubbio, comune a moltissime persone. Così come comune è il fatto che ogni rapporto con l’animale domestico abbia qualcosa di talmente particolare e soggettivo che è sostanzialmente impossibile identificare interazioni “tipo”, attribuibili, a priori, a questa relazione così magica, così “disumana”. Cosa che diventa ancora più ardua se si tratta di un gatto: e i gatti, si sa, volendo fare un paragone “umano”, sono più tipi da “poche parole” ed “emozioni zero”; e, però, anche da “tanta presenza”! A meno che voi non siate cantautori! E i cantautori, a causa della, o grazie alla, loro sensibilità, riescono a sentire e vedere ciò che la realtà nasconde. E a comunicarla, a modo loro».

Dopo l’uscita di “Cambieresti mai per me?”, singolo d’esordio del trio, tornano i Caffè d’autore con il brano “Augusto”, una delicata ballad cantautorale dedicata a un gatto nero tragicamente investito da un pirata della strada.

«Augusto non c’è più, portato via da un pirata della strada, troppo preso a cercare sé stesso nella velocità e nel rumore meccanico, così innaturale, così fastidioso, di un motore…».

“Augusto” rappresenta un intimo tentativo di immortalare le emozioni, le sensazioni, le esperienze e i ricordi vissuti dalla band insieme a questo discretissimo, alquanto schivo ma super presente, gatto nero: Augusto, appunto.

Abbandonato davanti casa di Antonio Russo (ukulele, guitarlele, synth, voce), Augusto ama nascondersi, farsi i fatti suoi, ma non appena risuona qualche nota, eccolo emergere dai nascondigli più impensabili, diventando il fan numero uno e il primo spettatore della band. Ed è così che quella stessa relazione di intimità che si era creata con Antonio si instaura anche con Alfonso Carlo Di Sessa (percussioni, voce) e Francesco De Bonis (ukulele basso, voce).

Così, un mix di ricordi tristi e ritmiche allegre danno vita al brano.

«Come immortalare Augusto se non con un’ode? Un’ode che combina il suo ricordo, triste, con delle sonorità e una ritmica allegre, proprio perché, per i ragazzi, è importante celebrare e tramandare, soprattutto, la bellezza e gli insegnamenti positivi di quella relazione: una relazione che sembra e che è, di fatto, così “disumana”, così “aliena”, così “altra” (eppure così “vera”) rispetto a quello che siamo in grado di fare noi. Gli esseri umani. A volte, così insensibili, così superficiali, così sconsiderati… Testo e musica “semplici”, dove semplice deve necessariamente intendersi come il più diretto, vero e “umano” possibile, evitando giri di parole ed esplicite – e a volte vuote – dichiarazioni d’amore: la – di nuovo – semplice ricostruzione della routine quotidiana di Augusto che, di fatto, lo equipara a un essere umano, facendolo assurgere a essere senziente, dotato di sentimenti, di passioni, di paure, di sogni. È la celebrazione della sua “umanità” che – e questo è anche il monito che dovremmo trarre da Augusto – forse, non è nulla di così eccezionale, speciale, elevato ma, semplicemente, sono i piccoli gesti della quotidianità, la “tanta presenza, le poche parole e le emozioni zero”, a fare la differenza. È il riconoscimento di una presenza che, purtroppo, sarà assenza, ma che, di fatto, non sparirà, sarà sempre con noi, tra le nuvole e il soffio del vento. Nei nostri sogni. Nella nostra immaginazione».

Grazie alla presenza di Augusto, le prove della band diventavano, durante le pause, un incontro, sempre affascinante, sempre inaspettato, sempre mistico. Come quando i ragazzi, bevendo il caffè o facendo colazione, trovavano Augusto intento a mangiare i suoi croccantini, come accade nel videoclip che accompagna il brano.

IL VIDEOCLIP

Ideato e girato da Antonio e interpretato dalla stessa band, il videoclip che accompagna il brano vuole riprodurre una scena “tipo” con Augusto: in pausa, durante le prove, ci si riposa e si scambia qualche chiacchiera alla presenza-assenza di questo gatto, che nel video è “interpretato” da Lizzie, il gatto di Alfonso.

“Poche parole, emozioni zero ma tanta, tanta ma, di fatto, sta lì, è presente, come una sorta di guardiano silenzioso, un bodyguard a quattro zampe, pronto a intervenire in qualsiasi momento.

È questo, un po’, il senso del videoclip, girato presso la stupenda Residenza Olimpia, a Santa Maria di Castellabate (SA), sotto un portico di tufo, con il sottofondo sonoro del mare, al riparo dall’ancora caldo sole settembrino, immersi tra il dolce ronzio di api e insetti in cerca di fiori e il fruscio del vento su foglie di alloro e vite.

Ascolta “Augusto”

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“Augusto” su YouTube

LA COVER ART

Raffigurato magistralmente da Giancoz nella cover art del brano, Augusto è una cometa che illumina il buio, una lacrima che riempie il vuoto. Due occhi che lasciano una cicatrice che non andrà più via.

Augusto, però, lascia anche e soprattutto un insegnamento di vita e la forza di avere fiducia e credere nel bene e in un mondo migliore!