Contraddizioni, riflessioni sulla solitudine, speranza sono le tematiche di Piccola Abitante di Saturno, il nuovo album del duo Legno pubblicato lo scorso aprile. Undici brani che sono un vero e proprio viaggio emotivo attraverso le sfumature di un amore che , nonostante i suoi momenti di caos, resta forte e capace di spingerci oltre i propri limiti.
In un’epoca di presenzialismi, complice anche l’uso compulsivo dei social, avete scelto di nascondervi dentro ad una scatola. A chi è venuta questa idea bizzarra e perché?
In realtà, non volevamo nasconderci dietro a una scatola. In un mondo dominato dall’apparenza e dall’immagine, il nostro desiderio era far arrivare prima i testi delle nostre canzoni, nudi e sinceri, direttamente al nostro pubblico. La scatola è diventata un complice, un elemento che, con il tempo, ha preso forma e significato. Legno è ormai un’immagine che ci rappresenta, un simbolo che farà parte di noi per sempre. La maschera, in un certo senso, è simile a quella dei supereroi: dentro di essa possiamo essere chi vogliamo, fare qualsiasi cosa. Ci piace pensare che le nostre canzoni siano diventate un po’ di tutti, un rifugio dove ognuno può riconoscersi e sentirsi libero.
Quai sono i vostri artisti di riferimento ed in quale filone musicale vi collocate?
Sicuramente il nostro percorso musicale è profondamente radicato nel cantautorato italiano, che spazia da artisti come Carboni e Venditti, alle canzoni di Vasco, fino ai pezzi più sinceri e disperati di Masini, Lucio Dalla e De Gregori. Veniamo da quegli ascolti che ci hanno formato e che ci hanno plasmato, influenzando profondamente chi siamo oggi, sia come musicisti che come persone. Quella tradizione di autenticità e profondità nelle parole è ciò che ci ha ispirato e continua a guidarci nella nostra musica.
“Generazione triste” è il vostro ultimo brano, chi si cela dietro questa definizione e come nasce l’esigenza di raccontare questo stato d’animo generazionale?
“Generazione Triste” è una riflessione sulla nostra generazione, quella che si trova nel mezzo tra le etichette delle altre generazioni, come i Millenials, la Generazione X e i Baby Boomers. Spesso ci sentiamo etichettati come parte di una “generazione triste”, colpita dalle difficoltà quotidiane: incertezze nel lavoro, difficoltà nei rapporti, insicurezze emotive. In un mondo dove il bisogno di condivisione sui social diventa una sorta di rifugio, siamo costretti a mostrare stati d’animo, a volte contrastanti, per non sentirci persi. Con “Generazione Triste”, abbiamo voluto raccontare questa realtà come una nuova stagione di una serie che ci rappresenta. Abbiamo sentito il bisogno di svegliarci dal letargo dell’inverno, proprio come accade con l’arrivo della primavera, quando i sensi si risvegliano e la voglia di vivere in serenità torna a farsi sentire. La nostra “generazione triste”, nonostante le sue contraddizioni, ci appartiene, e in fondo, ci piace così com’è: la viviamo e la teniamo stretta, con tutte le sue sfumature.
Avete debuttato nel giugno del 2018 ed a novembre siete stati inseriti nella playlist Scuola Indie di Spotify con il singolo “Sei la mia droga”. Com’è cambiato in questi anni il vostro percorso musicale?
Spotify ci ha offerto una visibilità enorme, permettendoci di raggiungere un pubblico concreto che, col tempo, è diventato sempre più reale. Quando saliamo sul palco, ci sentiamo davvero connessi con i nostri fan, abbracciandoci in un momento di condivisione autentica. È qualcosa di davvero speciale poter lavorare con le persone che poi ci seguono ai concerti, che ci supportano e ci regalano emozioni. Siamo profondamente felici di questo, è un viaggio straordinario che ci arricchisce ogni giorno.
Nell’ultimo decennio le porte del Festival di Sanremo si sono aperte alla scena indie. È unpalco che vi tenta?
Sanremo è Sanremo, un evento che rappresenta un sogno per molti, e per noi sarebbe davvero bellissimo poter partecipare al festival. Certo, sappiamo che ci sono dinamiche particolari da considerare, ma se un giorno Carlo Conti leggesse questa intervista, gli diremmo: “Carlo, noi ci siamo!”
Tik Tok LEGNOLEGNO (@legnopagina) | TikTok
Instagram: https://www.instagram.com/_legno_pagina_/