Un brano d’amore, un invito a cambiare e ad evolversi con una forza tale che spinge a chiedersi: “Cambieresti mai per me?”. Il singolo dei Caffè d’autore è un melting pot di influenze e strumenti come l’ukulele, synth e percussioni suonate con bustine di zucchero e pentole. Fautori di questo progetto senz’alcun dubbio originale, sono tre musicisti con tre bagagli bagagli diversi ma che si sono incontrati dinanzi ad un caffè…d’autore: Antonio Russo, Alfonso Carlo Di Sessa e Francesco De Bonis.
I Caffè d’Autore come nascono e cosa li contraddistingue dagli altri artisti della scena indipendente?
La nostra band nasce, come forse è ovvio che sia, da un incontro, un semplice incontro, che poi è simboleggiato dalla presenza del termine caffè nel nome del gruppo. Un incontro in cui tre ragazzi, che si conoscono già e hanno già suonato insieme, ma con background musicali diversi, decidono di sondare uno spazio musicale diverso, fedele alla “tradizione” del grande cantautorato italiano – quello che noi, come tanti, consideriamo l’ortodossia della musica italiana e che dà origine a, e spiega, la scelta di accostare l’espressione “d’autore” a caffè – ma con sonorità e dinamiche diverse. Queste sonorità e dinamiche sono date dal tipo di strumenti musicali utilizzati, vale a dire gli ukulele – classico, guitarlele e basso – e vari tipi di percussioni “alternative” come una pentola utilizzata a mo’ di rullante e darbuka. Il progetto prevede anche l’utilizzo di synth, suonati con le dita dei piedi, o kazoo elettrici; o del cajon.
Insomma, siamo un trio che cerca di offrire un prodotto musicale “completo”, cioè ricco di sonorità diverse, pur essendo un trio. Ed è questa combinazione particolare di ascolto e tributo musicali, da una parte, e strumenti, dall’altra, che ci caratterizza e contraddistingue dagli altri.
Il vostro percorso è iniziato proponendo brani cantautorali di artisti del passato. Doveste scegliere tre cantautori del più recente panorama musicale, chi scegliereste?
Beh, è difficile rispondere, perché la musica è un fatto di gusti e sensazioni e anche perché dipende da cosa viene valutato nella preferenza verso un cantautore o un altro, come, ad esempio, la sua capacità di “incontrare” il pubblico e offrire un prodotto musicale ad una platea più estesa, oppure il preferire prodotti più fedeli alla propria natura musicale senza entrare troppo nelle logiche di mercato che spesso portano a snaturarti. Ad ogni modo, i nostri riferimenti musicali più moderni rientrano sicuramente nel cantautorato indie e possiamo citare nomi come Fabi, Brunori, Bianconi dei Baustelle, Gazzè.
Avete debuttato con il singolo “Cambieresti mai per me?” , un invito che potrebbe risuonare un po’ forte in questo periodo, raccontateci questo singolo
“Cambieresti mai per me?”, il nostro primo singolo, è, semplicemente, l’amara constatazione che esistono eventi, circostanze, fattori e incontri che ti cambiano. Non significa che diventi diverso o opposto da quello che sei e che, quindi, in un certo senso, rinneghi te stesso; significa che scopri o introduci una parte di te che magari non conoscevi o che era repressa; così come, magari, abbandoni qualche altra parte di te che forse era superflua o inutile. E diventa qualcosa di amaro perché, a volte, quel cambiamento non l’hai proprio voluto; ti è capitato; e quindi ti ritrovi “cambiato” ed è naturale che tu ti chieda se ci sia stato uno scambio. Diventa amaro perché, nel momento in cui riconosci questo “cambiamento”, lo percepisci sempre un po’ come un sacrificio e sembra lecito aspettarsi qualcosa in cambio.
Il punto, però, è che, forse, è sbagliato il meccanismo nel quale ti aspetti quel riscontro, quel cambiamento anche in quel qualcosa che ti ha cambiato. Forse, il punto è abbracciare un’interpretazione della realtà e degli eventi in cui quello che ti succede, quello “che ti cambia”, è soltanto qualcosa di inevitabile e necessario che ci serve a diventare individui maturi ed “esperti”, capaci di gestire con serenità la propria esistenza a fronte di ogni situazione. Il messaggio è di accettare il cambiamento e renderlo un’opportunità di crescita. Quindi, il nostro brano parla fondamentalmente e principalmente di amor proprio… Perciò, per concludere, sì, l’invito è forte ma necessario in un contesto sociale, come quello odierno, in cui si fa fatica ad accettare “i cambiamenti”, come ad esempio la rottura di una relazione…
Il vostro incontro risale ad un po’ anni fa e come Caffè d’Autore avete partecipato già a numerosi Festival, rassegne d’autore oltre che aprire il concerto dei Tiromancino. Qual è la vostra percezione rispetto alla musica emergente?
Onestamente, dopo due anni di attività, e dopo un anno in cui abbiamo adottato uno stile totalmente acustico, tra partecipazione a rassegne e contest, così come tra serate in locali e su palchi, percepiamo un ambiente non totalmente favorevole a chi vuole proporre musica suonata in un certo modo, sia in termini di pubblico – in particolare quello più giovane, che sembra attratto da sonorità più digitali e contenuti, a volte, molto superficiali – sia in termini di industria discografica e tutto l’indotto radiofonico, televisivo e concertistico, che, giustamente, è mosso anche da necessità di mercato e, quindi, forse, è più tendente a cavalcare le tendenze e il pubblico più che incentivare la musica. E, quindi, ad esempio, oggi si favorisce un tipo di musica che, magari, è stata creata solo con il pc, o riempita da suoni fatti al pc, a scapito di chi magari, con passione, studia e fa ricerca, sperimenta, con uno strumento in mano…
Perciò è un peccato che non si riesca a dare spazio alle innovazioni e alle tendenze particolari che emergono dalla società, perché esprimersi e creare è molto importante, oltreché bello. Diremmo liberatorio… Il risultato è si produce e ascolta musica che è moltissimo orecchiabile, vendibile, ma che manca, oltreché di musica vera e propria, di contenuti, perché se l’importante è solo l’orecchiabilità, allora non importa che il testo sia effettivamente vuoto. Quindi, la musica rischia di perdere anche la sua funzione di racconto e denuncia.
State lavorando ad un disco, quali sono i vostri prossimi progetti?
Il 6 giugno 2025 è uscito il nostro primo singolo, di cui abbiamo già parlato. Tra settembre e ottobre, uscirà un secondo singolo e poi, il prossimo inverno, lavoreremo alla pubblicazione di un EP, con dei brani nuovi di cui abbiamo già qualche traccia.
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