Da qualche giorno è disponibile in digitale Runnegghiè, il quarto album in studio del siciliano Alessio Bondì. Otto tracce nate da una continua ricerca musicale nella sua amata Sicilia con un senso critico tra passato e presente.
Alessio, la musica è continua ricerca, non solo nei testi ma anche nella musica ed il tuo ultimo album Runnegghiè è stato un viaggio nella storia della tua Sicilia, ce ne parli?
Tutta la mia ricerca nasce dal desiderio di provare a realizzare un suono contemporaneo siciliano. Già da un po’ ero curioso di scoprire quale fosse la musica della mia città prima che la modernità sopraggiungesse. Tuttavia ciò che era arrivato a me soprattutto attraverso i gruppi folkloristici non riusciva a soddisfare pienamente quella curiosità. Finché non sono incappato nei documenti sonori della Sicilia pre-industriale: registrazioni realizzate da studiosi lungo la seconda metà del ‘900 in cui si possono sentire le voci di persone comuni, di certo non professionisti, che cantano soprattutto durante il lavoro o situazioni rituali. Mi è sembrato di immergermi dentro Atlantide. Ho provato un senso di meraviglia per la bellezza di questa musica e di sconforto per la triste storia del cosiddetto “genocidio culturale” a causa del quale abbiamo quasi del tutto perso la nostra cultura contadina.
Eppure attraverso quegli ascolti un’intera civiltà sembrava riprendere magicamente vita. Ne ero stregato e così ho iniziato a studiarne le modalità di canto, le scale, i timbri, i ritmi. Mi sono detto che da lì doveva ripartire la nuova musica siciliana. Tutte queste riflessioni naturalmente si percepiscono nelle mie recenti produzioni. Et voilà: ecco Runnegghiè.
In questi 8 brani spazi dall’attualità ai sentimenti, omaggi la Patrona palermitana e racconti della tua città. Le radici sono importanti quasi indissolubili per te ?
Runnegghiè è variegato nei temi, ogni canzone apre uno squarcio su un mondo. Il punto focale per me non sono mai state tanto le “radici” in sé quanto la mia ricerca interiore, spirituale. La scrittura, con le sue chiavi letterarie e linguistiche, sono sempre state l’insegna di questo cammino. Esercitare la mente poetica è qualcosa che rivela e porta in luoghi inaspettati ed è proprio così che una decina di anni fa è esploso il dialetto nella mia scrittura. Ho aperto un rubinetto ed è uscito fuori il mare. La stessa cosa è avvenuta con la ricerca sulle radici musicali siciliane. Ascoltare quei documenti è per me un’esperienza fondamentale per realizzare quel qualcosa che Jung postulava come grande obiettivo di ogni cammino interiore: “diventa chi sei”.
Al netto di ogni slancio nostalgico, tendere un orecchio verso quelle radici recise equivale alla possibilità di farsi una bella chiacchierata con i propri avi. Cosa c’è di più interessante in un mondo che ci allontana sempre di più da noi stessi. Vale la pena forse fare quel passetto indietro, sottrarsi alle “magnifiche sorti e progressive” per re-instaurare un dialogo con la Natura, gli Altri, il Tutto. E magari discutendo anche con il proprio bisnonno, cantando.
Il tuo debutto discografico è del 2015 con Sfardo, Runnegghiè è il quarto disco: qual è stata l’evoluzione artistica di Alessio Bondì?
Credo di andare verso una compattezza sempre maggiore di scrittura, temi, musicalità; è un cammino al contempo estetico, etico e spirituale che non so ancora dove mi porterà. Prevederlo ora non è possibile ed è questo il bello!
Fabrizio Moro, Alex Britti, Gianni Togni sono solo alcuni degli artisti che hanno alzato la voce contro un sistema discografico sempre più dedito al prodotto “usa e getta” che ad una crescita/gavetta di un artista. Qual è il tuo pensiero?
Cantare, suonare uno strumento, sono pratiche che hanno molto in comune con le pratiche sacre. Questo è un pensiero che rubo al pittore Francesco De Grandi (che ha realizzato insieme a Federico Lupo i dipinti e le grafiche del disco) il quale lo applica alla pittura come meditazione o preghiera quotidiana. Io lo applico alla musica, alla carriera artistica intesa come pratica meticolosa, che a volte necessita di tempo per rivelare il proprio fuoco. Credo nelle carriere lunghe e anche lente e accidentate. Credo negli inciampi, nella gavetta, nei commenti di amici e persone a fine concerto. Credo che la velocità dell’usa e getta proposto dal mercato non potrà mai fagocitare quel rapporto speciale che la musica crea con le cose del mondo, visibili e invisibili, il quale esiste prima del mercato e che al mercato sopravviverà.
Dove e quando ti ascolteremo live?
21.11 London, The Grace
22.11 Bruxelles, Atelier Partage by Piola Libri
23.11 Berlin, PANDA platforma Berlin
26.12 Palermo, Teatro Biondo
29.12 Messina, Retronouveau
05.01 Catania, Zō Centro Culture Contemporanee
01.02 Bologna, LOCOMOTIV CLUB
02.02 Roma, MONK
06.02 Torino, OFF TOPIC
07.02 Milano, Arci Bellezza