Domenica prossima, la domenica delle Palme, niente ramoscelli d’olivo: la distribuzione è vietata. Le misure per limitare i contagi da Coronavirus incidono anche sulle celebrazioni pasquali, che saranno tutte a porte chiuse (le attuali restrizioni dureranno almeno fino al 13 aprile). Niente chiesa, famiglie frammentate per la quarantena e niente tavole imbandite (nell’avanzare, peraltro, di una crisi che già attanaglia migliaia di famiglie). Una Pasqua così non s’era mai vista. Ai tradizionali riti religiosi si potrà però partecipare seguendoli “in diretta” attraverso i mass media (in una dimensione individuale e nello stesso tempo collettiva per quella comunione che si stabilisce tra i credenti in preghiera). Mai come quando ha paura, l’uomo s’appella d’istinto al divino (a quella energia universale della quale il nostro spirito è una scintilla). I riti millenari inoltre hanno un effetto di rassicurazione (nonostante tutto, c’è qualcosa che permane) e rafforzano l’identità personale e comunitaria, di appartenenza al gruppo del quale sono patrimonio culturale.
La Pasqua è ricca di simbologie, legate alla resurrezione di Gesù (archetipo della parabola di ogni essere umano) e alla transizione delle stagioni… I riti della Settimana Santa nella nostra città saranno presieduti in Cattedrale dal cardinale Crescenzio Sepe e trasmessi in diretta televisiva da Canale 21. Primo appuntamento il 5 aprile alle 9.30 per la domenica delle Palme. Mercoledì 8 alle 18 messa crismale (si benedivano gli oli sacri). Giovedì 9 alle 18 messa in Coena Domini (senza lavanda dei piedi né processione finale). Venerdì 10 ore 16.30 celebrazione della Passione del Signore (con una speciale intenzione per i malati, i defunti e chi si sente smarrito) e poi alle 18 inizierà la Via Crucis ovviamente senza fedeli. Sabato 11 aprile alle 21,30 comincerà la veglia pasquale (niente accensione del fuoco) e infine il 12 aprile, giorno di Pasqua, alle 9.30 la celebrazione eucaristica. Tutto in diretta tv. E stavolta a Napoli niente “struscio” del Giovedì santo per le visite ai “sepolcri”, ch’erano anche occasione di incontro con amici e conoscenti…
I grandi riti coincidono con i cicli della natura (ai ritmi è legata anche la nostra salute: il giorno e la notte, le diastole e le sistole…) e quello della Pasqua alla primavera, al risveglio dopo il letargo dell’inverno. Simbologia evocata dai cibi della tradizione: dall’uovo (fonte di vita) all’agnello (simbolo sacrificale) con primizie agresti (carciofi piselli fave); dalla minestra maritata (carni con verdure amarognole, simbolo dell’amarezza del peccato) alla pastiera (grano, fiori d’arancio) alla colomba (cedri, uva passa, mandorle) simbolo di pace come l’ulivo. Qualcosa, in casa, forse anche per scaramanzia, ci sarà. Ma abbiamo osato troppo e la natura si rivolta. Un nemico imprevedibile ci insidia. Ci siamo riscoperti vulnerabili, si vive alla giornata… Incertezza che sta modificando le nostre vite e induce a rivedere le priorità.